Corpo e movimento

Consapevolezza corporea: il “sesto senso” che ci fa muovere nello spazio

Si chiama propriocezione, ci fa muovere con agilità e ci dà la cognizione dei “confini” del nostro corpo

13 Mar 2025 - 05:00
 © Istockphoto

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Quando parliamo di sesto senso, di solito intendiamo una forma di intuito che ci fa sapere d’istinto che cosa è giusto o sbagliato e ci aiuta a prendere decisioni difficili. Esiste però anche un altro modo di intendere il sesto senso, e in questo caso è una consapevolezza più fisica e tangibile: è la cosiddetta “propriocezione”, una parola in apparenza difficile che però spiega una cosa semplicissima: si tratta della cognizione del nostro corpo nello spazio e, in un certo senso, dei suoi “confini”, grazie alla quale ci muoviamo nella realtà che ci circonda senza incorrere in incidenti continui. Ad esempio, è la capacità di percorrere con sicurezza un passo della lunghezza giusta quando dobbiamo salire uno scalino, o che ci porta a dosare correttamente la forza della mano quando appoggiamo un oggetto su un tavolo e non dobbiamo romperlo. La buona notizia è che questo sesto senso, così indispensabile nella vita quotidiana, può essere allenato.

CHE COS’È LA PROPRIOCEZIONE – La propriocezione è la consapevolezza che ci dice dove si trovano le diverse parti del nostro corpo senza bisogno di guardarle . Il termine propriocezione viene dal latino propriu, “proprio” e di (re)ception ovvero “ricezione”, e quindi indica la ricezione di segnali e la consapevolezza di noi stessi e della parti di cui siamo composti. Come spiega la studiosa Katherine Wilkinson, neurobiologa della San Jose State University, quando allunghiamo la mano per prendere un oggetto: le terminazioni nervose nei muscoli, nelle articolazioni e nei tendini percepiscono i movimenti di stiramento, rotazione e flessione; questi segnali vengono inviati al cervello, che coordina il gesto con precisione. La capacità di propriocezione è particolarmente sviluppata nei danzatori, nei ginnasti e negli atleti professionisti, ma è cruciale per tutti, ad esempio, per rimetterci in equilibrio dopo una scivolata. Il primo a parlarne è stato il neurofisiologo Charles Scott Sherrington agli inizi del Novecento, il quale la descrisse come un sesto senso in quanto è regolata da parti specifiche del cervello a seconda della funzione che rivestono i recettori dai quali proviene lo stimolo, ad esempio se si tratta di un articolazione, di un muscolo o di tendini. I segnali provenienti dalla periferia vengono inviati al cervello attraverso il midollo spinale, e da lì tornano alla parte del corpo in azione, con lo stimolo adeguato al compito da svolgere. La propriocezione è presente già nel feto di sette mesi, che comincia in questo modo a distinguere gli stimoli esterni da quelli interni; cresce e si sviluppa lungo l’arco della vita e tende a diminuire in età anziana.

LA NECESSITÀ DI ALLENARE LA PROPRIOCEZIONE – Man mano che la consapevolezza di sé nello spazio diminuisce, cresce la tendenza a muoversi con cautela e a limitare gli spostamenti. Il problema è che, meno ci si muove, più la propriocezione tende a peggiorare. Per fortuna gli studi suggeriscono che questo prezioso sesto senso può essere allenato grazie a esercizi specifici in grado di migliorare equilibrio, stabilità e postura.  Per capire quanto è sviluppata la nostra propriocezione possiamo eseguire un semplice test: mettiamoci in piedi davanti a uno specchio, chiudiamo gli occhi e solleviamo entrambe le braccia all’altezza delle spalle, formando una specie di "T" con il corpo. Quando pensiamo di aver raggiunto la posizione corretta, apriamo gli occhi e controlliamo allo specchio quanto le nostre braccia siano vicine o lontane dalla posizione desiderata. Molti restano sorpresi dalle differenze tra la percezione e la realtà: uno scostamento di pochi centimetri può essere corretto con esercizi mirati, mentre è il caso di interpellare uno specialista se l’asimmetria supera i dieci centimetri. Anche la capacità di mantenersi in equilibrio su un piede solo è indice di buona propriocezione: si tratta di un’abilità che migliora eseguendo regolarmente alcuni esercizi posturali.

COME MIGLIORARE IL NOSTRO “SESTO SENSO” SPAZIALE – Quando abbiamo valutato il nostro livello di consapevolezza corporea, possiamo adoperarci per migliorarla o, almeno, mantenerla nel tempo.  Ci sono discipline, come lo yoga, il qi gong e lo stretching, che favoriscono il rilassamento muscolare, migliorano la flessibilità e ci aiutano a prendere consapevolezza del nostro corpo. Può essere utile anche il fatto di variare il più possibile gli esercizi della propria routine di allenamento, preferendo la pratica con i pesi liberi rispetto a quelli con le macchine perché in questo modo i movimenti sono più liberi e costringono a un maggiore controllo, magari verificando la correttezza delle posizioni davanti allo specchio. Esiste poi una forma di ginnastica dedicata, la cosiddetta ginnastica propriocettiva, che si serve di una serie di piccoli attrezzi che servono proprio per creare destabilizzazione, allenandoci a posture corrette e consapevoli per conservare l’equilibrio: ad esempio il bosu, (un cuscino di gomma a forma di mezza sfera attaccato su una piattaforma di plastica rigida nera. Si usa come base di appoggio per eseguire molti dei comuni esercizi che di solito si eseguono sul tappetino. Lo stesso vale per varie tipologie di cuscini propriocettivi, balance board, soft ball: sono tutti ottimi strumenti per incrementare il lavoro posturale, l’equilibrio e l’agilità. Se però non siamo frequentatori assidui della palestra, possiamo esercitare la nostra consapevolezza spaziale anche camminando su superfici instabili, come sabbia, erba o terra battuta, magari chiudendo gli occhi se ci si può muovere in sicurezza. Sono utili anche le attività che richiedono agilità e precisione nei movimenti, come afferrare al volo delle piccole palle morbide, oppure il gioco del padel o parare tiri a calcio. Danza, sport con la palla, arti marziali o persino l’arrampicata sono ottime opzioni: l’ideale è alternare gli allenamenti e soprattutto muoversi il più possibile.  

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