Barbara Beltrami, Country Manager Italia di Unibet
© ufficio-stampa | Barbara e lo sport nelle sue Dolomiti
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Appassionata di sport e cinema, ma attenta alle dinamiche del mercato: Barbara Beltrami, Country Manager Italia di Unibet, si racconta a Tgcom24
di Carlotta Tenneriello© ufficio-stampa
Flessibilità e intuito, ma anche tanta determinazione e passione: queste le caratteristiche di una storia di successo, quella di Barbara Beltrami. Dalle Dolomiti all'Isola di Malta, la manager di Unibet non ha voluto rinunciare alla maternità e alla famiglia, ma con grinta ed entusiasmo ha affrontato i cambiamenti e colto le opportunità arrivando al successo professionale.
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Buongiorno, Barbara. Il suo telefono ha un prefisso un po’ strano.
Sì, è un numero maltese: vivo a Malta da sette anni ormai.
Ma lei non è maltese, mi pare...
Assolutamente no: sono di Madonna di Campiglio, trentina doc, ma mi sono trasferita a Malta per via della mia attività professionale. L’azienda per la quale lavoro, Kindred Group, che opera in Italia con il marchio Unibet, ha sede a Malta, come molte altre aziende che operano nel settore del gaming online. Mia figlia Victoria, che oggi ha sei anni e mezzo, è nata qui e tutto sommato vivere a Malta non è affatto male: non ci si sente troppo lontani da casa, ma si respira un’aria multiculturale, tenuto conto che sono in molti quelli che ci si trasferiscono qui da tutta Europa e non solo.
Mi racconta come è arrivata al gaming online?
Ho studiato Lingue e Scienza della Comunicazione all’Università Cattolica di Milano e, appena laureata, ho lavorato per una importante azienda alimentare e poi per una casa editrice specializzata nel trade, per la quale seguivo anche l’organizzazione di eventi. Ho iniziato a interessarmi al settore del gaming, che all’epoca era nuovo nuovo e in fase di sviluppo in Italia (e parliamo di una decina di anni orsono) poiche’ rappresentava un interessante nuovo settore merceologico per l’azienda per cui lavoravo, così quando attraverso un social network professionale sono stata contattata da un’azienda multinazionale leader questo settore per una posizione di marketing manager, non ho avuto esitazioni e ho colto al volo l’opportunità.
Il settore del gaming è un po’ misterioso.
Diciamo che da ormai una decina di anni il settore è stato abbastanza sdoganato, poiché esiste un’offerta di gioco assolutamente legale e regolamentata, molto ampia e variegata, ma sicuramente si può dire che è un settore che culturalmente nel nostro Paese non gode di una ottima reputazione e, per molti versi a mio avviso, a torto. Il comparto del gioco legale e disciplinato dalla legge e in particolar modo l’online, del quale mi occupo, rappresenta in realtà un fiore all’occhiello sia per quanto riguarda l’ambiente aziendale, sia per quanto riguarda la tutela e la sicurezza dei giocatori. E’ facile parlando di gioco fare di tutta l’erba un fascio, ma la domanda di gioco esiste ed è una fortuna che in questi anni lo Stato sia riuscito a veicolarla verso un’offerta sicura per la tutela del consumatore. Le aziende multinazionali, come quella per cui lavoro, operano come concessionarie dello Stato per garantire i massimi livelli di sicurezza e trasparenza.
Essere donna in questo business: difficile?
No, non lo è pur trattandosi di un ambiente prettamente maschile: quando si parla di calcio e scommesse sportive, non potrebbe essere diversamente. Mi trovo molto spesso a partecipare a riunioni o viaggi di lavoro dove sono l’unica donna presente, ma non mi sono mai sentita un pesce fuor d’acqua. Onestamente devo però precisare che da oltre dieci anni lavoro con multinazionali e questo forse mi ha agevolato. Unibet, per esempio, è una società svedese per nulla discriminatoria, ma dove al contrario la diversità rappresenta un valore, che si tratti di religione, formazione o sesso, e per questo viene ricercata. Si tratta, lo ammetto, di aziende molto avanti in termini di cultura sociale. Inoltre, è importantissimo anche il tema della flessibilità: pur dovendo viaggiare molto e avendo un lavoro impegnativo, la mia azienda garantisce una totale flessibilità, il che significa che si può lavorare da casa all’occorrenza: senza questa opportunità sarebbe davvero difficile gestire famiglia, una bambina piccola il e lavoro e da questo punto di vista credo che in Italia ci siano ancora passi da gigante da fare!
Che cosa la affascina maggiormente del suo lavoro?
Sicuramente il fatto di poter imparare ogni giorno qualcosa di nuovo sul campo, il fatto di essere in ambiente multinazionale estremamente dinamico e stimolante e, last but not least, la possibilità che mi è stata offerta di crescere professionalmente
La gestione familiare non deve essere semplice.
Ammetto di avere una enorme fortuna: mio marito mi è di grande supporto. E’ un manager anche lui e come per me la sua azienda ha sede a Malta. Con nostra figlia siamo stati sempre assolutamente intercambiabili, se non ci sono io c’è lui e viceversa. Lui mi incoraggia sempre a seguire i miei sogni professionali e non mi ha mai fatto pesare il fatto di non poter essere sempre presente a causa del mio lavoro: senza questo equilibrio ammetto che sarebbe molto più difficile.
Gaming e scommesse: è un tema delicato per i più piccoli.
Esistono una moltitudine di temi delicati per i piccoli. Il mio approccio è sempre stato quello che non esistono temi tabù, ma è giusto parlare con i nostri figli di qualsiasi cosa, in un modo che sia per loro educativo. Mia figlia è ancora troppo piccola per capire il valore del denaro e il concetto del gioco a soldi (pensi che è convinta che i soldi si possano prendere al Bancomat senza doverli prima mettere in banca… "magari!" direbbe qualcuno), ma non ho alcun problema a spiegarle che lavoro faccio quando me lo chiede. Il gioco, se approcciato nel modo corretto, è un divertimento, tanto quanto andare al cinema. Preferisco che mia figlia sia consapevole che si tratta di una cosa normale (anche se va gestita con consapevolezza) piuttosto che sviluppi l’idea che è un qualcosa di proibito, un po’ come con tutti i temi “delicati”, come per esempio il consumo di alcolici.
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Cosa consiglierebbe alle donne che ambiscono a fare carriera nel mondo del lavoro?
Credo che nel mondo di oggi sia fondamentale saper cogliere le opportunità che si presentano, perché è certo che si presentano sempre, basta solo saperle vedere e avere apertura mentale anche su mercati che possono crescere; in una parola, essere flessibili. La mia storia personale è una testimonianza in questo senso: io ho sempre nutrito una profonda passione per il cinema, al punto da fare un master come sceneggiatrice e storyteller, ma mi sono resa conto che si trattava di un settore molto chiuso dove era difficile entrare; al contrario, mi sono guardata attorno e ho capito che il gaming rappresentava davvero un’opportunità, assumendomi ovviamente dei rischi ed essendo comunque disponibile a viaggiare e a spostarmi.
Un valore da trasmettere a sua figlia?
Quello che vorrei trasmettere a Victoria più di qualsiasi altra cosa è che deve come donna costruirsi una sua indipendenza, senza però dover rinunciare alla maternità e alla famiglia. Io sono convinta che facendo le scelte giuste noi donne possiamo avere sia una vita professionale che famigliare felice, senza dover sacrificare una a scapito dell’altra.
Cosa fa nel tempo libero?
Io sono appassionata di sport e mi piace l’attività fisica, quindi il mio tempo libero è dedicato allo yoga (di cui sono anche insegnante) e allo sci. Ho anche aperto un fitness club insieme ad altri soci, del quale vado molto orgogliosa. D’altra parte, in cucina non sono abilissima, anche se amo mangiare in modo sano, prediligendo un regime alimentare ove siano presenti verdure e cibi bio: in pratica, a casa mia si mangiano principalmente insalate.
In confidenza: cosa le piace di sé?
Sono una persona positiva e ottimista, forse fin troppo. La convinzione di riuscire in quel che mi prefiggo fa in modo che io ci riesca davvero. D’altronde, per me è importante divertirmi facendo un lavoro che mi piaccia. Qualcuno mi rimprovera la troppa ambizione, perché tendo a lanciarmi in molti progetti diversi contemporaneamente. Nel tempo ho imparato a non essere troppo severa con me stessa, a volermi bene e a chiedere aiuto se ce ne è bisogno, lasciandomi alle spalle i sensi di colpa che non servono a nessuno, né in famiglia, né sul lavoro.