Una Giornata importante per dare voce a tutte le donne del mondo e far conoscere la neoplasia ginecologica femminile a peggior prognosi
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Nella Giornata Mondiale sul tumore ovarico, che in Italia colpisce 5.300 donne l’anno e ne uccide circa 3.200, Loto Onlus propone “Io Loto, noi lottiamo”, un pomeriggio informativo ed interattivo in diretta streaming rivolto a tutti: dalle 14.30 su Facebook e Youtube 15 esperti, tra cui oncologi, chirurghi, ginecologi e fisioterapisti, fanno il punto sui percorsi di cura oncologici e si mettono a disposizione delle pazienti per domande e approfondimenti.
Oltre 51 mila: sono le italiane che in questo momento convivono con un tumore dell’ovaio.
Un tumore subdolo, di cui non si parla abbastanza; è la malattia tumorale femminile meno conosciuta, più sottostimata, ma anche la più letale: in Italia lo scorso anno sono stati diagnosticati 5.300 nuovi casi e solo il 40% delle pazienti colpite sopravvive a 5 anni dalla diagnosi (dati AIOM).
Una malattia dai sintomi vaghi: la diagnosi precoce è rara e le terapie si contano sulle dita di una mano.
Il tumore ovarico sta però uscendo dall’ombra: l’8 maggio si celebra in tutto il mondo la settima Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico e per il Comitato Organizzatore Internazionale, di cui Loto Onlus fa parte, ricerca, informazione e diagnosi tempestiva sono le parole d’ordine per combattere il più pericoloso dei tumori femminili.
L’incontro online “Io Loto, noi lottiamo” di venerdì 8 maggio prende il via a partire dalle 14.30 su Facebook (pagina Loto Onlus) e YouTube (canale Loto Onlus): si apre col saluto di Clara MacKay, direttore esecutivo della World Ovarian Cancer Coalition e coinvolge quindici esperti tra oncologi, chirurghi, ginecologi e fisioterapisti * (in calce l’elenco completo).
Si affrontano temi attualissimi, come quello dell’oncologia ai tempi del Covid-19, le nuove terapie e interventi – anche chirurgici – per affrontare il tumore ovarico, la predisposizione genetica data dalla mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, come gestire al meglio il linfedema correlato alla presenza di un tumore; ma nel corso del pomeriggio si parla anche dei diritti delle pazienti oncologiche, dei modi in cui attenuare gli effetti della chemioterapia e di come l’attività fisica possa essere un’alleata delle pazienti.
Non è finita: a partire dalle 21 i centralissimi Palazzo Podestà di Bologna, il Palazzo Municipale di Parma e la Fontana di Piazza Ordelaffi di Forlì si illuminano di “azzurro Loto”, in modo da richiamare l’attenzione di tutti su questa patologia. Lo spettacolo luminoso è reso possibile grazie alla collaborazione dei Comuni di Bologna, Parma e Forlì che insieme ad ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) patrocinano l’evento e che nonostante il periodo di emergenza si sono resi disponibili a supportare l’iniziativa.
Il tumore ovarico è il sesto tumore più diagnosticato tra le donne, e quello con il più alto tasso di mortalità (60-70%), che lo rende una delle prime 5 cause di morte femminile per tumore tra le donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni.
Le ragioni di questo basso tasso di sopravvivenza sono sostanzialmente due. Innanzitutto il tumore ovarico nel 75% dei casi viene diagnosticato quando è già in stadio avanzato, perché la malattia inizialmente si accompagna a sintomi così aspecifici da essere confusi con malesseri meno gravi: dolori e gonfiore addominale persistente, la necessità di urinare spesso, fitte alla pancia, stipsi o difficoltà digestive, ma anche mancanza di appetito e la sensazione di essere subito sazie. Sono sintomi generici e comuni, ma se durano da tempo (ogni giorno per un paio di settimane e per due o tre mesi consecutivi), o se non sono mai stati presenti, è meglio rivolgersi al medico per un controllo.
In secondo luogo, ad oggi per il tumore ovarico non esistono strumenti di prevenzione, come il pap test per il tumore dell’utero, né esistono test di screening per la diagnosi precoce, come la mammografia per il tumore al seno.
Tuttavia, una maggiore attenzione ai primi segnali può portare a una diagnosi tempestiva che aiuta a individuare e a curare il tumore a uno stadio iniziale, con buone prospettive di guarigione.