Per i nativi digitali i device sono più che un accessorio o uno strumento di comunicazione: è una parte del proprio corpo. I genitori devono essere capaci di comprendere questo approccio, affiancando i ragazzi senza demonizzare la tecnologia
© istockphoto
La generazione dei nuovi nativi digitali, che si approcciano alla tecnologia fin dalla più tenera età, è un fenomeno tutto nuovo. I genitori fanno fatica a comprendere l'importanza che tablet e smartphone hanno per i figli e spesso nascono conflitti. Secondo i dati della ricerca Net Children Go Mobile, finanziato dal Safer Internet Programme della Commissione Europea, il 53% dei ragazzi europei tra i 9 e i 16 anni possiede uno smartphone e il 48% lo usa ogni giorno per collegarsi a Internet.
Un fenomeno molto diverso dai cellulari di vecchia generazione, che servivano solo per telefonare o inviare qualche messaggio. "Il dispositivo palmare è una piattaforma complessa per chattare ed essere perennemente collegati alla rete, ascoltare e scaricare musica, giochi, applicazioni, messaggiare. Raramente per telefonare, visti i costi." dichiara Daniele Biondo, psicoanalista della Società psicoanalitica italiana (Spi), in uno studio sui nativi digitali. Si capisce quindi come la nuova tecnologia rappresenti ormai una protesi naturale per gli adolescenti.
La vera novità è che i dispositivi di ultima generazione allargano la dimensione pubblica del sé, i ragazzi perdono la dimensione privata con la continua pubblicizzazione del tempo privato sui social media o con le chat di gruppo. Infatti quando i genitori per punizione tolgono lo smartphone ai figli c'è una reazione molto violenta: "Molti adolescenti provano una rabbia enorme verso i genitori, perché lo sentono come un attacco alla propria persona e alla propria crescita, che li lascia senza via di fuga, come se gli si chiedesse di camminare senza una gamba, proprio perché l'apparecchio è una parte di sé, che lo tiene collegato al gruppo, fuori dalla famiglia" ci spiega Daniele Biondo.
Bisogna sempre ricordarsi però che, nonostante le reazioni, gli adolescenti non vogliono essere lasciati soli. Anche se i genitori a causa di un gap generazionale, sono incapaci di comprendere la "dipendenza da smartphone" e avvertono la perdita del loro ruolo educativo, non devono rinunciare a impartire regole e divieti. Devono essere capaci di fare da "mediatori tecnologici", pur non comprendendo fino in fondo i nuovi dispositivi. Insomma, una complicazione non da poco che si va ad aggiungere alle già numerose problematiche dell'essere genitori ed educatori!