Amore al primo sguardo

Colpo di fulmine: esiste davvero?

Colpite dalla freccia di Cupido o vittime del nostro cervello: l’importante, anche secondo gli scienziati, è innamorarsi

19 Gen 2015 - 17:35
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Cresciute con i blockbuster Hollywoodiani, zeppi d'incontri fatali e amori a prima vista, tendiamo spesso a ricercare l'esperienza del colpo di fulmine nella vita quotidiana. La scienza dibatte molto sulla sua esistenza e una frangia di studiosi attribuisce il fenomeno all'attrazione sessuale. Molti altri, invece, guardano all'evoluzionismo e alle neuroscienze per spiegare ciò che il 70% degli italiani afferma di aver provato almeno una volta nella vita.

Colpo di fulmine: esiste davvero?

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L'antropologia ha avuto diverse occasioni per analizzare la percezione dell'amore a prima vista da parte di uomini e donne. Gli uomini (gli amanti passionali, in particolare) tendono a rimanere ottenebrati dalle curve femminili salvo, poi, stancarsene immediatamente e passare alla relazione successiva. Insomma, l'amore seguente è sempre il vero amore e ciò dipende dal rilascio, nel cervello, di una serie di sostanze “elettrizzanti”: dopamina, serotonina, ossitocina. In altre parole, per questi innamorati seriali, il colpo di fulmine è uno scompenso chimico innescato dalla novità.

Le donne, di contro, fanno appello a un immaginario romantico costruito su commedie rosa, romanzi e stereotipi perpetuati di generazione in generazione. Se è vero, però, che oggi non è più necessario avere un compagno per garantirsi un sostentamento e la società non ci desidera necessariamente sposate, il nostro bisogno di relazione non è diminuito, anzi, l'isolamento delle metropoli e i ritmi frenetici cui siamo abituate ci fanno sperare d'incappare nel colpo di fulmine.

Ma non tutto si riduce a modelli comportamentali, abitudini e fantasie. Molti studi, infatti, spiegano l'esistenza del colpo di fulmine come il bisogno di garantire il proseguimento della specie. Gli attori coinvolti sono i neuroni specchio, particolari cellule in grado di analizzare in pochi istanti i comportamenti di chi abbiamo intorno e di farci pervenire informazioni che percepiamo quali intuizioni. Quest'abilità innata ci permetterebbe di capire, a prima vista, se possiamo essere in grado di amare e riprodurci con quella determinata persona.

Una teoria leggermente differente arriva, invece, dal Trinity College di Dublino che ha eseguito un esperimento su 78 donne e 73 uomini per determinare se i lineamenti fossero determinanti per lo scoccare della scintilla. L'ambito di studio era uno speed date e, grazie all'utilizzo di un particolare scan, è stato possibile stabilire una correlazione tra la corteccia prefrontale e la propensione a dare giudizi veloci in base all'aspetto fisico.

La ricerca ha spiegato che la corteccia prefrontale mediale, la regione che s'illumina quando si guardano facce considerate attraenti, è sollecitata quando si considera un probabile partner (e il suo eventuale rifiuto). In un secondo momento interviene la corteccia rostromediale prefrontale, che come un grande “calcolatore dell'amore”, valuta la compatibilità con l'eventuale partner e la possibilità d'instaurare una relazione

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