Tante curiosità su questo personaggio amatissimo dai bambini che viaggia su una scopa e riempie le calze di cose buone
La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte, accompagnata da neve, gelo e vento di tramontana. I bambini la conoscono così e non ci sono dubbi possibili. La simpatica vecchietta, con il suo naso adunco, il fazzoletto pesante o la sciarpa avvolto in testa per difendersi dal freddo, viaggia a cavallo della sua scopa nella notte tra i 5 e il 6 gennaio per riempire di dolci e di cose buone le calze che i bambini hanno lasciato appese al camino o, in mancanza di questo, vicino alla finestra. E di solito è generosa in dolcezza, forse per farsi perdonare il fatto che “tutte le Feste si porta via” e che dal 7 gennaio torneremo a scuola o al lavoro. Intorno alla Befana si raccolgono storie e leggende che è bello conoscere.
GIOVANNI PASCOLI E LA SUA POESIA – Uno dei più illustri seguaci della Befana è stato il poeta Giovanni Pascoli, tanto che, alla fine dell’Ottocento, le ha dedicato una poesia intitolata appunto “La Befana”. Vale la pena sottolineare che il marketing non è riuscito a imporre cambi di look a questo personaggio, come invece è successo a Babbo Natale, il quale nel 1931 fu costretto ad abbandonare la sua classica tenuta verde, mutuata da Santa Klaus, per indossare l’iconico costume rosso Coca Cola con cui lo conosciamo oggi. La Befana è sempre stata una vecchietta stanca e piena di acciacchi, vestita di “neve, gelo e tramontana” dai quali si ripara con scialli e vecchie sciarpe. Eppure, è una vecchietta buona, sotto un aspetto un po’ burbero: non viaggia su una slitta scintillante trainata da renne, ma su una umile scopa di saggina, trasportando dolci e caramelle in un sacco rattoppato o al massimo in una gerla di vimini agganciata sulle spalle. Dato che, scendendo dai monti a notte fonda, sempre come racconta il Pascoli, visita i paesi e le città di casa in casa, osservando dalle finestre, si suppone che la sappia lunga, tanto che sceglie sempre con sicurezza i dolci preferiti di ogni bambino e sa perfino se è il caso di aggiungere qualche burletta alla calza di chi è stato un po’ monello, come un pezzetto di carbone, oppure una patata.
PROIBITO PENSARE CHE SIA UNA STREGA – Nonostante il suo look non proprio accattivante la Befana non ha niente a che fare con le streghe, tanto che è del tutto sbagliato raffigurarla con il cappello a punta. La Befana, come abbiamo già detto, si ripara la testa dal freddo avvolgendosi in un fazzolettone o in una sciarpa. In comune con le streghe ha solo la sua consuetudine al volo. La sua origine può essere ricondotta al personaggio celtico di Perchta, una figura femminile che impersona l’inverno e che è nota nei diversi Paesi europei con nomi differenti, tra cui Bertha in Gran Bretagna, Berchta in Austria e Svizzera, Frigg in Scandinavia, Holda o "Frau Holle" in Germania. Secondo alcune fonti la Befana, però, sarebbe ancora più antica e risalirebbe ad antichi rituali pagani di epoca pre-romana, legati alla cultura contadina e al ciclo delle stagioni e al solstizio d’inverno. Successivamente, in epoca romana, è nata la consuetudine di celebrare la Dodicesima Notte dal solstizio d’inverno, momento in cui le giornate ricominciano ad allungarsi, quando la natura cominciava a rinascere. In queste dodici notti, si credeva che le campagne coltivate fossero sorvolate da figure femminili capaci di propiziarne la fertilità. Dato che la Dodicesima Notte dal Solstizio è appunto quella tra il 5 e il 6 gennaio, ecco che il mito riconduce alla Befana e alla sue consuetudini di volare su una scopa.
PERCHÉ LA BEFANA SI CHIAMA COSÌ - Il nome deriva da "Epifania", che in greco significa “manifestazione”, la festa in cui si celebra la presentazione di Gesù al tempio e la sua prima proclamazione al mondo come Figlio di Dio da parte dell’anziano sacerdote Simeone, raccontata dall'evangelista Luca. La tradizione popolare, consolidata alla fine del Medioevo, lega la figura della vecchietta volante a quella dei re Magi, i quali sulla loro strada verso Betlemme, a un certo momento persero la strada. Si fermarono quindi a chiedere informazioni finché una vecchietta non indicò loro la giusta via. Gaspare, Melchiorre e Baldassarre la invitarono allora a unirsi a loro per andare a portare doni a Gesù Bambino: l’anziana rifiutò, ma poi si pentì della sua pigrizia: riempì un sacco con tutti i dolciumi che riuscì a raccogliere e si mise in viaggio, sulle tracce dei Magi, per recarsi con loro a Betlemme. Non riuscì però a raggiungerli e a trovare il Bambinello: cominciò allora a bussare a ogni porta, regalando dolcetti a ogni bambino che incontrava, nella speranza che uno di loro fosse Gesù Bambino.
PERTCHÈ LA BEFANA A VOLTE LASCIA IL CARBONE – La consuetudine di lasciare un pezzetto di carbone ai bambini un po’ monelli è legata alla consuetudine di accendere falò propiziatori all’inizio dell’anno, in particolare il giorno dell’Epifania, per bruciare simbolicamente l’inverno e per propiziare, con la cenere, la fertilità del suolo, in attesa di buoni raccolti. In molte società contadine, con un rituale che viene proposto ancora oggi, in quest’occasione si bruciava anche un fantoccio che raffigurava una vecchia, per liberarsi simbolicamente di tutto ciò che è brutto e vecchio, auspicando l’arrivo della nuova stagione e della buona fortuna. Il carbone della calza della Befana dovrebbe essere un talismano per la buona sorte, mentre invece rappresenta un piccolo castigo.
LE CONSUETUDINI FUORI DALL’ITALIA - La Befana è una tradizione tipicamente italiana, poco diffusa all'estero, ma molti Paesi hanno una propria consuetudine per celebrare l'Epifania. Un rituale molto amato dai francesi, ad esempio, consiste nel preparare per il 6 gennaio un dolce speciale, chiamato “Gallette du roi”, o Torta del re. All’interno del dolce è nascosto un piccolo oggetto, per tradizione una fava o un fagiolo: chi lo trova diventa Re per quel giorno, detto appunto “Le jour du Roi” (Il giorno del re). In Spagna, invece, i bambini riempiono le scarpe di paglia o di grano e le lasciano sui balconi o davanti alla porta di casa, per rifocillare i cammelli dei Re Magi dopo il loro lungo viaggio. In cambio del loro dono, il mattino successivo trovano caramelle e dolcetti.