Ayurveda, omeopatia, yoga: ci fanno stare meglio ma serve cautela contro i venditori di fumo
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Le discipline olistiche sono quegli approcci alla cura in cui non ci si sofferma sul singolo disturbo, ma si prende in considerazione la persona nel suo complesso, ossia nei suoi aspetti organici, ma anche in quelli psicologici, mentali e spirituali. Fanno parte delle discipline olistiche, ad esempio, la medicina ayurvedica, l’agopuntura, la riflessologia plantare e l’aromaterapia. A differenza della medicina tradizionale, basata su dati scientifici, le basi delle pratiche olistiche si fondato su antichi saperi che la scienza considera non sufficientemente fondati, tanto da definirle come pseudoscienze. In ogni caso, data la grande varietà di pratiche e la mancanza di un impianto normativo stabile che regoli e verifichi la qualificazione degli operatori, occorre prestare molta attenzione alla competenza delle persone a cui ci affidiamo.
Come dice il loro stesso nome (olistico deriva dal greco holos, che significa tutto intero), queste pratiche considerano l’uomo come un organismo complessivo e non come una somma delle parti. Per curare un sintomo o una malattia, dunque, occorre prenderlo in considerazione nella sua interezza, quindi nei suoi aspetti organici ma anche mentali, emotivi e spirituali. La malattia o il disturbo si verificano quando questi aspetti sono in disarmonia tra loro: per aiutare il paziente a ritrovare il suo benessere occorre ripristinare l’equilibrio dove è stato compromesso. Le medicine olistiche, per il loro stesso carattere sono quindi un argomento di dibattito molto controverso: anche se alcune di esse si fondano su presupposti scientifici, i metodi e i presupposti non sono ancora considerati sufficienti per riconoscerli come discipline scientifiche a tutti gli effetti, ma ci si ferma a considerarle forme di medicina alternativa e complementare.
Dato che non rientrano in una prospettiva strettamente scientifica, queste discipline sono difficili da valutare secondo i criteri classici di efficacia terapeutica, come avviene invece per gli altri approcci medici tradizionali. Possono comunque essere molto utili in alcune situazioni: ad esempio, quando ci è stata diagnosticata un disturbo, possiamo provare a curarlo con rimedi naturali prima di ricorrere ai farmaci veri e propri. Se però, a parere del medico, il progresso è insufficiente, se la malattia è grave o se la cura è urgente, occorre assumere senza indugio i farmaci tradizionali. Le medicine alternative possono essere utili nel trattare alcuni disturbi psicosomatici, dopo che sono state escluse le possibili cause organiche dei sintomi, come il mal di testa, il colon irritabile, l’ansia, l’insonnia. In questi casi, proprio per la loro capacità di prendere in considerazione più aspetti dello stesso problema, le medicine olistiche possono ottenere buoni risultati. Ad esempio, l’agopuntura, l’omeopatia o l’aromaterapia possono aiutarci a risolvere il nostro problema: tutto sta nel trovare la disciplina più adatta e soprattutto l’operatore davvero qualificato e in grado di aiutarci. Le discipline alternative sono utili anche come forme di medicina preventiva, perché aiutano ad adottare un corretto stile di vita e l’adozione di tecniche che stimolano uno stato globale di benessere psicofisico.
Tra le medicine olistiche, compresa l’omeopatia, e quella “ufficiale” esistono ancora numerosi attriti. Dato che queste terapie spesso dimostrano una certa efficacia, ma non se ne comprende bene il motivo, molti medici sono convinti che la loro efficacia sia legata soprattutto al cosiddetto effetto placebo; questo si basa sul condizionamento soggettivo del paziente il quale, nella convinzione di avere assunto un farmaco che lo farà sentire meglio, nota un reale e spesso consistente miglioramento della propria condizione. È un fenomeno molto più comune di quanto si possa pensare, soprattutto nelle patologie in cui è rilevante la componente psicosomatica, ma si verifica anche nelle affezioni organiche, sia pure in misura minore.
QUANDO SONO INUTILI E ADDIRITTURA DANNOSE – Purtroppo si leggono spesso sui giornali casi di pazienti affetti da malattie gravissime che hanno perso la vita dopo aver abbandonato la medicina tradizionale, anche se questa offriva concrete possibilità di guarigione, per affidarsi a pratiche alternative quanto meno discutibili. In questi casi, solo la preparazione e l’etica dell’operatore possono convincere il paziente che l’unica fonte di guarigione può venire dalla scienza.
ATTENZIONE AI FALSI ESPERTI – Purtroppo, nel nostro Paese, la normativa che regola l’attività degli operatori olistici è ancora incerta e carente. In assenza di un riconoscimento delle discipline olistiche a pratiche mediche a tutti gli effetti, il loro esercizio in molti casi risulta libero, con la conseguente difficoltà a verificare la reale competenza dell'operatore. Fanno eccezione l’agopuntura e l’omeopatia, per le quali è necessario aver conseguito una laurea in medicina; anche per diventare osteopati è necessario seguire un apposito corso di laurea e iscriversi all’Albo professionale dedicato, mentre le discipline come il Reiki, l’aromaterapia, la riflessologia plantare e altre del genere, richiedono solo corsi brevi di studio e non richiedono l’iscrizione a un albo professionale: la competenza degli operatori, in questi casi, è più difficile da verificare. Perciò, dobbiamo ricordare che l’operatore olistico non deve mai sostituirsi al nostro medico di famiglia, soprattutto quando si tratta di formulare una diagnosi o se esiste il sospetto di una malattia grave.