Allunga la vita, riduce lo stress e, soprattutto, può essere indotta a piacere
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Un tempo si diceva che il riso abbonda sulla bocca degli stolti. Oggi la scienza è concorde nel sostenere esattamente il contrario: ridere è bello e fa stare bene. E’ così vero che da qualche tempo si sta diffondendo una disciplina che fa del ridere ha fatto addirittura la propria bandiera: è lo Yoga della risata, una forma di yoga fondato sulla convinzione che ridere sia un fatto spontaneo terapeutico per il corpo e per lo spirito. Non solo: si può ridere, e ottenerne tutti i benefici, anche senza un motivo, senza comicità e senza assistere a qualcosa di buffo.
Una bella risata aperta e fragorosa fa lavorare il cuore, i polmoni, la muscolatura. Ridere infatti, produce endorfine, sostanze chimiche prodotte dal cervello e responsabili del senso di benessere; in più riduce i livelli degli gli ormoni dello stress, aumenta il flusso sanguigno e rappresenta un buon esercizio fisico per i muscoli facciali, l'addome e il diaframma. Coinvolge positivamente il cervello, è alleata del buon dormire, incoraggia la creatività, migliora le relazione e ci mantiene giovani. Insomma, ridere è un vero toccasana che migliora e allunga la vita. Purtroppo la vita quotidiana non sembra offre molte possibilità di mettere in atto questo gesto così semplice e così importante: persino quando ci si offrono spunti comici irresistibili, le convenzioni sociali e la cosiddetta buona educazione ci impediscono di abbandonarci a una grassa risata, potente e contagiosa: di solito ci limitiamo a una risatina a denti stretti o a un sorrisetto stentato. Invece, perché ridere sia davvero terapeutico, occorre una sana sghignazzata, proveniente dal diaframma, come sanno fare i bambini. Insomma, occorre una risata di pancia.
Lo yoga della risata si propone di riattivare proprio questi meccanismi che nell’infanzia sono spontanei, per ottenere tutti i benefici che possono venirci dal ridere. E visto che il fisico umano non distingue tra risata spontanea e ridere simulato, anche nel caso della risata autoindotta si ottengono gli stessi benefici. La disciplina è nata dall’intuizione di un medico indiano, Madan Kataria, il quale ha costituito il primo club dello yoga della risata nel 1995. Ora i club sono circa 8 mila e sono presenti in oltre 60 Paesi, tra cui l’Italia. Nel suo libro “Ridere senza motivo” il dr. Kataria spiega che tutto è nato da un gruppo di appena cinque persone con riunioni in un parco pubblico. In seguito è maturata la consapevolezza che ridere non era solo un atto di gioia e di divertimento, ma un mezzo per entrare in contatto con i lati più profondi di sé.
Lo yoga della risata si pratica in gruppo perché si combinano insieme la giocosità tipica dell’infanzia e il contatto visivo. Si comincia con alcuni esercizi di riscaldamento, come stretching, vocalizzazioni, movimenti come battere le mani, per sciogliere la tensione, abbassare i freni inibitori e stimolare il desiderio di gioco. Si combinano gli esercizi di respirazione profonda e diaframmatica dello yoga con le prime simulazioni di risata e in breve tempo il ridere diventa contagioso e si trasforma in risata autentica, sostenuta e prolungata. Le risate si alternano con gli esercizi di respirazione, arrivando a risultati fisiologici significativi in circa venti minuti: il fisico e il cervello ottengono in questo modo una migliore ossigenazione e un maggior benessere generale.
Si possono anche compiere sessioni di meditazione della risata in cui, da una posizione seduta o sdraiata, si lascia che il ridere fluisca liberamente e in modo destrutturato. In questo caso si alterna il ridere con esercizi di rilassamento guidato. Insomma, come dicono i proverbi, “ridere fa buon sangue” e “ridere è la miglior medicina”: lo yoga della risata aiuta quindi ad aggiungere più risate alla vita, facendoci anche sviluppare un sano senso dell’umorismo.