Lui ti “tiene in caldo” con frasi e promesse vaghe, ma ha altre storie e ti considera una relazione di riserva
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Le relazioni tossiche possono essere di mille varietà diverse: anche il classico triangolo (lui, lei, l’altra) può avere caratteristiche differenti, anche se per lo più l’esito è lo stesso: la sofferenza delle due parti in competizione per il partner. “L’altra” può essere una compagna occasionale, oppure un grande amore sbocciato in un momento sbagliato, o ancora trovarsi a svolgere il ruolo di compagna di riserva, una sorta di piano B, come una relazione “tenuta in caldo” per ogni evenienza: in questo caso si parla di “backburner relationship”, che alla lettera significa relazione “sul fuoco nel fornello posteriore”.
Parafrasando il celebre incipit del romanzo Anna Karenina di Leone Tolstoj, si potrebbe dire che le coppie felici sono tutte uguali, mentre ogni coppia infelice lo è a modo suo. Fioriscono anche i nomi per definire e per descrivere il variegato mondo delle relazioni viziate: si va delle tecniche manipolative più crudeli, come il gaslighting o il ghosting, fino alle manifestazioni di disimpegno più svariate, tra cui il benching, il breadcrumbing e altre ancora, tanto che può essere difficile distinguerle tra loro, soprattutto quando le strategie di possesso e manipolazione sono messe in atto contemporaneamente, per meglio circuire e sottomettere la vittima. Per questo è utile conoscerle, in modo da riuscire a individuarle quanto prima è possibile, per riuscire a difendersi in modo efficace e senza troppo soffrire. Molte sono antiche quanto il mondo, ma sembra che negli ultimi tempi vengano messe in atto con particolare determinazione e, purtroppo, anche con crudele efficacia.
In una relazione backburner il protagonista intrattiene un rapporto di blando interesse con la sua vittima, la illude di nutrire interesse e attrazione, ma senza coinvolgersi troppo, senza promesse e senza assumere un impegno, mantenendosi nel vago per quanto riguarda le prospettive per il futuro. La vittima in qualche modo sa, o almeno intuisce, di non vivere un rapporto in esclusiva, ma di essere una seconda (o terza scelta) e accetta comunque la situazione. Come ci si accorge di essere cadute in una “relazione di riserva”? Il partner, ad esempio, ha già una storia ufficiale, ma “lei non mi capisce e ho intenzione di lasciarla prima o poi”, secondo un intreccio visto e rivisto, raccontato in decine di film e di romanzi. Così almeno è quanto risulta al "backburner", cioè alla vittima, mentre il protagonista è una persona che, senza impegnarsi, mantiene però una comunicazione costante in vista di un possibile coinvolgimento romantico e/o sessuale da mettere forse in atto in futuro. Se, fino a qualche tempo fa, era abbastanza facile accorgersi della realtà dei fatti, perché ci si incontrava di persona, ci si guardava negli occhi e, con un po’ di intuito, si potevano capire le intenzioni di chi ci stava di fronte, nell’epoca delle relazioni virtuali tutto si è fatto più complesso e sfuggente. Le relazioni sono sempre più virtuali, spesso ci si nutre di chat, di messaggi, di video chiamate; i post pubblicati sui social lasciano largo spazio alle interpretazioni e agli equivoci, e nello stesso tempo offrono anche infinite vie di fuga.
Il primo segnale che deve farci sospettare di essere “il piano B” di qualcuno è la discontinuità nelle comunicazioni, che siamo reali o virtuali. Le risposte ai nostri messaggi arrivano con ore o giorni di ritardo (o mancano completamente), spesso abbiamo la consapevolezza che l’altro ha già una relazione ufficiale, per quanto giudicata noiosa e insoddisfacente, serpeggia la sensazione di avere a che fare con una persona poco disposta a impegnarsi e a fare la propria parte per il buon andamento del rapporto: sono tutti segnali che dovrebbero metterci sul chi vive e spingerci a sorvegliare con attenzione l’evolversi dei fatti, senza lasciarci coinvolgere troppo fino a che non abbiamo fatto chiarezza. Purtroppo, chi mette in atto pratiche manipolatorie di questo genere, è spesso molto abile nel mascherare le proprie intenzioni, a mantenere viva la relazione quel tanto che basta a impedirle di spezzarsi, e, come ben sappiamo, il fatto che molti contatti sono ormai virtuali complica ulteriormente le cose. A volte, le backburner relationship coinvolgono gli ex-partner, specie nei casi in cui una relazione non si sia conclusa in modo netto e definito, ma lasciando spazi per una possibile riappacificazione. Insomma, questo tipo di relazione trova terreno fertile in tutte le situazioni nebulose e non ben definite, in cui non sono morte tutte le speranze, ma in cui regna l’incertezza e la possibilità di una delusione.
La solitudine e la bassa autostima sono le situazioni cui le relazioni viziate trovano il terreno più fertile. Ad esempio chi teme di trovarsi completamente da solo può cedere alla tentazione di accettare una relazione non del tutto soddisfacente, compreso il ruolo di "piano B", pur di non troncare del tutto. Potrebbe anche trovarsi a rivestire il ruolo opposto, ovvero essere la persona che "tiene in caldo" un compagno considerato non ottimale, ma che garantisce un po' di compagnia in attesa di tempi migliori. In questo caso si dovrebbe focalizzare l’attenzione sui bisogni e sulle aspettative che vengono generate nell’altra persona e comportarsi di conseguenza. Diverso ancora è il caso di chi non ha sufficiente considerazione di se stesso: avere una bassa autostima più spingerci ad accettare anche il ruolo di “relazione di riserva”, come se non fossimo del tutto degni di essere amati a pieno titolo, ma di doverci accontentare delle briciole perché non meritiamo di più. Non c’è niente di più sbagliato, perché i compromessi e qualche contrattazione sono inevitabili all’interno di una relazione, ma ogni partner ha il diritto di essere accettato e accolto per quello che è. Arrivare a questa consapevolezza può essere in alcuni casi un cammino lungo e difficile, ma nel quale si può avere successo, grazie all’aiuto di amici affezionati e, nei casi più gravi, di un professionista.