Che cosa i padri possono imparare da questo difficile momento di lotta al coronavirus per essere in prima linea nella professione, ma anche in famiglia
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Anche se i nostri pensieri sono assorbiti dal difficile momento che stiamo vivendo, non dimentichiamo che giovedì 19 marzo è la Festa del papà. Oltre agli auguri di rito ai tutti i padri e ai nonni, che sono papà due volte, la giornata è l’occasione per ragionare su alcuni temi legati al ruolo paterno e genitoriale nella difficile società del Terzo Millennio. La particolare esperienza di questo periodo di lotta al coronavirus ci offre anche alcuni spunti di riflessione e la possibilità di sperimentare alcuni schemi di comportamento che potrebbero rivelarsi utili quando torneremo alla normalità.
Gli ultimi dati ISTAT in Italia sono molto preoccupanti: nel 2019 sono nati 67 bambini rispetto a 100 persone decedute, contro i 96 di dieci anni fa. Se da un lato si conferma che in media il numero di figli per donna è pari a 1,29, il Rapporto annuale sugli indicatori demografici evidenzia l’innalzamento dell'età media al parto, che ora si attesta intorno ai 32,1 anni. Lo scenario è inquietante, ma qualcosa potrebbe cambiare con il contributo di tutti noi. Le imprese sono ovviamente le prime a dover mettere in campo iniziative per sostenere la genitorialità, ma anche i “papà in carriera” sono chiamati a cogliere tutti i lati positivi di quanto stanno sperimentando in questi giorni per supportare davvero le compagne nella gestione dei figli ed esserne parte attiva. Perché non c'è maggiore ostacolo alla decisione di mettere al mondo un figlio della consapevolezza di quante siano le difficoltàda affrontare sul cammino di un genitore.
Intoo, la società di Gi Group che con il servizio Moms@Work aiuta le imprese nella gestione integrata della maternità delle dipendenti, da alcuni anni si occupa anche dei lavoratori papà e segnala le opportunità di cui far tesoro oggi per cambiare approccio e vivere una genitorialità davvero condivisa quando l’emergenza di questi giorni sarà superata. Come spiega Alessandra Giordano, Direttore Delivery di Intoo, “in Italia le donne che rientrano al lavoro dopo la maternità cercano spesso rifugio nel part time o si accontentano magari di un ruolo minore perché così si sentono più tranquille rispetto alla complessità che si trovano a gestire, ma così facendo perdono terreno, fiducia e anche speranza di poter accudire in futuro altri”. Tuttavia, anche le difficili giornate di questo periodo in cui siamo costretti a restare chiusi in casa possono essere trasformate in un vero e proprio laboratorio per provare nuove soluzioni, comprenderne a fondo il significato e il valore, e per trovare insieme alla propria compagna un nuovo equilibrio da mettere in pratica in questo momento così critico e poi da conservare quando torneremo finalmente alla normalità.
Ecco allora cinque consigli da mettere in pratica subito.
1.Presenza in ufficio non vuol dire efficienza – Lo smart working è l’arma vincente che ci ha permesso di restare al riparo in casa senza fermare l’attività lavorativa. Stiamo toccando con mano che esistono modalità diverse di essere produttivi anche senza essere fisicamente presenti: anche i papà potranno sentirsi quindi più fiduciosi e sicuri di sé nel richiedere alla propria azienda una maggiore flessibilità nei luoghi e negli orari di lavoro, anche nei casi in cui non venisse più prevista regolarmente.
2. Delegare per avere più tempo da dedicare ai figli – La necessità di dover mantenere le distanze fisiche conservando la nostra operatività, in molti casi ci ha costretto a delegare. Avremo così compreso che il controllo non coincide con la presenza e delegare è un’occasione di crescita per i membri del team, chiamati ad assumersi maggiori responsabilità. Questo tipo di consapevolezza può essere cruciale se il papà occupa un ruolo di responsabilità lavorativa, ma vuole affiancarsi più da vicino alla compagna nella gestione dei figli.
3. Rispettare le vere priorità – Quando si parla di lavoro, non tutto è urgente, mentre questo difficile momento ha fatto toccare con mano anche ai padri di famiglia alcune necessità imprescindibili e non legate al mondo lavorativo. L’arrivo di un figlio cambia inevitabilmente le priorità anche dei papà: imparare a stilare una lista di cose con vera precedenza aiuta a trovare un migliore equilibrio tra vita lavorativa e vita privata.
4. L’unione fa la forza: più collaborazione con i colleghi – Il fatto di doversi mantenere a distanza, dopo qualche difficoltà iniziale, potrebbe aver rafforzato molte relazioni. Condividere il ruolo di genitori oltre a quello di lavoratori permette di confrontarsi con altre persone che stanno affrontando lo stesso cambiamento e le stesse difficoltà, rendendo più solidi i legami, creando nuove alleanze. Il fatto di diventare genitori sviluppa anche alcuni tratti “morbidi”, o soft skill, tra cui l’empatia e l’intelligenza emotiva; da queste capacità deriva spesso un miglior clima lavorativo in generale. Anche i papà si sentiranno autorizzati ad esempio, a chiedere collaborazione ai colleghi, magari fissando le riunioni dopo un certo orario, aiutando anche i neopapà a sentirsi più compresi.
5. Per le mamme - Non farsi spaventare, ma diventare parte attiva - Le donne devono essere le prime a non rinunciare al proprio lavoro e, dal punto di vista emotivo, alla possibilità di fare carriera, chiedendo ai propri compagni una fattiva collaborazione nella gestione ella famiglia. Il fatto di sapere che il partner è loro alleato e complice non può che fare la differenza nella vita familiare. Non ultimo, se un papà davvero collaborativo e consapevole ha collaboratori e colleghi, uomini e donne, di cui è responsabile, questi ultimi ne trarranno sicuramente vantaggio.