© Istockphoto | La pizza è simbolo di italianità nel mondo: il 17 gennaio è protagonista del World Pizza Day
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Nata nel Neolitico, creata a Napoli, la Margherita ci ha sostenuto anche nei mesi del lockdown
© Istockphoto | La pizza è simbolo di italianità nel mondo: il 17 gennaio è protagonista del World Pizza Day
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Le sue origini affondano nella notte dei tempi, ma non dimostra i suoi secoli di storia: la pizza è il piatto più conosciuto e amato nel mondo, tanto da essere entrato nell’elenco dei Patrimoni immateriali dell’Umanità Unesco nel 2017. Domenica 17 gennaio è celebrata nel World Pizza Day, una speciale giornata in cui festeggiare questo piatto simbolo di italianità e in cui scoprire qualche curiosità sulla sua storia e su una tradizione antica quanto l’uomo stesso. Gli italiani ne sono così ghiotti che, nel 2020, ne hanno ordinata a domicilio una quantità pari a ben 135.000 metri quadrati, per consolarsi delle restrizioni del lockdown almeno a tavola.
IL NOME – La parola “pizza” compare per iscritto per la prima volta in un documento dell’anno 997, scritto in latino volgare, in cui la pizza è citata come forma di pagamento per un contratto di affitto di un mulino. In seguito, nel Trecento, la parola la parola è usata per indicare un pane schiacciato venduto a Napoli, probabilmente con una storpiatura della parola "pitta". La "pizza marinara" viene citata per iscritto per la prima volta nel 1734, mentre quella al pomodoro compare negli anni 1796-1810. Nel giugno 1889, il cuoco Raffaele Esposito preparò la prima pizza Margherita della storia: come è noto, i colori bianco, rosso e verde, di mozzarella fior di latte, pomodoro e basilico, volevano rappresentare il tricolore della bandiera italiana in onore della regina Margherita in visita nella città partenopea e alla quale il piatto era dedicato.
L’ORIGINE – La storia della pizza è legata a quella del pane, uno degli alimenti più antichi che si conoscano, le cui origini risalgono probabilmente al Neolitico. In Sardegna, ad esempio, sono stati trovati resti di pane infornato risalente a oltre tremila anni fa: in Grecia si preparava anticamente un pane schiacciato e condito con vari aromi, tra cui aglio e cipolla. Secondo altre fonti, il re persiano Dario circa cinquecento anni prima di Cristo conosceva un tipo simile di pane e lo faceva preparare per le sue armate utilizzando gli scudi delle armature per cuocerlo. Queste tipologie di pane piatto erano comuni in tutto il bacino del Mediterraneo e ciascun popolo le condiva con farciture e ingredienti diversi: in Egitto, ad esempio, si preparavano pani azzimi (cioè non lievitati) a base di cereali macinati e tostati. Dopo la scoperta del lievito gli impasti diventano più soffici e gustosi, aprendo la strada alla preparazione del pane.
I ROMANI – Prima di arrivare a Napoli, l’evoluzione della pizza fa tappa a Roma, dove i contadini impastavano la farina di frumento con acqua, erbe aromatiche e sale: questi dischi di pasta venivano cotti sul focolare presso le braci e la cenere, e poi erano utilizzati come base su cui appoggiare pietanze e intingoli.
NAPOLI – La storia della pizza si trasferisce a Napoli nel 1535: risale a quell’anno, infatti, un testo del poeta Benedetto Di Falco, il quale nella sua opera “Descrizione dei luoghi antichi di Napoli”, scrive che la “focaccia, in Napoletano è detta pizza”. Nel corso del tempo, con l’arrivo di nuovi ingredienti, la ricetta si evolve: lo strutto, utilizzato inizialmente per condirla, è sostituito dall’olio d’oliva, fa la sua comparsa la farcitura con il formaggio e l’aggiunta dell’aroma del basilico. Per vedere comparire il pomodoro, proveniente dalle Americhe, occorre invece aspettare il Seicento. La prima ricetta della pizza napoletana è contenuta in un trattato del 1858, quando Napoli era ancora capitale del Regno delle Due Sicilie: in un ricettario dell'epoca, compilato da Francesco De Bourcard, è citata una antenata della pizza Margherita, con mozzarella e basilico, mentre il pomodoro è ancora facoltativo, dato che, si legge, per i condimenti si può usare “quel che vi viene in testa”. Le varietà di pizza diffuse a Napoli erano quindi già numerose e svariate: quando nel 1889 la visita della regina Margherita consacra la pizza tricolore a sovrana della tavola, i tempi erano maturi per la sua diffusione nel mondo e per un successo planetario.
E ADESSO? – Nell’atto di riconoscimento della pizza come Patrimonio immateriale dell’Umanità, nel 2017 l’Unesco scrive: "Il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale". La pizza negli ultimi anni si è arricchita di versioni gourmet, frutto della sperimentazione di pizzaioli geniali e di chef blasonati. In ogni caso, la classica Margherita si dimostra intramontabile: è stata anche una delle grandi consolazioni che hanno sorretto gli italiani nei difficilissimi mesi del lockdown dovuto alla pandemia da coronavirus. Secondo la piattaforma Deliveroo, nel corso del 2020 sono stati consegnati a domicilio circa 135.000 metri quadrati di pizza Margherita, pari a venti campi da calcio.