Pari opportunità

Donne e gender gap nelle istituzioni: purtroppo un tema ancora attuale

Nel panorama internazionale l’Italia è agli ultimi posti per il rispetto della parità di genere, in quello europeo al quart’ultimo posto: la cultura delle pari opportunità fatica a decollare malgrado le promesse.

02 Giu 2014 - 09:00
 © ansa

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La battaglia per il consolidamento della cultura delle pari opportunità va avanti da anni collocandosi, solo ultimamente, tra le priorità politiche. Tanti sono gli studi scientifici che dimostrano le spiccate capacità manageriali che le donne hanno nel proprio DNA, ma ciò non basta ad annullare le discriminazioni di genere che ancora hanno spazio nelle istituzioni. Perché alle donne tocca sgomitare per ottenere quello che agli uomini viene riconosciuto senza sforzo?

Nell'ultimo governo guidato dal premier Matteo Renzi, la promessa di un parlamento snello e composto in egual misura da uomini e da donne è stata mantenuta:16 ministeri di cui otto guidati da ministri uomini e gli altri otto da ministri donne. Nonostante ciò, il gender gap (purtroppo) è ancora un argomento di grande attualità. Nelle classifiche internazionali, l'Italia sfiora gli ultimi posti per rispetto della parità di genere.

Dai risultati di un'indagine condotta nel 2011, Lorella Cedroni, professoressa di Filosofia Politica all'Università La Sapienza di Roma, e Marina Calloni della Bicocca di Milano, hanno pubblicato un rapporto dal titolo Le donne nelle istituzioni rappresentative dell'Italia repubblicana: una ricognizione storica e critica in cui viene ampiamente evidenziato il fatto che l'Italia occupi il 54esimo posto su un campione di 188 Paesi per rappresentanza femminile in Parlamento. A confronto solo con i Paesi dell'Unione europea, in quel momento, risultava quart'ultima.

Ma se in Italia siamo in una situazione triste, sapere che il tema è attuale anche a livello europeo dovrebbe rincuorarci. Mal comune mezzo gaudio.A novembre 2013, infatti, la Commissione di Bruxelles viene esortata da una risoluzione del Parlamento europeo a “sostenere gli Stati membri nella riduzione del divario retributivo di genere di almeno 5 punti percentuali ogni anno, con l'obiettivo di eliminarlo entro il 2020″. L'anno precedente, nel 2012 cioè, sempre il Parlamento europeo bloccò per diversi mesi la candidatura del governatore della Banca centrale lussemburghese, Yves Mersch, nel board della Bce a causa dell'assenza di donne nel direttivo dell'Eurotower.

La domanda resta sempre una: perché nonostante la tanto osannata cultura della meritocrazia, nelle istituzioni vengono effettuate scelte in base al sesso? E soprattutto basta veramente effettuare un'analisi delle problematiche, dei linguaggi e degli stereotipi che hanno penalizzato la presenza femminile nella società per ottenere un reale rafforzamento della cultura di genere - rispecchiato nella realtà? O è necessario solo attendere il normale decorso di questa rivoluzione già in atto da tempo?

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