Una sindrome respiratoria legata allo stress da lavoro con le tecnologie digitali: ci fa trattenere il fiato senza che ce ne accorgiamo
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Mai sentito parlare di apnea da schermo o da e-mail? È un’altra delle sindromi legate allo stress del lavoro utilizzando mezzi informatici e tecnologie digitali, particolarmente subdola perché di solito non ne siamo consapevoli. Consiste nel trattenere il respiro per intervalli più o meno lunghi mentre stiamo lavorando, specie se siamo impegnati su più fronti, ad esempio nel rispondere a e-mail, a messaggi Whatsapp senza perdere di vista la riunione in teleconferenza con il capo e con i colleghi. Siamo così presi in questo vortice di attività che, semplicemente ci “dimentichiamo” di respirare.
Il fenomeno, chiamato anche apnea da e-mail, è stato descritto per la prima volta nel 2008 da Linda Stone, una ex dirigente di Apple e poi di Microsoft la quale, ragionando sul continuo senso di affaticamento che provava nelle sue giornate lavorative, si è resa conto di passare molto del suo tempo di lavoro in stato di apnea o respirando in modo alterato. Incuriosita e anche allarmata dalla scoperta, la Stone ha preso a osservare i comportamenti dei suoi colleghi e ha notato in loro la stessa tendenza all’apnea, specie nei momenti di grande concentrazione o in cui il multitasking si faceva più serrato. Del problema si è occupato anche il quotidiano americano New York Times, il quale ha interpellato un esperto, lo psichiatra e docente dell’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill Stephen Porges: secondo l’esperto questa alterazione del respiro sarebbe la risposta dell’organismo allo stress di un’attività resa più veloce e complessa dall’utilizzo delle tecnologie, specie se più di una allo stesso tempo. In particolare, l’impegno mentale richiesto dalla concentrazione e dall’attenzione prolungata genera nell’organismo umano una serie di cambiamenti, tra cui la respirazione meno profonda o addirittura trattenuta.
Il fatto di trattenere il respiro di per sé non costituisce un pericolo per la salute, come dimostrano gli atleti che dell’apnea e del respiro hanno fatto la loro professione. Nel caso dell’apnea da e-mail, però, la mancanza di respiro è associata a uno stato di continuo stress, nel quale ogni notifica in arrivo viene percepita come una potenziale fonte di minaccia: una respirazione alterata può creare uno squilibrio tra i diversi gas presenti nell’organismo e contribuire a incrementare lo stato ansioso che precede la reazione ancestrale di “attacco o fuga”: si tratta di uno stato che il nostro organismo attiva in modo automatico davanti a ogni possibile pericolo reale o immaginario che sia. Il fatto di vivere per molte ore in questo stato di costante pre-allerta contribuisce a lasciar circolare nell’organismo quantità eccessive di ormoni dello stress, a cominciare da cortisolo e adrenalina, il cui effetto è nocivo per la salute. Il fatto di non respirare in modo corretto ci lascia esausti, come se avessimo lavorato molto più di quanto non sia accaduto in realtà; inoltre, una respirazione troppo superficiale non fornisce ai tessuti una quantità sufficiente di ossigeno, proprio come accade nei soggetti colpiti da apnee notturne: questo alla lunga può affaticare il cuore, costretto a pompare di più, e causare aumento della pressione arteriosa e altre malattie anche gravi.
Il problema sembra essere di dimensioni vaste. La già nominata Linda Stone, nel corso di un’osservazione informale dei suoi colleghi, ha calcolato che l’80% di loro ne era colpito. Studi successivi hanno confermato che il disturbo è comune tra chi lavora davanti a uno schermo di computer, che di tratti di manager o di semplici impiegati. Sembra infatti che sia proprio il mezzo informatico in quanto tale a generare questo tipo di reazione allo stress, sia che si lavori davanti a un pc, sia che si interagisca con i sistemi di messaggistica sullo smartphone.
Il primo passo per controllare l’apnea da schermo sta nel diventare consapevoli della propria respirazione, spostando l’attenzione, almeno di tanto in tanto, dal contenuto dei messaggi che stiamo leggendo al nostro modo di prendere aria. Per aiutarci in questo, possiamo anche impostare degli allarmi che, dopo un certo intervallo di tempo, ci ricordino di fare una pausa e di controllare come respiriamo.
Può essere utile concedersi un momento di stacco, ad esempio per qualche minuto allo scoccare di ogni ora, per distogliere gli occhi dallo schermo, come suggeriscono gli esperti di benessere visivo, sgranchire i muscoli con qualche passo intorno alla scrivania e respirare profondamente per un paio di minuti.
Attenzione all’espirazione: se svuotiamo il più possibile i polmoni, rendendo la fase di espirazione più lunga rispetto a quella di inspirazione, la risposta allo stress è migliore.
Silenziamo le notifiche: eliminiamo le notifiche non indispensabili, per non moltiplicare le piattaforme da tenere d’occhio e per non essere distratti continuamente da messaggi non urgenti.
Conserviamo una buona postura, con il torace aperto, le braccia rilassate sulla scrivania, la schiena dritta e il capo ben eretto sulla colonna, in modo da mantenere le vie aeree più libere possibile.
Imparariamo la respirazione diaframmatica: si inspira lentamente attraverso il naso e si riempiono i polmoni facendo “scendere” il diaframma: si trattiene per qualche secondo il respiro e poi si espira lentamente fino a svuotare completamente i polmoni.