Le varietà più buone, come scegliere i frutti perfetti e come leggere il futuro nei semi di questo albero, simbolo di pace
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Il cachi è un frutto tipico dell’autunno dal sapore dolce r gradevole, un bel colore arancione e molte proprietà nutritive. Originario dell’Oriente, viene coltivato diffusamente anche in Italia e, insieme alla zucca, ai funghi e alle castagne, è uno dei prodotti tipicamente di stagione che non può mancare sulla tavola autunnale. Come accade nel caso di molti alimenti, anche il cachi è protagonista di molte curiosità e anche di alcuni falsi miti da sfatare.
LA STORIA E IL NOME DEL CACHI – Il cachi è una pianta originaria dell’Asia orientale e di lunga storia. Il suo nome botanico è Diospyros kaki, ed è una delle più antiche piante da frutto coltivate dall'uomo, diffusa in Cina da oltre 2000 anni. Il nome con cui pianta e frutto sono comunemente conosciute deriva dalla parola giapponese kaki, che però indica propriamente solo il frutto: per questa nella nostra lingua è più corretto utilizzare il termine “cachi” anche al singolare, anche se nell’uso comune si parla spesso di “caco”. Il nome botanico “Diospyros”, invece, risale al 1780 ed è il risultato dell’unione di due termini greci, Diòs (caso genitivo di “Zeus”) e puròs (grano), con il significato complessivo di “grano di Zeus”. Il cachi è arrivato in Europa nella seconda metà dell’Ottocento, riscuotendo subito un grandissimo successo, per il suo gusto dolce e per la sua consistenza morbida. Il cachi si è adattato perfettamente al clima mediterraneo e, nel nostro Paese, si coltiva oggi soprattutto in Sicilia, Campania ed Emilia-Romagna. Il cachi è una pianta molto longeva e può diventare pluricentenaria, raggiungendo dimensioni ragguardevoli, malgrado la crescita lenta: un albero può arrivare anche fino ai 20 metri di altezza, anche se per praticità di coltivazione, si preferisce mantenerli ad altezze minori con periodiche potature.
VARIETÀ E CARATTERISTICHE DEL CACHI – Non tutti i cachi sono uguali, ma ne esistono alcune varietà dalle caratteristiche ben precise. Tra le varietà più diffuse nel nostro Paese ricordiamo la varietà Loto, coltivata soprattutto in Emilia-Romagna, dalla polpa morbida e quasi gelatinosa, la Vaniglia della Campania, la cui polpa è più soda e dal colore più bruno rispetto alla Loto; ci sono poi i cachi mela, tra cui sono particolarmente apprezzati le varietà Fuyu, Suruga, O’Gosho e Jiro: in questo caso la buccia è più sottile, il colore è più chiaro e la polpa è compatta e quasi croccante, simile, appunto, a quella di una mela, molto apprezzati e meno zuccherini delle varietà morbide. C’è poi la varietà Cioccolatino, con frutti di forma arrotondata, la polpa morbida, molto dolce, dal sentore di vaniglia,e colore rosso intenso.
COME SCEGLIERLI – I cachi, se non sono gustati ben maturi, sono astringenti e quindi non gradevoli al palato, soprattutto quelli appartenenti alle varietà morbide come i Loto. I frutti devono quindi presentarsi con un bel colore brillante e avere la buccia perfettamente integra: in caso contrario deperiranno in breve tempo. Possono anche essere acquistati a maturazione non completa e lasciati per qualche giorno a riposare, possibilmente al buio e in una cassetta di legno: per velocizzare il processo di maturazione può essere utile mettere accanto una mela (le mele, infatti, una volta raccolte, emettono etilene, un ormone vegetale gassoso che, favorendo la trasformazione in fruttosio dell'amido contenuto nella polpa, induce e accelera la maturazione del frutto stesso e di quelli circostanti. I cachi mela, invece, si mangiano anche un po’ più acerbi, quando la polpa risulta al atto compatta e consistente, ma non dura. Anche in questo caso, per sceglierli, occorre preferire frutti dal bel colore uniforme, senza ammaccature e con la buccia prima di imperfezioni.
PROPRIETÀ NUTRIZIONALI E BENEFICI DEI CACHI – Contrariamente a quanto si potrebbe pensare dato che i cachi hanno un sapore molto dolce, 100 gr. di frutto apportano solo 70 calorie e sono quindi adatti anche quando si segue una dieta ipocalorica. La composizione nutrizionale del cachi, sempre per 100 gr. di frutto, vede il 18% di zuccheri, l'80% di acqua, lo 0,45% di proteine, lo 0,5% di grassi, una discreta quantità di vitamina C e vitamine del gruppo B. Il cachi, inoltre, è ricco di beta-carotene e di potassio, ha proprietà lassative e diuretiche. Il cachi ha proprietà nutritive che fanno molto bene alla salute del corpo umano: è una buona fonte di fibre benefiche per l’intestino, ha proprietà diuretiche ed è ricco di catechine, molecole dall’attività antiossidante che possono aiutare a proteggere le cellule dall’invecchiamento, associate anche ad attività anti-infettive, antinfiammatorie e antiemorragiche.
CURIOSITÀ SUI CACHI – Il cachi, chiamato anche “Mela d’Oriente”, per i Cinesi era “L’albero delle sette virtù”, perché vive a lungo, offre una grande ombra, i suoi rami sono un luogo in cui gli uccelli possono nidificare agevolmente, è resistente all’attacco dei parassiti, le sue foglie giallo-rosse in autunno sono decorative fino al momento delle prime gelate, il legno dà un bel fuoco, la caduta dell'abbondante fogliame fornisce un ricco concime per la terra sottostante. Per restare in Italia, nella tradizione napoletana il cachi è chiamato Legnasanta perché, aprendo il frutto, è possibile ravvisare al suo interno una caratteristica immagine che ricorda quella del Cristo in croce. La cultura popolare siciliana, invece, considera sacro il seme: spaccandolo a metà mostra il germoglio della nuova piantina, somigliante a una piccola mano bianca che un tempo era ritenuta la “manuzza di Maria” o “dâ Virgini”. Sempre al seme è legata un’altra credenza popolare: osservandone l’interno diviso a metà è possibile trarre un pronostico sul clima dell’inverno in corso: il filamento bianco che si scorge al centro può assumere la forma di una posata: se assomiglia alla forma di un cucchiaio l’inverno porterà molta neve, se ricorda una forchetta, le temperature saranno relativamente, mentre se somiglia ad un coltello l'inverno sarà freddo e tagliente. Infine una nota di speranza: il cachi è considerato anche l’albero della pace perché, nel 1945, un albero di cachi sopravvisse allo scoppio della bomba atomica a Nagasaki. Una volta curato, le pianticelle “di seconda generazione” ottenute dalla pianta madre, furono “adottate” da giardini di tutto il mondo, trasformandosi in un progetto di pace.