Le donne, a parità di mansione, continuano a guadagnare meno dei colleghi maschi. Ma qualcosa si può spuntare
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La realtà è ben nota soprattutto alle lavoratrici di sesso femminile: a parità di mansione e ruolo, il differenziale retributivo tra i due sessi, il cosiddetto gender pay gap, è ancora importante e ben lungi dall’essere superato. Spesso, le trattative individuali con il datore di lavoro non portano a risultati significativi, ma si può cogliere l’occasione per spuntare qualche concessione su aspetti non strettamente monetari, ma comunque importanti per sé, per la qualità della vita e per il proprio sviluppo professionale.
Secondo gli ultimi dati OCSE nel 2019 il differenziale retributivo orario tra uomini e donne si attesta sul 5,6% per i lavoratori full time mentre, secondo i dati Eurostat, riferiti all’anno 2017, nel settore privato il delta arriva addirittura al 20%. Se la trattativa diretta, sul fronte economico, non dà buoni risultati, per superare almeno in parte questo divario si possono mettere in atto alcuni accorgimenti, spostando l’attenzione su altri elementi non monetari, ma che possono fare comunque la differenza nella qualità della vita e nella soddisfazione professionale
Alessandra Giordano, Direttore Delivery di Intoo, la società di Gi Group leader nei processi di sviluppo e transizione di carriera, che tramite il progetto Moms@Work aiuta le imprese nella gestione integrata della maternità delle dipendenti, spiega che molto dipende innanzi tutto dall’atteggiamento delle lavoratrici. “Le donne devono imparare a essere più confidenti in se stesse ed esitare di meno nelle richieste, anche quando si tratta di aumenti di stipendio, anche da mamme”. Il suggerimento di Alessandra Giordano, in ogni caso, è di non focalizzarsi esclusivamente sulla retribuzione; ci sono altri aspetti che può essere utile tenere presenti perché possono migliorare la qualità della vita lavorativa e compensare, almeno in parte, un salario inferiore. Si può ad esempio migliorare la vita familiare e salvaguardare contemporaneamente la propria professionalità.
Ecco ad esempio, alcuni aspetti su cui puntare:
- Corsi di formazione; nell’ambito di una competenza professionale prevalente o di un obiettivo futuro dell’azienda si può chiedere al datore di lavoro di coprire le spese per un Master di alta formazione o un Corso di specializzazione al termine del quale candidarsi a nuova responsabilità o al possibile sviluppo di un’area di interesse per l’azienda.
- Flessibilità oraria; invece di un orario classico, si può chiedere di creare un monte ore ad hoc, oppure concordare orari e tempi extra da utilizzare per le diverse esigenze personali, dai colloqui a scuola alle visite mediche per i figli, fino ad altre formule utili per l’accudimento di familiari.
- Benefit diversi: molte aziende li prevedono e coprono un range anche molto ampio di possibilità, dalle polizze sanitarie alla copertura di spese scolastiche per i figli. L’importante è individuare le voci di spesa davvero adatti e rilevanti per le proprie specifiche esigenze e avanzarne richiesta. Se si tratta di proposte nuove, si possono anche portare all’attenzione dell’azienda che potrà così utilizzare anche al meglio e in modo più mirato le opportunità del welfare aziendale.
- Visibilità interna; si può chiedere di essere coinvolte in nuovi progetti che diano opportunità di crescita professionale e di visibilità. Esperienze di questo genere possono essere di grande valore individuale e rivelarsi molto gratificanti.
- Visibilità esterna; avere la possibilità di partecipare ad eventi, seminari o forum come ambassador della propria azienda, possibilmente in progetti e iniziative legati alle proprie specifiche competenze.