Il giovane fashion designer ci conduce alla scoperta di un uomo dallo stile contemporaneo tra arte, pittura, strada, musica e viaggi
di Elena MisericordiaDalla genialità, dal talento creativo e dall’eclettismo dello stilista Alexis Giannotti nasce il marchio Omogene, affermazione artistica di uno stile di vita, radicato nel passato e, al contempo, proiettato nel futuro. Classe 1986, Alexis Giannotti, fashion designer giovanissimo, nel 2015 è stato finalista al Pitti Who’s On Next. L’anno successivo il suo brand è stato scelto per The Latest Fashion Buzz, progetto realizzato da Pitti Immagine, in collaborazione con L’Uomo Vogue e GQ Italia, per promuovere nuovi brand ambasciatori di un concetto innovativo di menswear. A giugno 2016, in occasione di Milano Moda Uomo, è stato invitato a partecipare a Men’s Hub, piattaforma ideata dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, di concerto con Vogue Talents, a sostegno dei marchi emergenti.
Giannotti realizza una sapiente unione tra l’arte e la scienza, l’artigianalità e l’avanguardia tecnologica. La sua moda è trasformazione, ricerca, contaminazione. La sua personale interpretazione del menswear si ispira ai dettagli della vita quotidiana. Abiti dal design contemporaneo, realizzati attraverso una scelta accurata dei tessuti, concepiti come strumento per trasmettere sentimenti e stati d’animo, ma anche per esprimere un punto di vista sul mondo e sulla società. Materiali diversi spesso mescolati tra di loro: seta, cotone, tessuti tecnici, lana cotta e talvolta addirittura nylon, laminati, spalmature gommate. Le sue collezioni, attraverso una lente poetica e romantica, mirano ad abbattere le barriere tra formale e casual, sovvertendo gli antichi stereotipi del mondo della moda. E poi un’attenzione particolare per i tagli: linee curve ed organiche, forme fluide, in movimento e funzionali. Lo stile Omogene (www.omogene.com) è un punto di osservazione sul mondo, su ciò che accade nelle nostre città, sulle strade, tra la gente.
Alexis, le tue origini e la tua famiglia hanno contribuito alla tua formazione artistica?
Sono di origini italo-russo-finlandesi, ma sono nato e cresciuto nel Principato di Monaco. Mi piace definirmi eclettico e sognatore. Il mio nome mi è stato dato in memoria del mio bisnonno, Alexis Alixette, artista Durtalese, il più giovane vincitore del Gran Premio di Pittura di Roma. Così, quasi per diritto di nascita, sono entrato in contatto con la parte artistica della mia famiglia.
Qual è stato il tuo percorso formativo, umano e professionale, prima di dedicarti alla moda?
È difficile riassumere il mio percorso formativo perché ho sempre lasciato fluire le emozioni, dando ampio spazio a stili diversi. Per arricchire la mia personalità, ho cercato di coltivare tutte le mie passioni, come ad esempio la fotografia, che per me rappresenta uno strumento di racconto, oppure la grafica, che ha sempre esercitato su di me un particolare fascino.
Ho imparato il senso dello stile e della strada, l’«essere se stessi» e il «rappresentare se stessi» tramite i capi che indossi. Il mondo underground mi ha condotto ad esplorare altri territori, come la musica alternativa in tutte le sue varietà – dai Nirvana ai Gang Starr – e l ’Arte Moderna.
Per quanto riguarda il mio ciclo di studi, ho frequentato il liceo classico in Francia, successivamente mi sono trasferito a Firenze per studiare architettura ed infine mi sono laureato in Marketing & Comunicazione presso il Polimoda.
Quando sei stato conquistato dal mondo del fashion ed hai capito che saresti diventato un designer?
Credo che il mio percorso come fashion designer sia iniziato nel momento in cui la mia voglia di comprare vestiti è stata superata dal desiderio di crearne. Volevo qualcosa di diverso da quanto già presente sul mercato. Mi è sembrata la via più giusta per esprimere i miei sentimenti e il mio punto di vista sulla società. Da piccolo pensavo di seguire le orme del mio bisnonno, Alexis Axilette, che all’inizio del secolo scorso è stato un artista. Poi mi sono reso conto di non essere attratto dalla pittura come strumento creativo, ma piuttosto da una disciplina come il disegno industriale, in quanto più complesso e globale nel suo impatto. Alla fine ho coltivato la mia passione per la moda attraverso forme e tagli, mettendo a frutto il mio background nel disegno industriale e nella fotografia. Avevo bisogno di questo processo per creare e ideare un capo.
Quando nasce il brand Omogene? Quali sono state le tappe più significative della tua carriera?
Omogene nasce il 17 giugno del 2014.
Non posso parlare ancora di carriera. Mi ricorderò sempre di quando, nel giugno 2015, il grande maestro Nino Cerruti, durante un’intervista a Pitti Uomo, mi disse: “la strada è lunga”.
Le tappe più significative sono quelle quotidiane, quando devi combattere per far sentire la tua voce. Non si vince una guerra, ma tante battaglie.
Omogene che cosa significa?
Omogene è una versione alternativa al comune aggettivo francese “homogène”. Ho eliminato la lettera “H” dal termine originale, riducendo quest’ultimo a 7 lettere, in modo tale che la “G” di Giannotti si trovi perfettamente allo zenith. Il 7 è sempre stato un mio numero magico.
Qual è lo stile delle tue creazioni?
E’ un mix tra la ricerca di materiali e il loro abbinamento a lavorazioni particolari.
Dove produci le tue collezioni? Quale importanza assumono per te i materiali?
Produco tutto in Italia ed è una delle mie più grandi soddisfazioni. Sono sempre alla ricerca di tessuti realizzati da medio-piccole realtà locali, sparse in diverse aree geografiche del Paese, alle quali affido lo sviluppo delle mie collezioni.
La qualità dei materiali è fondamentale, non si può trascurare questa componente nel processo di costruzione di un capo.
Nei tuoi abiti qual è il rapporto tra funzionalità ed estetica?
Funzionalità 60%, estetica 40%.
Quali sono i tuoi interessi e le tue passioni? Costituiscono per te anche una fonte d'ispirazione?
I miei interessi: la fotografia, camminare, il Giappone, la street culture, le piante.
Le mie passioni: l’Islanda e il viaggio, suoni vari come l’effetto delay di una chitarra, la fantascienza e gli scenari futuristici di vita su altri pianeti, il cielo stellato.
Tutto questo, in un modo o nell’altro, rappresenta sempre per me una fonte privilegiata di ispirazione.
Cosa c'è di Alexis Giannotti negli abiti che disegni?
Nei miei abiti c’è la mia personalità, le mie ricerche, il mio “domani” ideale.
Qual è il capo più rappresentativo dell'uomo Omogene che non può assolutamente mancare nel suo guardaroba? E nel tuo?
Direi un trench impermeabile. Tecnico e lungo. In realtà abbiamo bisogno di poco e il capospalla rende al meglio la personalità di ognuno di noi. Deve essere un oggetto bello nella sua forma e versatile.
Per quanto mi riguarda, dipende dalla stagione. Generalmente una felpa con shorts e sneakers, accompagnati da un cappotto. E, naturalmente, la mia macchina fotografica…
Esiste una ragione per cui hai deciso di dedicarti esclusivamente al menswear? Hai mai pensato di creare anche una linea donna?
Mi sono dedicato al menswear perché mi rappresenta al meglio. Non vedo Omogene sviluppato come linea femminile perché la mia donna si veste boyfriend style, scegliendo capi da uomo e adattandoli su se stessa. Trovo questo molto sensuale e profondo.
Cosa rappresenta per te e per la tua moda il concetto di trasformazione, espresso dal chimico Lavoisier attraverso il suo celebre: "Rien ne se crée, rien ne se perd, tout se transforme"?
Rappresenta l’essenza di un capo moderno che si può modificare. Rappresenta il sistema moda attuale: niente di solido, ma una costante ritrasformazione di quello che già esiste. Nel passato trovi le chiavi per il futuro, funziona anche con le idee. Prendi una base esistente, la mischi con un’altra e ne esce una “transformation”. La vita stessa è trasformazione. Il mio lavoro è quello di tramutare il passato in futuro, non tanto creare, ma partire da basi esistenti per poi aprire nuove possibilità e dare loro un aspetto nuovo. È il sentimento di evolvere in un ambito che mi ispira: bello e lontano, ma reale.
I Soul System, vincitori dell'ultima edizione di X Factor, indossavano i tuoi bomber e gilet argento. Esiste un legame particolare tra la tua moda e la musica?
Assolutamente sì. Sono convinto che sia lo stilista che il musicista siano collegati da emozioni e passioni comuni. Colgono un attimo e lo lasciano impresso sulla pellicola del ricordo. La musica e la moda, come la fotografia, sono espressioni artistiche in grado di tradurre un momento.
Cosa c'è nel futuro di Alexis Giannotti? E in quello di Omogene?
Il Giappone per Alexis.
Per Omogene Alexis.