La scienza in tazzina

Le mille virtù del caffè e il modo scientifico per prepararlo

Aiuta la concentrazione, è anti-age e amico degli sportivi: il caffè perfetto è oggetto addirittura di un modello matematico per ottenere la tazzina ideale

16 Feb 2017 - 09:27

Esiste il caffè perfetto? Una tazzina fragrante e profumata è uno dei piccoli grandi piaceri della vita, tanto che moltissime persone non provano neppure ad affrontare la giornata senza un congruo “rifornimento” appena aperti gli occhi e una serie di pause ristoro nel corso della giornata. Ormai gli esperti concordano: il caffè, consumato in quantità ragionevoli, ovvero due – quattro tazzine al giorno, è un alimento pieno di virtù. E la scienza si sta anche adoperando per scoprire l’algoritmo del caffè perfetto.

E’ noto che il consumo di caffè migliora le prestazioni degli atleti e aumenta la resistenza allo sforzo fisico. Un buon caffè prima di praticare sport, infatti, aumenta il livello degli acidi grassi nel sangue, che vengono poi consumati per produrre l’energia necessaria a sostenere lo sforzo fisico. Il caffè contiene sostanze antiossidanti naturali, molecole che rallentano e neutralizzano i danni causati dai radicali liberi e aiuta a prevenire l'invecchiamento. Sembra inoltre che eserciti un'azione protettiva sulla salute del fegato, e che abbia importanti effetti antidepressivi, come rivela uno studio degli scienziati dell'università di Harward.

Non solo. Il caffè è un valido alleato di chi deve seguire una dieta dimagrante, perché la caffeina riduce il senso di fame. Grazie al suo sapore intenso e al fatto che una tazzina contiene solo 2 calorie, è un ottimo spezza-appetito, ottimo per lo spuntino di metà mattina e del pomeriggio. Devono prestare attenzione solo le persone affette da ipertensione e da disturbi cardiaci, ai quali è consigliato un consumo molto moderato della bevanda.

Ma lo studio più curioso è quello realizzato recentemente dai ricercatori dell'Università di Limerick, in Irlanda, pubblicato su SIAM Journal on Applied Mathematics, i quali hanno addirittura elaborato un modello matematico che permette di prevedere matematicamente la qualità di una tazzina. L’algoritmo prende in considerazione una serie di parametri fisici, tra cui le dimensioni dei grani di caffè macinato e le caratteristiche delle macchine adoperate per preparalo. Nei diversi Paesi del mondo si utilizzano macchine molto diverse per arrivare alla bevanda, ma la tecnica è sempre la stessa: si tratta sempre di far cadere dell’acqua bollente attraverso una certa quantità di polvere di caffè, ottenuta macinando dei chicchi tostati.

La formula della bevanda finale è complessa, visto che il caffè contiene ben 1800 diversi composti chimici. Gli scienziati hanno dimostrato che l'azione dell'acqua che “cade” sulla miscela si esercita in due fasi: prima l'acqua bollente scivola rapidamente tra i granelli di polvere, catturando le proprietà della parte più esterna; segue poi una seconda fase più lenta in cui il caffè fuoriesce dall’interno del chicco stesso. Il modello matematico che analizza questo processo dovrebbe individuare la dimensione ideale del macinato da utilizzare: era già noto infatti che la polvere macinata molto finemente può produrre un caffè più amaro, mentre i chicchi tritati in modo più grossolano danno oriligine a una bevanda più acquosa. Il prossimo step sarà arrivare a capire se è meglio utilizzare acqua bollente che scende "a pioggia" sul macinato di caffé, oppure se è più utile farla cadere da un unico getto centrale.

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