Relazioni difficili

Coppia e stonewalling: quando tra lui e lei c’è un muro

Una tecnica di manipolazione che impedisce ogni forma di dialogo costruttivo: capita tra partner, ma anche sul lavoro e nelle relazioni sociali

14 Giu 2024 - 05:00
 © Istockphoto

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Può succedere all’interno di una coppia, ma anche nelle relazioni di lavoro o nei rapporti sociali: tra noi e il nostro interlocutore sembra esserci un muro di pietra contro il quale si infrange ogni tentativo di collaborazione e di dialogo costruttivo. È lo stonewalling, ovvero la presenza di una barriera invisibile fatta di silenzio, di indifferenza o addirittura di ostilità che non si riesce a penetrare. È un’esperienza molto frustrante: mentre cerchiamo di spiegare e argomentare la nostra idea, vediamo con chiarezza che chi ci sta di fronte non ascolta e che le nostre parole non fanno nessuna presa su di lui. Lo stonewalling è una tecnica di manipolazione piuttosto diffusa che può coinvolgere anche la coppia con risultati distruttivi per la relazione e per l’autostima del partner che la subisce.

CHE COS’È LO STONEWALLING – Come dice il suo stesso nome, lo stonewalling è la creazione di un muro di pietra invisibile che esprime il rifiuto di comunicare, di collaborare e persino di ascoltare gli altri. Può verificarsi in ogni tipo di situazione: sul lavoro, in politica, in un gruppo di amici e conoscenti, anche all’interno di una coppia. È un fenomeno ben noto, ad esempio, ai consulenti matrimoniali, il cui lavoro è trovare una mediazione tra coniugi che vogliono separarsi, ma anche in ogni ambito in cui si cerca di attuare una mediazione tra le parti, come in una trattativa politica, sindacale o tra Stati belligeranti. Può trattarsi del classico “muro contro muro”, con le due parti arroccate su fronti ostili, ma può essere attuato anche da una sola delle parti ai danni dell’altra. In ogni caso lo stonewalling è una strategia dalla quale si cerca di ottenere un vantaggio: ad esempio in politica può essere il rifiuto di esprimere una posizione o un commento (il classico “no comment”) o una forma di ostruzionismo a oltranza, sviando le domande e fornendo solo risposte vaghe per eludere una questione o almeno per guadagnare tempo. Nel mondo delle relazioni, il fatto che i due partener giungano ad arroccarsi su posizioni di questo tipo è spesso il segnale che il rapporto è arrivato alla sua conclusione.   

COME SI MANIFESTA LO STONEWALLING – Erigere un muro intorno a sé può essere un meccanismo di difesa, del quale la persona che lo mette in atto a volte non è consapevole. Di solito questo accade in situazioni di grande stress, come un lutto o un evento traumatico, in cui la persona si costruisce un guscio e vi si rifugia evitando il più possibile i contatti con il mondo esterno. Comportamenti di questo genere possono anche essere segnali di una patologia che richiede l’intervento di uno specialista. Generalmente però, lo stonewalling è una tecnica di manipolazione nella quale la persona che la mette in atto si chiude consapevolmente nel silenzio e nell’indifferenza per esercitare una forma di potere sugli altri, sul partner in particolare, per screditarlo e per esprimere disprezzo e poca considerazione. In questi casi lo stonewalling si manifesta con risposte a monosillabi, parole bofonchiate e poco comprensibili, comportamenti poco rispettosi come non guardare negli occhi la persona che sta parlando, cambiare discorso, ricorrere a frasi come “fai come vuoi, non mi interessa” o “lasciami in pace”, o addirittura abbandonare la stanza durante la conversazione.  

PERCHÉ SI INNALZANO I MURI DI PIETRA – Il terapeuta e ricercatore John Gottman, studioso dei modelli di stabilità coniugale, ha definito lo stonewalling come il "quarto cavaliere dell'Apocalisse", ovvero come il segnale che, insieme alla tendenza alla critica eccessiva, al disprezzo e al porsi costantemente sulla difensiva, porta rapidamente alla fine di un rapporto a due. In effetti, il momento in cui uno o entrambi i membri di una coppia si rifiutano di comunicare segna il punto in cui non è più possibile trovare un terreno di cooperazione e di comprensione per affrontare e risolvere i problemi.  Alla base dello stonewalling possono esserci diversi fattori. Escludendo i casi in cui una persona si rinchiude momentaneamente nel proprio guscio in cerca di solitudine, di conforto e di concentrazione su di sé, lo stonewalling è il tipico atteggiamento, ad esempio, di un partner fedifrago, il quale non vuole ammettere il tradimento a nessun costo e, per sviare l'attenzione e le domande del compagno, gli oppone un muro di silenzio o addirittura di ostilità e disprezzo. Ricorre spesso allo stonewalling anche chi sta covando rabbia nei confronti del compagno o di chi ha atteggiamenti infantili. È anche purtroppo il segnale di una relazione tossica, in cui uno dei due cerca di sopraffare l'altro, di manipolarlo e farlo sentire in colpa, oppure di denigrarlo e di minare la sua autostima.

COME REAGIRE ALLO STONEWALLING Se siamo noi ad avere costruito una barriera che ci circonda, non resta che tornare sui nostri passi, accettando le critiche che ci vengono rivolte, mettendoci in discussione e accogliendo il supporto e la comprensione che ci vengono offerti. Se invece il muro di pietra è stato eretto da altri e noi siamo quelli che continuano a scontarvisi, ricordiamo che di solito la tattica diretta, ossia interrogare il partner e cercare di metterlo alle strette, non da buoni risultati, anzi spesso alimenta ulteriormente l’impenetrabilità del muro. Vale la pena piuttosto chiedersi se questi atteggiamenti di chiusura non siano frutto di qualche nostro atteggiamento che possa aver causato disagio, scatenando un meccanismo di difesa: in questo caso è meglio fare un passo indietro, concedere al partner un po’ di spazio e mostrarsi disponibili all’ascolto e alla comprensione. Se però la chiusura e gli atteggiamenti di disprezzo non sembrano riconducibili a nessun fatto in particolare, sono abituali e, peggio ancora, sono associati a forme di gaslighting o di altre tecniche di manipolazione, è bene interrogarsi sulla natura del rapporto e sulle aspettative che nutriamo nei confronti di esso: forse è meglio cambiare strada al più presto, prima di diventarne prigionieri. 

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