Essere felici anche se non si vive un rapporto di coppia: amarsi è il primo passo per stare bene. E anche per trovare un nuovo compagno
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Amare se stessi e avere cura di sé come faremmo nei confronti del nostro partner: pare che sia questo il segreto della felicità, almeno per chi è single. In fondo: come ci comportiamo quando abbiamo un compagno nuovo di zecca? Curiamo il nostro aspetto, ci regaliamo un nuovo taglio dal parrucchiere, cerchiamo di creare occasioni interessanti per stare con lui e vivere insieme dei momenti piacevoli. Lo stesso dovremmo fare nei confronti di noi stessi quando siamo single, immaginando di essere il nostro partner e comportandoci nello stesso modo.
PARTNER DI NOI STESSI - L’espressione è stata coniata qualche anno fa dalla giovane attrice Emma Watson, reduce del successo nel ruolo di Hermione Granger nella saga di Harry Potter: Emma, che allora era alla soglia dei trent’anni, a un giornalista che le chiedeva se fosse single, rispose di essere “self partnered”, ovvero compagna di se stessa. Certo, la single-positivity è molto più facile quando si è nel fiore degli anni, belle e con un cospicuo conto in banca, ma la regola del volersi bene vale in tutte le situazioni e a tutte le età. È soprattutto una questione di mente e di atteggiamento nei confronti di sé e della vita. Del resto, secondo dati Istat del 2022, i single in Italia sono un piccolo esercito che raggiunge, pensionati esclusi, il 33,2% della popolazione, superando la quota di chi vive in coppia con figli (31,2%) e si stima che saranno il 39% della popolazione italiana nel 2040. Nonostante questo, quello dei single continua a essere uno status che suscita pregiudizi. Secondo il rapporto Eurispes 2023, il 18,7% di chi vive senza un partner si sente ancora considerato dagli altri come “incompleto o non realizzato” proprio a causa della mancanza di un compagno. Per fortuna c’è anche una quota importante di persone che vivono con orgoglio la propria “singletudine” e il primo passo per arrivare a questo stato di felice autonomia sta proprio nell’imparare a volersi bene e a costruire un rapporto positivo con sé.
IMPARARE A VOLERSI BENE – Arrivare a voler bene a noi stessi non è un cammino facile. Quando ci innamoriamo di un partner, infatti, ci troviamo ad amare anche i suoi difetti e a considerarli come le caratteristiche speciali che lo rendono unico e prezioso. È invece molto difficile imparare ad accettare e a voler bene ai nostri difetti personali: li abbiamo sempre sotto gli occhi, ci disturbano e intralciano il nostro cammino. Il primo passo verso l’accettazione e, addirittura, l’amore consiste nell’usare gentilezza nei confronti della nostra persona, imparando a prendersi cura dei propri bisogni, senza anteporre le necessità degli altri alle nostre. Soddisfare i nostri desideri ci insegna, a poco a poco, a capire che “ce lo meritiamo”, così come meritiamo a pieno titolo di essere amati. Il dubbio di essere persone “non degne di amore” tende infatti a insinuarsi sempre più profondamente nelle mente di chi è single da molto tempo. Volersi bene significa anche avere la capacità di perdonarsi per i sentimenti negativi, come rabbia, risentimento, frustrazione e senso di colpa che potremmo rivolgere a noi stessi. Amare noi stessi significa accettare e rispettare chi siamo nel nostro intimo e saper trovare, tra tutte le cose che non vanno, anche e soprattutto i lati buoni. Questa capacità è anche il presupposto per imparare a riconoscere le buone qualità dei nostri simili e quindi a costruire con loro il rapporto positivo indispensabile per una sana relazione, anche di coppia.
VIVERE DA SINGLE E FELICI – Vivere da soli, dunque, non significa sentirsi soli. Vivere per conto proprio può essere un'esperienza piena ed appagante, nella quale abbiamo l'opportunità di conoscere meglio noi stessi e il mondo che ci circonda, mentre la solitudine è il sentimento che nasce quando avvertiamo di non avere nessuno che ci comprenda o che condivida con noi le nostre esperienze. Il single vive una situazione di indipendenza in cui è padrone di sé e del proprio tempo: se riesce a vivere questo status come un’opportunità, non ci sono ragioni per credere che la sua esperienza sia meno appagante di quella di chi vive in famiglia. Seguire una routine stabile, stabilire i propri obiettivi, sia a breve che a lungo termine, prendersi cura di sé con una sana alimentazione e con un’adeguata attività fisica sono tutti elementi che, trasformandosi in abitudini quotidiane, possono aiutare a costruire la pratica di una vita indipendente ricca di soddisfazione. Naturalmente, costruire una solida rete sociale di amici è indispensabile per avere il necessario supporto affettivo e la collaborazione di cui non si può fare a meno; meglio sempre privilegiare la qualità alla quantità, circondandosi il più possibile a persone positive, che condividono i nostri valori e interessi, e con le quali costruire un legame sincero e profondo.
CI SONO ANCHE QUELLI CHE SI SPOSANO… CON SE STESSI – E se essere self-partnered non basta, ci si può perfino sposare con se stessi. La pratica si chiama self-wedding, in italiano sologamia, e consiste nel celebrare un vero matrimonio, ma senza lo sposo (o la sposa). La pratica è diffusa soprattutto in Giappone, ma si sta sempre più diffondendo anche in Occidente, tanto da comparire in una puntata della serie “Sex and the City”: anche la cantante Britney Spears ha annunciato qualche mese fa di aver scelto di giurare eterno amore… a se stessa. A Kyoto esiste persino un’agenzia specializzata che offre un servizio completo, dalla location agli addobbi floreali, al fotografo. Le clienti sono soprattutto donne che desiderano vivere l'emozione di un grande giorno in cui indossare l'abito bianco e di essere protagoniste di una festa da sogno, anche senza aspettare di incontrare un uomo a cui sì. Il rito nuziale non ha naturalmente valore legale, ma in fondo, i sogni non ne hanno bisogno.