Il proverbio si fonda su un base di verità e la scienza lo conferma: il cambio di stagione ci rende più sonnolenti
© Istockphoto
La primavera invita al riposo: lo dice il proverbio “Aprile dolce dormire” e lo conferma anche la scienza: il cambio di stagione ci scombussola e ci invita al riposo. Nessuna sorpresa, dunque, e soprattutto nessuna vergogna, se nelle prime settimane di primavera ci sentiamo meno dinamici del solito e più desiderosi di abbandonarci un po’ alla pigrizia. I capricci del meteo e la fatica accumulata nei mesi invernali fanno sentire il loro peso, ma sono soprattutto gli ormoni che regolano il nostro orologio biologico a subire alterazioni a causa del maggior numero di ore di luce e questo disequilibrio si riflette sul nostro benessere.
LA SAGGEZZA POPOLARE – Il detto “aprile dolce dormire” è un proverbio che viene spesso citato per commentare il calo di energia che molti sperimentano all’inizio della primavera e nelle prime giornate tiepide. Non tutti sanno però che il motto si rifà alla cultura contadina e che, nella sua formulazione completa, è: "Aprile, dolce dormire e forte sospirare: i granai sono vuoti e le botti cominciano a sonare". In pratica, proprio nel momento dell'anno in cui il contadino vorrebbe indugiare in un riposo extra, lo assale la consapevolezza che le riserve iniziano a scarseggiare, come dimostra il granaio ormai senza più scorte e le botti del vino che, percuotendole, suonano a vuoto. È necessario quindi impegnarsi al massimo per garantirsi i prodotti necessari al fabbisogno alimentare della famiglia. Qualcosa di simile accade agli studenti, i quali si trovano alle prese con la stanchezza primaverile proprio nel momento in cui gli esami si avvicinano e occorre impegnarsi al massimo per tirare la volata finale fino al termine dell'anno. Insomma, da un lato la primavera ci invita al risposo, dall’altro è un periodo dell’anno in cui ci viene chiesto il massimo impegno.
CHE COSA DICE LA SCIENZA – La scienza dà ragione al proverbio e sottolinea le ragioni per cui le prime settimane di bella stagione invitano realmente a riposare di più. Alcuni ipotizzano una sorta di “effetto paradosso” nei confronti della natura, tutta in fermento per lo sviluppo dei nuovi germogli; davanti a tanta energia vitale ci sentiamo stanchi e svuotati di iniziativa. In generale la scienza spiega i malesseri di primavera tra cui la maggiore sonnolenza, con le diverse condizioni climatiche alle quali il fisico deve abituarsi, ma soprattutto con la maggiore quantità di ore di luce a disposizione. Nell'organismo umano, la sede dell’orologio biologico principale che regola i ritmi biochimici giornalieri, a cominciare dall’alternanza di sonno e veglia, ha sede nell'ipotalamo. La presenza della luce è segnalata al cervello da specifici recettori posti sulla retina e attraverso il nervo ottico. Gli stimoli luminosi attivano quindi alcune aree deputate, le quali inviano segnali ad alcune ghiandole endocrine, dalle quali dipende la produzione di ormoni, i quali a loro volta agiscono per regolare la temperatura corporea, stimolare la fame o il riposo. Il ritmo sonno veglia è determinato in particolare dalla melatonina, un ormone la cui produzione è massima durante le ore notturne per garantire un riposo profondo e ristoratore, e minima durante il giorno, in presenza della luce diurna. Responsabile della produzione della melatonina è la ghiandola pineale, o epifisi, situata alla base del cranio: quando l'epifisi riceve lo stimolo luminoso, blocca la produzione di melatonina, mentre il buio ne stimola il rilascio. Di solito la produzione inizia nelle ore serali per favorire l'addormentamento: nelle giornate di primavera, specie dopo il passaggio dall'ora solare a quella legale, con un aumento improvviso di sessanta minuti di illuminazione in più, la produzione di melatonina può subire qualche perturbazione. È normale, quindi non avere voglia di dormire alla solita ora, la sera, o al contrario di voler dormire prima del solito, oppure di avere il sonno disturbato, con conseguente senso di sonnolenza il giorno successivo. La primavera, infine, è spesso un periodo di lavoro intenso, al quale si arriva stanchi dopo i lunghi mesi dell’inverno, e con la consapevolezza che, a parte le brevi vacanze pasquali, le ferie estive sono ancora lontane.
LE PRIME ALLERGIE - Il risveglio della natura e le prime fioriture portano con sé, nei soggetti predisposti, il problema delle allergie. I pollini cominciano a diffondersi nell’aria, causando i consueti disturbi come congestione nasale, irritazione agli occhi, inconvenienti respiratori. Tutti questi sintomi hanno un impatto sulla qualità del riposo notturno, con conseguente maggiore stanchezza diurna: a questo si associa la lieve sonnolenza causata da alcuni farmaci antistaminici, spesso utilizzati dai soggetti allergici per controllare i loro fastidi.
COME AFFRONTARE LA SONNOLENZA DI APRILE – La sonnolenza di aprile non è una malattia e non si cura con i farmaci. Possiamo ricorrere, tutt’al più, a qualche tisana rilassante per favorire il sonno la sera, sfruttando le proprietà di alcune erbe, come la camomilla, la valeriana, il biancospino e la passiflora. Oltre alle tisane possiamo ricorrere alle gocce di macerato glicerico per un migliore effetto sulla qualità del sonno. Paradossalmente, è utile esporsi il più possibile alla luce diurna: questo ha di solito un effetto positivo sul rilascio serale e notturno della melatonina. Infine, non dimentichiamo che la soluzione più semplice spesso è la più efficace: cerchiamo di concederci più tempo per riposare. Rallentiamo il ritmo del lavoro, rimandiamo le attività non indispensabili e, sforziamoci di dormire di più (e non solo in aprile).