Relazioni tossiche

Coppia: perché dobbiamo combattere la "sindrome della crocerossina"

In amore, vedersi indispensabili per la “salvezza” dell’altro anche a costo del proprio sacrificio è un equivoco che può causare gravi dispiaceri

26 Nov 2021 - 05:00
 © Istockphoto

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L’esempio è offerto da Wendy, la ragazzina della favola “Peter Pan” che si prende cura di tutti, compresa l’ombra del protagonista. Per questo la “sindrome della crocerossina” è chiamata anche sindrome di Wendy. E’ un atteggiamento che spinge a prendersi continuamente cura degli altri a cominciare dal partner anche al di là di quanto non sia giusto e ragionevole. Anzi, chi ne è affetta, finisce per sentirsi attratta proprio da uomini fragili, almeno in apparenza, che hanno bisogno di essere “salvati”, ai quali dedicarsi anche a discapito del proprio benessere. Anche se non si tratta di un disturbo vero e proprio, può complicare notevolmente un rapporto e risultare tossico per la relazione.

WENDY, LA “CROCEROSSINA” DELLA FAVOLA – Come racconta la favola “Peter Pan” dello scrittore britannico James Matthew Barrie, Wendy è una ragazzina dolce e gentile che si trova investita del ruolo di vice mamma dei suoi fratellini più piccoli. Quest’atteggiamento materno e protettivo la spinge a prendersi cura di tutti quelli che la circondano, tra cui il giovinetto Peter Pan, al punto da raccogliere e conservare la sua ombra e da ricucirgliela amorevolmente al piede. Wendy si prenderà poi cura dei Bimbi Sperduti e passerà il suo tempo a cucire e ad accudirli invece di giocare con loro come sarebbe giusto per la sua età. E’ dunque una figura dolce e amorevole, ma iper-responsabilizzata, che si prende cura degli altri fino a sacrificare i suoi stessi bisogni e che trova in questo la sua soddisfazione.

ISTITNTO MATERNO SOTTO CONTROLLO – Va da sé che un atteggiamento di questo genere nei confronti di un altro adulto, che sia il partner, o un amico, o un genitore, deve restare entro certi limiti. L’abnegazione e la generosità sono sentimenti nobili ed encomiabili, ma quando si spingono troppo in là sono segnali di un rapporto non sano: spesso accanto a una Wendy dolce e protettiva si trova un immaturo Peter Pan che non vuole o non sa assumersi le sue responsabilità: peggio ancora, accanto a ragazza con la sindrome della crocerossina, a volte vive un uomo dalla spiccata personalità narcisista, pronto ad approfittare della generosità della compagna per i propri fini personali. 

DONNE O UOMINI? – La sindrome di Wendy colpisce più frequentemente le donne, ma gli uomini non ne sono esenti: in questo caso si parla di sindrome del crocerossino e del “salvatore” basti pensare a quegli uomini che si sacrificano all’inverosimile per proteggere compagne egocentriche e crudeli. In ogni caso si tratta di rapporti non equilibrati, basati su una dipendenza reciproca diretta o indiretta che alla lunga può risultare autodistruttiva. I rapporti di coppia in cui si crea questa dinamica, anche se latente e lontana dai livelli patologici, non hanno di solito vita facile: si basano su un vizio di fondo: “io ti salverò e tu in cambio mi dovrai amare”. Spesso, però, più uno dei partner si mostrerà accondiscendente, meno l’altro ne avrà stima e si mostrerà disposto a concedere amore. Un rapporto sano si basa invece sulla fiducia e sulla stima reciproca, in cui ciascun partner è pronto ad assumersi il proprio ruolo e fare la propria parte; in cambio vuole solo sentirsi amato e accolto per quello che è, senza alcun bisogno di essere cambiato in meglio o peggio ancora “salvato”. A parte alcune particolarissime, e per fortuna rare, situazioni, nessuno dei due accetterà il sacrificio del partner per causa propria. 

IL PERCHE’ – Le cause della sindrome di Wendy sono molteplici: di solito sono legate a bassa autostima e all’incapacità di riconoscere il proprio valore. La spinta a prendersi cura dell’altro, anche oltre limiti ragionevoli, è un tentativo di conquistare il suo amore e di rendersi indispensabili per ottenere la sua approvazione. Di solito si forma negli anni dell’infanzia, quando una bambina si trova iper-responsabilizzata o, al contrario, cresce in un ambiente troppo protettivo: nel primo caso la piccola Wendy si trova a trascurare le sue aspirazioni in nome di un dovere più grande, nel secondo caso tende a replicare intorno a sé lo stesso bozzolo sicuro nel quale è cresciuta. Entrambe le situazioni sono viziate e impediscono lo sviluppo armonioso e completo della personalità. 

COME USCIRNE – Nella vita quotidiana, di solito tutto si riduce a un atteggiamento iper protettivo di uno dei due partner e in una certa deresponsabilizzazione nell’altro, senza arrivare a deviazioni patologiche.  Se però ci siamo riconosciuti in qualcuno degli aspetti descritti sopra, non resta che correre ai ripari, se vogliamo costruire un rapporto di coppia equilibrato e responsabile, capace di durare nel tempo. Il primo passo sta nell’interrogarsi sul perché ci sentiamo spinte (o spinti) a prenderci cura del compagno in modo così compulsivo. Convinciamoci che l’amore non è necessariamente sacrificio: deve essere soprattutto felicità e benessere nello stare insieme, un luogo in cui entrambi hanno diritto a sentirsi al sicuro e al riparo da ansie e timori. Non occorre affatto annullare noi stessi per far sì che la personalità del compagno possa affermarsi: in un rapporto sano entrambi i partner riescono a trovare una giusta affermazione e un proprio spazio. Dobbiamo poi convincerci che possiamo essere amati per quello che siamo e non per quello che facciamo: basta che lasciamo lo spazio al partner perché lui possa dimostracelo. 

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