La lotta per la parità tra i sessi ha portato a grandi risultati. Nonostante ciò all'interno delle coppie le donne sono ancora in svantaggio
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Sebbene ci siano importanti segni di emancipazione che arrivano dalle istituzioni, ci sono anche altri aspetti che riguardano il nostro modo di orientarci nei rapporti uomo-donna, da affrontare per arrivare a una vera e propria parità fra i componenti adulti di un nucleo familiare. Sempre più spesso sono le donne che vanno alla disperata ricerca della parità ma che poi, contemporaneamente, si rinchiudono in gabbie fatte da ruoli convenzionali e tendono a tenersi strette le differenze di genere.
Il giorno stesso del matrimonio si comincia a scavare quello che sarà il divario fra uomo e donna. Come? Con l'esaltazione della figura della sposa che con trucco, parrucco e patinatura rappresenta l'espressione più eclatante dell'ossessione del mito della bellezza femminile. La sposa viene vista come un simbolo assoluto di bellezza, un oggetto da ammirare. Un oggetto.
E a questo oggetto spesso non viene associata nessuna idea di cultura e intelligenza. Non si pensa che la sposa sia stupida, non si pensa che sia intelligente. Il fatto è che non si pensa alla sposa in una maniera diversa da come si penserebbe a un bellissimo ed elegantissimo vestito. Durante la vita coniugale che segue, sempre più coppie suddividono i ruoli, i compiti e i lavori domestici in base agli impegni lavorativi di entrambi. Nonostante queste nuova e sempre più moderna organizzazione familiare, i dati Istat rivelano che sono le donne italiane a occuparsi delle attività legate alla casa lavorando 11 ore in più in media alla settimana, senza essere retribuite, rispetto ai compagni uomini.
L'idea e la soluzione è quella di educare le giovani generazioni a pensare che non esistano compiti da donna e compiti da uomo ma che tutti possano far tutto. Anche crescere i bambini, compito anch'esso ricoperto sempre più spesso dalla donna. Nonostante mamma e papà potrebbero darsi ruoli intercambiabili in una genitorialità libera da stereotipi culturali, la sproporzione del tempo che donne e uomini passano con i figli pende sempre a (s)favore delle donne. In ultimo anche se si parla di un atteggiamento da condannare come quello dell'infedeltà coniugale, la società tende a colpevolizzare diversamente uomo e donna.
Un uomo che tradisce viene perdonato e salvato dalla regola che vede l'uomo cacciatore, che non sa resistere al fascino femminile e ha esigenze e istinti diversi. Una donna infedele viene invece etichettata come “rovina famiglie” e poco di buono. Questo atteggiamento è stato supportato dalle istituzioni fino al 1981 data fino alla quale in Italia il “delitto d'onore” e il "matrimonio riparatore" hanno fatto parte del codice penale.