Uno straordinario fenomeno che ci aiuta in molte situazioni, dallo sport all’arte, e nella vita di tutti i giorni
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Per spiegare la memoria muscolare basta un banale esempio: quando diciamo che qualcosa “è come andare in bicicletta” significa che, dopo avere imparato a farla, non la dimenticheremo più anche se è passato molto tempo dall’ultima volta che ci abbiamo provato. Alla base di tutto c’è il cervello che, dopo aver acquisito determinare abilità, apparentemente se ne scorda, ma fa presto a recuperarle se ha necessità di richiamarle e metterle di nuovo in campo. Quando l’abilità richiesta coinvolge il corpo, ad esempio quando si tratta di tornare a praticare uno sport abbandonato da anni, ma anche suonare uno strumento musicale o conservare una determinata postura, può risultare stupefacente constatare che il nostro corpo “ricorda” come si fa, rendendoci più facile la vita.
Quando si parla di memoria muscolare si intende la capacità di eseguire una serie di azioni in modo automatico, senza bisogno di pensarci e di prestarvi attenzione. Di solito si raggiunge attraverso la ripetizione assidua di certi movimenti finché questi non vengono completamente assimilati: è il processo ben noto agli sportivi che provano e riprovano lo stesso movimento, perfezionandolo e consolidandolo fino alla totale padronanza. È ben conosciuto anche da chi riprende a praticare uno sport, come lo sci o il tennis, dopo un’interruzione anche lunga di anni: per quanto ci possiamo sentire arrugginiti e sottotono rispetto alle performance che un tempo ci erano abituali, riusciamo a percorrere una pista innevata o a palleggiare con una discreta disinvoltura, riuscendo a divertirci. Lo stesso succede quando riprendiamo ad allenarci dopo uno stop di qualche tempo: per tornare in forma impiegheremo molto meno tempo rispetto a quando abbiamo cominciato a praticare per la prima volta.
Parlare di memoria legata al sistema muscolare può sembrare improprio: le fibre muscolari non possiedono ricordi in senso stretto: è infatti il cervello a creare le connessioni neurali in grado di immagazzinare e conservare queste memorie motorie. Alla base di tutto c’è la ripetizione costante di un certo movimento, che alla lunga finisce per creare uno schema motorio sempre più automatico, senza necessità di sforzo cognitivo. La sede di questo processo nel cervello è la corteccia motoria, situata nella parte posteriore del lobo frontale: suo compito è presiedere e controllare gli impulsi che regolano i movimenti volontari, trasmessi alle aree interessate lungo il midollo spinale. Con la ripetizione costante di certi movimenti, il cervello crea delle connessioni neurali sempre più efficienti, in grado di inviare ai gruppi muscolari impulsi sempre più mirati per ottimizzare l’efficienza di un certo gruppo di movimenti, ottenendo un gesto sempre più efficace. Nella prima fase di apprendimento è necessaria l’attivazione della corteccia prefrontale, che presiede l’attenzione consapevole e il controllo di ogni movimento, ma in seguito la connessione sarà automatica ed eseguiremo il gesto in modo spontaneo, senza doverci pensare. Per questo, le prime fasi di apprendimento di uno schema motorio sono le più delicate, nelle quali è opportuno essere seguiti da un istruttore qualificato: dato che è molto più semplice creare un nuovo schema neurale per controllare un nuovo movimento piuttosto che modificarne uno già appreso e radicato, è importante imparare subito la tecnica corretta e liberarsi di eventuali errori che possono diventare molto difficili da eliminare successivamente, causando sovraffaticamento e perfino infortuni.
La ripetizione assidua di un gruppo di movimenti ha inoltre una serie di effetti direttamente sui muscoli, i quali si svilupperanno in funzione del lavoro svolto. Il lavoro fa aumentare la massa muscolare, e al suo interno, crescono di numero alcune cellule, chiamate mionuclei. Interrompendo l’allenamento i muscoli si atrofizzano, ma i mionuclei si conservano per molto tempo: quando riprenderemo ad allenarci essi si riattiveranno facendoci tornare in forma con relativa facilità.
La capacità di ricordare da parte di cervello e muscoli non dura per sempre: più a lungo restiamo senza praticare un’attività, più tempo impiegheremo a recuperarla: per questo occorre sempre riprendere a fare attività fisica con gradualità dopo un periodo di stop. Alcuni studi recenti hanno rilevato che l’ipertrofia muscolare, ovvero lo sviluppo di certi muscoli a seguito dell’attività sportiva, senza esercizio si esaurisce nell’arco di circa tre mesi. Quanto a lungo invece si conservi la familiarità nei confronti di certi tipi di movimenti ancora non è chiaro: i mionuclei, infatti, non scompaiono con il deallenamento, ma dopo una lunga inattività faticano di più a riattivarsi. Tuttavia, il fatto di praticare sport nelle età dell’infanzia e dell’adolescenza, comporta benefici fisici e cognitivi che si protraggono per tutta la vita della persona: per questo l’attività motoria nei bambini e nei ragazzi è di importanza fondamentale.
La capacità del corpo di “ricordare” entra in gioco in moltissime situazioni ed è uno dei meccanismi selezionati dall’evoluzione per rendere più efficiente la nostra macchina corporea. Sono moltissime le attività che, una volta apprese, non dimentichiamo più: dalla capacità di camminare, correre e saltare, all’abilità nel guidare l’automobile, coordinando il momento di mani e piedi necessaria, ad esempio, per cambiare le marce, all’abilità nel digitare velocemente un testo battendo sulla tastiera. Il ruolo della memoria muscolare nello sport è evidente, per allenare la potenza atletica, ma anche i gesti di precisione, come costruire un servizio potente a tennis o eseguire alla perfezione un salto in ginnastica artistica, nella danza o nel pattinaggio. La memoria muscolare ha un ruolo importante anche nell’arte: i musicisti passano ore e ore a ripetere i passaggi difficili di certi brani musicali per essere certi di padroneggiarli con assoluta sicurezza: lo stesso accade ai pittori e ai disegnatori che si impegnano con pazienza nello studio del gesto del tratteggio e della pennellata, riproducendo con cura maniacale lo stesso gesto per assicurarsene la totale maestria e per eseguire le diverse tecniche concentrando l’attenzione solo sull’espressione artistica.