Benessere fisico e mentale

Giornata del sonno: i superpoteri del buon riposo

Regala energia, lunga vita e anche bellezza: i consigli per migliorarne la qualità

14 Mar 2025 - 05:00
 © Istockphoto

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Una notte di buon sonno è quanto di meglio possa capitarci: riposare bene è fondamentale per sentirsi in forma il giorno successivo, con la giusta carica di energia e di lucidità mentale indispensabili per affrontare le mille incombenze che ci aspettano nelle ore diurne, ma è anche indispensabile a mantenerci in buona salute e persino a vederci più belli: un viso riposato e disteso ha infatti un aspetto migliore rispetto a chi si sente stanco e provato.   Il 90% degli italiani ne è consapevole, anche se oltre la metà ammette che la qualità del proprio riposo non è sempre ottimale e solo meno di uno su quattro dichiara di alzarsi dal letto sentendosi ben riposato. Lo rivela uno studio realizzato in occasione della Giornata Mondiale del Sonno, che si celebra il 14 marzo.

COME DORMONO GLI ITALIANI – Lo studio, intitolato "Ho solo dormito meglio!", realizzato da ZzzQuil, brand di integratori Procter & Gamble, ha analizzato il modo in cui riposano gli Italiani. Solo il 23% si alza dal letto sentendosi riposato e 1 su 3 non è soddisfatto del proprio riposo. Il sonno, con i suoi molteplici vantaggi per il corpo e per la mente, ha ancora molte frontiere da esplorare. Spiega il professor Oliviero Bruni, esperto in Medicina del sonno: “Il sonno è fondamentale per la sopravvivenza; influisce su benessere, umore, comportamento, concentrazione, memoria, capacità produttiva. Dormire bene agisce anche sul sistema immunitario e può contribuire ad aumentare la longevità".  I nostri connazionali confermano di conoscere i molteplici benefici del buon riposo, sottolineando di averli anche sperimentati in prima persona dopo una buona nottata di riposo: la prima esperienza è quella di sentirsi più energici, più in forma e persino più di buon umore.

COME CAPIRE SE DORMIAMO BENE - Il primo passo per capire se si gode di un sonno di qualità, è analizzare il modo in cui ci si sveglia.  Secondo la ricerca di ZzzQuil, gli italiani si dividono in tre categorie: gli "Zombie" (oltre il 41%), che si trascinano per casa ancora mezzo-addormentati; le "Lepri" (il 33%), coloro che riescono a essere subito attivi e pimpanti; e, infine, i “Troll” (26%), ovvero chi si sveglia irritabile e stanco per via di un sonno frammentato e di cattiva qualità. Per quanto riguarda il numero di ore che si dedicano al sonno, la ricerca dice che i più giovani, cioè gli appartenenti alla GenZ e Millennials (i ragazzi nati tra il 1981 e il 2010), tendono a dormire più a lungo, mentre la GenX  (nati tra il 1965 e l’80) dorme circa 6 ore a notte; i Baby Boomers (gli attuali sessantenni e oltre) dormono un massimo di 5 ore. Le canoniche otto ore di sonno, considerate ottimali, restano quindi un miraggio per l'80% degli italiani: il 17% del totale ne dorme addirittura meno di 5. I fattori che disturbano il buon riposo sono numerosi: tra gli imputati numero uno ci sono lo stress (50%), l'ansia (39%) e le preoccupazioni familiari (38%).

I CONSIGLI PER DORMIRE MEGLIO – La medicina di settore ha indicato delle buone pratiche da seguire, semplici ma efficaci, da seguire quotidianamente per recuperare la capacità di dormire bene. Come spiega ancora il prof. Bruni, "dovremmo cercare di andare a letto alla stessa ora, in un ambiente confortevole, non troppo illuminato. Tanti invece, secondo la ricerca circa il 40%, hanno la cattiva abitudine di addormentarsi guardando lo smartphone e la tv. Poi bisogna cercare di evitare pasti abbondanti di sera e soprattutto astenersi dall’assumere alcool, che da un lato favorisce l'addormentamento, ma dall'altro provoca una serie di micro risvegli di cui magari non siamo consapevoli,  ma che disturbano il nostro sonno. Un aiuto importante può arrivare dagli integratori naturali a base di erbe: anche la melatonina è un ottimo rimedio per migliorare la qualità del riposo".

PERCHÉ È IMPORTANTE DORMIRE BENE - Le ore di sonno notturno sono la fase di riposo in cui il nostro organismo si "ricarica". Il meccanismo risiede nel passaggio tra due stati che si susseguono più volte nel corso della notte: il sonno REM e il sonno non-REM. Le fasi chiamate REM sono caratterizzate da un rilassamento generale dei muscoli e da rapidi movimenti degli occhi: in questa fase il soggetto addormentato sogna in modo intenso e vivido, con sogni emozionanti, maggiormente connessi con la realtà e tali da far percepire movimenti fisici. Al contrario, nella fase non-REM i sogni sono assai più brevi, o addirittura assenti, e più assimilabili a pensieri.  Grazie al passaggio tra questi due stati, il riposo notturno è il momento in cui si consolidano i ricordi e si rinforzano le capacità cognitive. Un buon sonno serve a ripulire il cervello dalle memorie inutili e dalle tossine prodotte dai neuroni durante il giorno: durante il sonno gli spazi fra le cellule cerebrali si dilatano del 60% e questo consente di drenare alcune sostanze tossiche per il cervello, fra cui la proteina beta-amiloide che si accumula con l’invecchiamento ed è connessa alla demenza di Alzheimer.

PERCHÉ SPESSO NON RICORDIAMO I NOSTRI SOGNI - Uno studio realizzato dalla Scuola Imt Alti Studi di Lucca, guidato da Valentina Elce e pubblicato sulla rivista Communications Psychology, ha analizzato il sonno e i sogni di circa 200 volontari tra 18 e 70 anni, dimostrando che i sogni non si ricordano per caso e ci si può perfino esercitare per farlo. "Sono tanti i fattori che influenzano i sogni e non è facile individuarli” spiega Elce, prima autrice dello studio al quale ha collaborato l'Università di Camerino. I partecipanti allo studio hanno raccontato quotidianamente al risveglio i loro sogni parlando a un registratore, per periodi di due settimane, mentre i dati cognitivi e relativi al sonno venivano monitorati utilizzando dispositivi indossabili e test psicometrici. Ciascuno era invitato a raccontare al registratore l'esperienza del sonno, indicando se ricordavano o meno di aver sognato, se ricordavano il contenuto del sogno oppure conservavano solo un'impressione senza dettagli. Elce osserva che a ricordare meglio i sogni sono soprattutto le persone con un atteggiamento positivo verso i sogni, ossia coloro che ci si focalizzano su di essi e hanno una tendenza introspettiva. "Ma non è chiaro - ha osservato Elce - il nesso causa-effetto, ossia se il ricordo è dovuto a queste tendenze o, viceversa, proprio l'esperienza dei sogni a spingere le persone a indagare sui propri sogni". Lo studio ha anche evidenziato che sono gli individui che sperimentano periodi più lunghi di sonno leggero ad avere una maggiore probabilità di ricordare i sogni al risveglio e che nel ricordo potrebbero influire le capacità cognitive. A ricordare i contenuti dei sogni sono infatti soprattutto i più giovani. "Abbiamo però anche osservato che è possibile migliorare il ricordo dei sogni. Un ottimo esercizio”, ha concluso Elce “è focalizzarsi sull'esperienza del sonno al risveglio, prima di alzarsi".

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