Dopo una lite

Relazioni tossiche: anche il silenzio può essere usato per ferire

Una tecnica di manipolazione punitiva, molto più comune di quanto si pensi in tutti i generi di relazioni sociali, anche nella coppia

11 Apr 2025 - 05:00
 © Istockphoto

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Il silenzio punitivo è una tecnica di manipolazione tipica di molte relazioni tossiche, messa in atto non solo nella coppia e nei rapporti sentimentali, anche tra amici, in campo sociale, e nella vita lavorativa: si litiga, ci si scontra e, dato che non si riesce a risolvere il conflitto, nei confronti dell’altro si innalza un muro di silenzio, pesante come pietra tanto che spesso di parla anche di stonewalling, ovvero “muro di pietra”. Tutti noi lo abbiamo messo in pratica o lo abbiamo subìto qualche volta: nella sua forma più banale consiste nell’andarsene dalla stanza, magari sbattendo la porta, e ritirarsi dietro un broncio silenzioso per un tempo più o meno lungo. Ora però gli esperti ammoniscono: se è messo in atto ripetutamente e strategicamente è una vera e propria tecnica di manipolazione e può avere effetti molto nocivi.

SILENZIO PUNITIVO: CHE COS’È E PERCHÉ SI FA - Il muro di silenzio che opponiamo nei confronti di una persona che, secondo noi, ci ha fatto un torto, va molto al di là dell'innocuo tenere il broncio che tutti conosciamo. Il silenzio punitivo, chiamato anche "trattamento del silenzio" è una vera e propria tecnica di manipolazione che consiste nel rifiuto sistematico e intenzionale di comunicare con una persona e a volte persino di riconoscerla. Un vero esperto in materia è Kipling Williams, professore emerito di scienze psicologiche alla Purdue University, il quale ne ha studiato gli effetti per oltre 30 anni. Si tratta di una tecnica tipica delle relazioni tossiche, che punta soprattutto a generare dolore in chi la subisce. E fa male realmente: la sua ricerca ha suggerito che essere esclusi e ignorati attiva nel cervello le stesse regioni del dolore del dolore fisico. "Quindi non fa soffrire solo metaforicamente, ma viene rilevato come dolore dal cervello", ha detto. Il trattamento del silenzio è una variante di un'altra strategia, altrettanto viziata, chiamata stavolta "silenzio rumoroso", studiata stavolta dai ricercatori dell'Università di Sydney: in questo caso una persona cerca, in modo evidente, di mostrare al bersaglio la propria irritazione per il fatto di non vedere tenuto abbastanza in considerazione il proprio punto di vista: un gesto tipico di silenzio rumoroso consiste ad esempio nell'uscire platealmente da una stanza, magari sbattendo la porta, quando l'altra persona entra. In entrambi i casi il silenzio viene usato come un'arma per ferire l'altro, per attirare l'attenzione su di sé o in generale per raggiungere un obiettivo.

GLI SCOPI DEL SILENZIO PUNITIVO – Non tutte le forme di silenzio sono viziate: ad esempio. c’è chi, nei momenti di tensione, tace per quieto vivere o per stemperare la lite in attesa che la collera, propria e altrui, sbollisca e sia possibile riprendere il dialogo. C’è anche il silenzio di chi è troppo addolorato o spaventato per cercare di difendere le proprie posizioni, magari nel timore di perdere anche quel po’ di affetto che l’altro è disposto a concedere. Il silenzio diventa manipolatorio quando viene messo in atto consapevolmente per creare dispiacere o disagio all’altra persona, generando ansia o senso di isolamento, fino a erodere l’autostima della persona che lo subisce. Le situazioni in cui si può ricorrere a questa tecnica manipolatoria sono diverse e rispondono a differenti obiettivi.
Ad esempio, si alza un muro di silenzio nei confronti di chi si vuole far recedere dalle proprie posizioni. Ad esempio, abbiamo negato un piacere a un amico o al partner. Lui, irritato, smette di rivolgerci la parola fino a quando, dispiaciuti o esasperati, non cediamo alla sua volontà e facciamo quello che si aspetta da noi. Un secondo caso è quello che si verifica quando il nostro lui si convince, a torto o a ragione, di aver subito un torto da parte nostra. Non ci rivolge la parola fino a quando non siamo indotti a chiedere scusa, anche se non siamo convinti fino in fondo di aver sbagliato: in una parola, accettiamo comunque di sottometterci. Un caso ancora diverso è esemplificato dalle situazioni in cui il nostro partner, o amico o collega, smette di rivolgerci la parola e non riusciamo a capire perché. In questo caso lo scopo è sottometterci e disorientarci, deprivandoci del nostro valore: in situazioni di questo tipo, se chiediamo completamente confusi e disorientati: "Ma che cosa ti ho fatto?" ci sentiamo rispondere: “Se ti devo spiegare io in cosa hai sbagliato, vuol dire che non hai la minima considerazione di me” oppure “Se ti importasse qualcosa di me, capiresti come mi hai ferito”. Frasi di questo tipo hanno lo scopo di umiliarci e ferirci ancora di più mentre l’aggressore fa la parte della persona sensibile e risentita. In questi casi il silenzio si interrompe solo quando ci mostreremo sufficientemente avviliti o disperati.

COME REAGIRE AL TRATTAMENTO DEL SILENZIO – Qualunque tipo di reazione al silenzio manipolatorio è di solito inefficace perché il manipolatore si nutre e gode dei sentimenti di disagio e di dispiacere espressi dalla vittima. Anche il dialogo non sortisce di solito buoni risultati: sembra avere più presa contro questo genere di manipolazione il non mostrarsi troppo coinvolti o, addirittura, non esserlo realmente.  Può essere utile semplicemente allontanarsi o anche utilizzare una forma di dialogo semplice, anche se unidirezionale: sottolineiamo che l’atteggiamento del silenzio è immaturo e inutile perché non cambierà la situazione, anche se causa dispiacere. In una relazione sana e matura, che sia affettiva, sociale o lavorativa, è meglio imparare a chiedere apertamente ciò che si vuole e imparare ad accettare gli eventuali rifiuti. Un ultimo elemento da tenere presente è che le forme di abuso, specie se ripetute, non sono di solito isolate: è possibile che, se siamo vittime del silenzio punitivo, siano sottoposti anche ad altre forme di violenza, più o meno sottili, che dobbiamo identificare e dalle quali dobbiamo sottrarci e difenderci nel più breve tempo possibile.

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