Nuovi scenari

Scuola multietnica: come può essere d'aiuto al bambino?

Un intreccio di tradizioni diverse che molti pensano possa disorientare i bambini. Invece può essere una enorme fonte di sapere

30 Gen 2015 - 16:57
 © agenzia

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I bambini e i ragazzi di oggi sono quotidianamente alle prese con una società multiculturale. Una realtà completamente nuova in cui devono imparare a orientarsi senza pregiudizi; agli adulti il compito di guidarli al meglio in una società in cui si trovano mescolati popoli e tradizioni diverse da esplorare una per una per arricchire il proprio bagaglio culturale e da guardare con occhi sensibili e curiosi, indirizzati verso la conoscenza.

In questo panorama, le scuole multietniche sono una realtà ormai presente in tutto il territorio italiano. Sicuramente più numerose nelle città rispetto ai paesi di provincia, al contrario di quanto si possa pensare, vengono viste da alcuni come delle piccole torri di Babele in cui, al posto delle lingue, sono le tradizioni e le filosofie diverse a mescolarsi confusamente.

Ciò porta questi genitori a vivere con molta apprensione la presenza di altre etnie all'interno della classe del proprio bambino. Non si tratta di razzismo ma di una prospettiva limitata ed errata dalla quale viene osservata la situazione. Spesso si commette l'errore di pensare che una classe multietnica possa disorientare i bambini a causa delle diverse culture (oltre che lingue e colori) shackerate al proprio interno.

Al contrario, entrare in contatto con la diversità favorisce la predisposizione alla conoscenza dell'altro, aiuta i bambini a considerare l'altro come una risorsa dalla quale attingere, facilita l'avvicinamento, l'interazione e la comprensione delle altre culture, valorizza le differenze e, infine, predispone il bambino a individuare i punti di contatto tra le culture diverse.

Un aiuto che potrebbe tranquillizzare i genitori può venire dallo stesso personale scolastico e dai programmi didattici che dovrebbero perseguire lo scopo dell'integrazione multirazziale in maniera spontanea aiutando il bambino a percepire il "diverso da sé” in modo naturale attribuendo autonomamente all'interculturalità il ruolo di risorsa in più che arricchisce, allontanando l'idea che si tratti di un problema da risolvere.

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