© Istockphoto | Il nostro organismo deve assumere attraverso l'alimentazione il corretto fabbisogno di iodio
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Spesso su di lui ne sappiamo troppo poco e finiamo per non assumerne abbastanza
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Lo iodio si mangia o si respira con l’aria di mare? Sta nel sale da cucina? In che modo c’entra con la tiroide? Le domande sullo iodio sono molte e tradiscono anche una certa disinformazione. Eppure, si tratta di un micronutriente di grande importanza, fondamentale per il buon funzionamento di alcuni organi, in particolare, appunto, della tiroide: la sua carenza può infatti causare il rigonfiamento di questa ghiandola, il “gozzo tiroideo”, ma può anche causare deficit intellettivi e di altro genere. Il nostro organismo non lo produce, per cui dobbiamo assumerlo dall’esterno, ma su come assicurarsene il corretto apporto c’è ancora molta confusione e tanta disinformazione. Cerchiamo di chiarire alcuni punti.
CHE COS’E’ LO IODIO – È un elemento chimico, per la precisione il numero 53 nella tavola periodica degli elementi. Il suo nome deriva dal greco ioeidēs, che significa viola; il nome viene dal colore dei vapori sprigionati dalla sostanza quando passa allo stato gassoso. Lo iodio è stato scoperto nella sua forma elementare dal chimico francese Bernard Courtois nel 1811; in natura si presenta come solido e ha colore scuro, violetto-bluastro, con una lucentezza simile a quella del metallo: già a temperatura ambiente tende a sublimare, ossia a passare dallo stato solido a quello gassoso, in un vapore dall'odore irritante. Questa sostanza è presente in piccolissime quantità negli organismi di molti esseri viventi, tra cui l’uomo, nei quali riveste un ruolo fondamentale perché è indispensabile per il buon funzionamento della tiroide e, attraverso gli ormoni prodotti da questa, per la salute e l’efficienza di molti organi.
A CHE COSA SERVE – Lo iodio si trova in molti distretti del nostro organismo: la maggior concentrazione, pari a circa il 30% si trova nella tiroide, la ghiandola endocrina a forma di farfalla situata alla base del collo, dalla quale dipende la produzione di alcuni importanti ormoni tra cui in particolare la tiroxina (T3) e la triiodotironina (T4). Gli ormoni tiroidei sono fondamentali per il metabolismo e per la sintesi delle proteine, oltre che per numerosi processi legati all’accrescimento. Il restante 70% è diffuso in tutto il resto dell’organismo e in molti organi diversi, a cominciare da occhi, ghiandole mammarie, pareti delle arterie, mucosa gastrica, cervice uterina e altri ancora. Il fabbisogno giornaliero di iodio è di circa 150 microgrammi che diventano 200 in una donna in gravidanza e 220 durante l’allattamento. Anche se le quantità necessarie sono piccolissime, la loro presenza è indispensabile. Lo iodio ha anche un certo potere antisettico, tanto che viene spesso adoperato come base per soluzioni disinfettanti per uso esterno.
DOVE SI TROVA – Come abbiamo detto sopra, il nostro organismo non è in grado di produrre iodio e deve quindi assumerlo dall’esterno. E’ presente in molti alimenti che fanno normalmente parte di un’alimentazione sana e variata: in natura si trova nelle verdure, nella frutta, nel latte, nelle uova e nelle carni. Tutto ciò che viene dal mare ne è particolarmente ricco: oltre al pesce, ai molluschi e ai crostacei, si trova in alta quantità in alcune varietà di alghe, ad esempio l’alga kombu che ne detiene la massima concentrazione; una porzione da 50 grammi di alga bladderwrack (Fucus vesiculosus)) essiccata contiene oltre il 100% del fabbisogno giornaliero. Una dieta equilibrata, che comprenda tutti questi alimenti e che lasci spazio ad almeno tre porzioni settimanali di pesce, a cominciare da salmone e tonno fresco, è un ottimo modo per garantirsi il fabbisogno quotidiano di iodio.
IL SALE – Un capitolo a parte spetta al sale. Il sale comunemente usato in cucina, compreso quello marino e le varietà rosa dell’Himalaya, delle Hawaii e il sale nero, di per sé non contiene iodio. Lo si trova invece nelle confezioni di sale iodato, perché addizionato al normale sale da cucina, e come tale indicato chiaramente sulle confezioni. Il fatto di utilizzare d’abitudine sale iodato è il modo più pratico per garantirsi da carenze di questo elemento.
IL MARE – Se alghe, pesci e creature del mare sono ricche di iodio, il fatto di respirare l’aria marina non è sufficiente ad assorbirne una quantità apprezzabile. Anche se a volte si consiglia di andare al mare a “respirare un po’ di iodio”, occorre sapere che le quantità presenti nell’aria di mare sono di per sé molto basse e in più difficilmente assorbibili dall’organismo. Il clima marino fa bene alla salute, specie a chi soffre di malattie respiratorie e di allergie, ma lo iodio stavolta non ha alcun ruolo. Insomma, lo iodio non si respira, ma semmai si mette in tavola, mangiando in modo corretto.