Si tratta della paura assolutamente irrazionale che proviamo prima di affrontare una platea, ma si può affrontare e superare con successo
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Salivazione azzerata, gambe che tremano, il cuore che batte all'impazzata e il terrore di non riuscire ad emettere neppure un suono: si chiama glossofobia ed è la paura di parlare in pubblico di cui soffre, secondo le stime, almeno un quarto della popolazione.
Una fobia molto comune: secondo uno studio tra le paure che ci tengono svegli di notte, la glossofobia sale sul podio e guadagna la terza posizione. Se alla sola idea di parlare in pubblico veniamo assaliti da quello che somiglia a un attacco di panico, con aumento del battito cardiaco, sudorazione eccessiva, affanno, nausea, crampi allo stomaco, giramento di testa per arrivare sino a svenire, siamo in presenza della glossofobia. Quando questa patologia diventa un ostacolo anche nella normale vita sociale e quotidiana, così come nel lavoro, occorre mettere in atto qualche piccola strategia utilissima per superare il problema.
Inizia a crederci: sarebbe un errore pensare che gli abili oratori, quelli che tengono discorsi su un palco, che svolgono un ruolo pubblico o che illustrano con naturalezza il loro pensiero anche in riunioni di altissimo livello, siano semplicemente "portati". Non si tratta solo di questione genetica, ma anche di tecnica. Il "public speaking", ovvero il parlare in pubblico, richiede l'acquisizione di strategie per gestire e controllare le proprie emozioni. Una giusta preparazione è importantissima per sentirsi sicuri: avere stima di sè e sapere di poterci riuscire è alla base di un approccio sereno alla platea.
Preparati a dovere: se dobbiamo fare un discorso, avere padronanza dell'argomento ci farà sentire più forti e sereni. Inoltre leggere e rileggere quello che dobbiamo dire, anche senza necessariamente impararlo a memoria sarà utilissimo, perché se anche perdiamo il filo saremo comunque in grado di riagganciarci ad uno dei punti principali del discorso. Anche per parlare in pubblico serve allenamento, esattamente come per chi pratica sport.
A me gli occhi: un altro trucco super efficace è guardare le persone negli occhi. Se la platea è vasta bisogna far correre lo sguardo su tutti i presenti guardandoli a blocchi: tenere "in pugno" gli ascoltatori è il modo migliore per sentirsi in vantaggio e quindi dare il meglio di sé. Il consiglio furbo? Chiediamo ai nostri amici di ascoltarci per fare una vera prova generale e testare il nostro discorso. Un modo quasi indolore di iniziare a prendere confidenza e far crescere la nostra autostima.
Fai un sopralluogo: una delle cose che spaventa è anche il sentirsi fuori luogo, perché non ci è familiare l'ambiente dove terremo il discorso. Ecco che allora fare una visita prima del giorno stabilito è sicuramente di grande aiuto e ci farà sentire molto più a nostro agio.
A voce alta: sembra incredibile, eppure quando si parla con un tono di voce più alto del solito il nostro cervello registra una maggior sicurezza. Inoltre, ricordiamoci di parlare lentamente scandendo bene parole e sillabe: il nostro discorso arriverà con più incisività e noi non correremo il rischio di balbettare, tipica conseguenza di quando si accelera troppo il ritmo del parlato.
L'abito fa l'oratore: per sentirsi a proprio agio è fondamentale indossare qualcosa che ci faccia stare bene, comodi nei nostri panni. Ricordiamo in ogni caso che si comunica anche attraverso il nostro modo di presentarci, quindi un aspetto curato e abiti che ci rappresentano, che esprimono la nostra personalità e il nostro ruolo sono fondamentali. Per essere oratori di successo non serve essere perfetti, ma efficaci, empatici e incisivi. Non è facile, certo, ma con un po' di allenamento e mettendo in conto qualche errore, ce la possiamo fare.