A tavola

Fame nervosa: da dove nasce quella irrefrenabile voglia di spuntini

Perché ci capita di aver di nuovo fame dopo un breve intervallo dall’ultimo pasto, anche se questo è stato ricco e abbondante

17 Mag 2024 - 05:00
 © Istockphoto

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Ci sembra di aver di nuovo fame, eppure ci siamo alzati da tavola solo poco tempo fa. Da dove nasce questo desiderio di spuntini, possibilmente sfiziosi e a base di cibi poco sani, che non ci lascia tregua? Poco importa se abbiamo consumato un pranzo o una cena particolarmente ricco: sembra, anzi, che quanto più abbiamo mangiato, tanto più abbiamo desiderio di altro cibo ancora. I meccanismi che regolano la fame nervosa e la ricerca esasperata di comfort food sono da tempo al centro di numerosi studi scientifici, e adesso una nuova ricerca potrebbe gettare nuova luce sull’argomento, rivelando il coinvolgimento di un’area del cervello il cui ruolo nella ricerca smaniosa di spuntini non era noto fino a questo momento. 

LA SMANIA PER GLI SPUNTINI: CHE COSA DICE LA SCIENZA

  Perché, poco dopo aver concluso un pasto, anche molto abbondante, ci ritroviamo con il desiderio di mangiare di nuovo, anche se è passato un intervallo breve e non è possibile che il nostro stomaco sia già vuoto? È la domanda a cui cerca di rispondere uno studio statunitense, condotto da un gruppo di psicologi dell’Università della California-Los Angeles, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica “Nature Communications”. Lo studio è particolarmente interessante, pur essendo stato condotto sulle cavie da laboratorio e non sugli uomini, perché ha aggiunto nuovi elementi alle nostre conoscenze sui motivi che spingono alla ricerca di cibo a breve intervallo dai pasti. La fame, come è noto, nasce dal deficit che si crea nell’organismo tra l’energia disponibile e il suo utilizzo per le normali attività, come muoversi, respirare e regolare la temperatura corporea: quando il nostro corpo richiede nuova energia, l’ipotalamo invia una richiesta di cibo sotto forma di fame. La richiesta di cibo può nascere però anche dall’attivazione dei meccanismi che presiedono alla richiesta di piacere, situati in alcune aree del cervello, tra cui il nucleus accumbens, e legate alle caratteristiche gusto-sensoriali degli alimenti. Oltre a queste due funzioni principali, sembra che ne entri in gioco anche una terza: in questo caso sembra che i neuroni da cui dipende si trovino in una zona del cervello preposta ad alcune funzioni vitali e associata, insieme ad altre aree, alla risposta alla paura e all’ansia. Questa regione cerebrale è nota come grigio periacqueduttale (PAG), è situata nel tronco encefalico ed entra in gioco nella respirazione e nella regolazione del cuore, ma ha un ruolo anche ruolo nella risposta alla paura e all’ansia, dato che si accende nelle situazioni di minaccia e di stress. Sembra quindi avere una parte importante nella ricerca compulsiva di cibo. 

I TANTI PERCHÉ DELLA FAME NERVOSA

  Come hanno confermato molti studi, la fame nervosa è un appetito insaziabile che parte dall’anima e non dai bisogni del corpo: è la necessità di rispondere con il cibo a un bisogno esistenziale che non trova risposta in modo diverso. Il fatto di sentire nuovamente l’impulso a mangiare, anche a breve distanza da un pasto, può derivare da questo bisogno profondo o da altre cause ancora: la sazietà, infatti, è generata dal corretto apporto di diversi nutrienti (carboidrati, proteine, lipidi e fibre) dai quali dipende la produzione equilibrata di alcuni ormoni che a loro volta regolano l’equilibrio glicemico e quindi il senso di fame Un pasto sbilanciato o carente di alcuni nutrienti ci farà sentire di nuovo affamati entro poco tempo. Lo stesso accade se a mancare sono gli elementi che generano gli stimoli gusto-sensoriali: un pranzo affrettato e con poco sapore, anche se molto calorico, potrebbe risultare poco saziante. È esperienza comune anche l’influenza che gli stati emotivi negativi, come lo stress e l’ansia, possono influire sul senso di fame e di sazietà. 

LA FAME NERVOSA NON VUOLE CIBI SANI

 l comfort food, ovvero il cibo consolatorio, che sia di sapore dolce o salato per lo più non è cibo sano. È difficili infatti che, quando sentiamo la necessità di ricompensarci con qualcosa di buono, ci sentiamo attratti da una mela o da una carota da sgranocchiare. La nostra scelta tende a cadere sui dolciumi, su una vaschetta di gelato o su patatine fritte, pizza e salatini. Gli studi dedicati alla fame nervosa ci hanno rivelato che la preferenza per il sapore dolce o salato è innata e che le consistenze hanno grande rilevanza, con particolare propensione per le i cibi cremosi o per quelli croccanti. Possono influire sulla scelta del cibo anche fattori di natura psicologica ed emotiva e le precedenti esperienze con il cibo, a partire da quelle maturate in ambito familiare e negli anni dell’infanzia. 

COME RESISTERE ALLA SMANIA DI PILUCCARE DI CONTINUO

 È inutile dirlo: la smania di passare da un pasto a uno spuntino e rimettersi a tavola dopo un altro breve intervallo deve essere contrastata se non vogliamo far saltare la conta quotidiana delle calorie. Gli esperti suggeriscono uno schema alimentare con cinque pasti al giorno, ma i pasti principali devono essere moderati e gli spuntini non devono trasformarsi in mini-pasti, ma avere un equilibrio sia dal punto di vista delle quantità, sia nel bilanciamento dei vari nutrienti. Sono da quindi da escludere gli alimenti ricchi in grassi e zuccheri semplici, tra cui dolciumi, gelati, bibite e succhi zuccherati; vanno bene invece la frutta fresca oppure quella a guscio come noci o mandorle, oppure un cubetto di formaggio, o una fetta di pane integrale con la bresaola. Per resistere agli attacchi di fame nervosa è bene comprendere le ragioni emotive che li scatenano e trovare ad esse una soluzione diversa dall’alimentazione.  È utile anche dedicarsi ad attività interessanti, che distolgano l'attenzione dal desiderio continuo di cibo, e praticare un po' di attività fisica che rilascia endorfine, gli ormoni del buon umore. In questo modo bruceremo almeno una parte delle calorie in più che abbiamo ingurgitato a tavola.
 

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