Women Power

"Adoro delegare, valorizzare le abilità dei miei collaboratori e vederne il successo"

Studi internazionali e una carriera importante: Monica Milone, Head of Affiliate Marketing & PR Europa di Amway, si racconta a Tgcom24

di Carlotta Tenneriello
24 Apr 2020 - 09:33

Gentile ed equilibrata, carica di energia e amante dell'alimentazione sana e degli animali; è Monica Milone, ai vertici di Amway, l'azienda americana leader mondiale nella vendita diretta di prodotti cosmetici e nutrizionali,

Monica Milone, Direttore Marketing & PR Europa di Amway

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© Ufficio stampa  | monica milone, amway, women power, storie di donne
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Ciao Monica, ce l’abbiamo fatta: so che sei sempre in viaggio.
E’ vero, viaggio moltissimo. Riconosco di avere un’agenda sempre molto fitta e giornate davvero molto intense.

Già che ci siamo, descrivimi la tua giornata tipo.
La mia giornata inizia al mattino molto presto con Ted, il mio golden retriever, che salta sul letto e mi chiama perché è ora di uscire. Devo dire che non mi pesa: mi piace fare una lunga passeggiata, godermi un po’ la natura prima di tuffarmi nel turbinio delle attività da svolgere. Per il ruolo che rivesto sono sempre in teleconference, oppure in videoconference, o in riunione qui in Italia o in qualche filiale che sto visitando per lavoro.  La giornata si chiude cercando di riuscire a imbastire una cena, quanto più possibile salutare, dal momento che punto su una alimentazione sana, e poi una passeggiata serale sempre col mio adorato amico a quattro zampe.

Con una vita così piena mantenere i rapporti sociali non deve essere semplice.
Approfitto degli spostamenti per sentire le amiche e la famiglia: il cellulare è un prezioso alleato. Considerando che il mio ufficio è a Milano, il team di cui faccio parte vicino a Monaco e i miei collaboratori sono dislocati in  dodici Paesi in Europa, dalla Polonia alla Turchia, tanto per fare un esempio, oltre che spostarmi in continuazione devo confrontarmi costantemente con persone e realtà molto diverse tra loro. Un buon esercizio, mettiamola così.

Mi piacerebbe sapere come sei arrivata in Amway.
Inizio col dirti che io provengo da una famiglia internazionale, avendo papà italiano e mamma spagnola, e che fin da piccola ho sempre girato il mondo. Già da bambina mi relazionavo in tre lingue, a parte italiano e spagnolo mi esprimevo in inglese, così, dopo il liceo classico, decisi di iscrivermi alla facoltà di Scienze Politiche con indirizzo Politica Internazionale, giacché il mio sogno era fare la carriera diplomatica. Dopo la laurea, per poco più di un anno rimasi in università come ricercatrice su progetti internazionali, ma siccome desideravo anche una indipendenza economica, iniziai a guardarmi attorno. Mi imbattei in un annuncio di un’azienda Americana, Amway appunto, che cercava una persona che sapesse bene l’inglese per la filiale italiana recentemente aperta a Milano. Risposi e, nonostante non avessi esperienza, mi assunsero.

Mi pare sia passato un po’ di tempo da allora…
Sì oltre trent’anni, quasi un’eternità! Quando cominciai il fatturato aziendale era di circa 500 milioni di vecchie lire a livello globale, ora l’azienda ha un giro d’affari di quasi nove miliardi di dollari e una distribuzione dei prodotti a livello mondiale. Si tratta di una società che ha avuto un’espansione internazionale enorme.
 
Come è stato il tuo percorso professionale?
Agli inizi mi sono occupata di marketing, poi ho assunto via via posizioni di crescente responsabilità. Diventai Direttore Marketing e poi mi affidarono un ruolo europeo. Nel frattempo però nacque mio figlio Alessandro, in assoluto quanto di più importante per me e che adesso ha ventotto anni. Amway mi diede la possibilità di lavorare part-time, tenuto conto che mi ero affacciata alle Relazioni Pubbliche e che mi ero fatta promotrice di un progetto molto importante. Per poterlo seguire, l’azienda mi diede uno dei primi telefoni cellulari, che sembrava una mattonella, e col quale portavo avanti il lavoro anche mentre ero ai giardini con il mio bambino o lo andavo a prendere o a portare nelle varie attività anche extrascolastiche. Mio figlio adora il tennis e dall’età di 14 anni lo pratica a livello professionistico, passione che lo ha portato via da casa molto presto, decisamente prima dei suoi coetanei. Ho colmato la “sindrome del nido vuoto” con due gatti e con Ted, che è un cane gentile, buono e allegro.

Non ti sei fermata qui, però.
In effetti, mi hanno poi affidato le Relazioni Istituzionali con Bruxelles e mi sono occupata dello sviluppo del brand di integratori alimentari NUTRILITE, che basa la sua filosofia sull’equilibrio e su un corretto stile di vita. In questo senso ho promosso anche una serie di iniziative volte a educare ad una sana alimentazione i bambini delle scuole a cui abbiamo spiegato, con esperti del settore, la piramide alimentare. Abbiamo inoltre sviluppato delle partnership scientifiche di grande rilievo come quella con i giocatori del Milan e il MilanLab.

So che hai trascorso anche qualche anno in Spagna.
Nel 2014 mi fu chiesto di occuparmi della filiale spagnola; al principio, si doveva trattare di una trasferta di un paio di mesi, che di fatto però si trasformò in una permanenza di ben tre anni. Mi fu affidato il ruolo di Direttore Generale per Spagna e Portogallo, una posizione molto importante e allo stesso tempo una grande sfida, perché mi ha portato totalmente fuori dalla mia comfort zone. Si trattava infatti di realtà molto complesse e, a lato di questo, era parecchio faticoso per me fare continuamente la pendolare nel fine settimana tra Madrid e Milano.
 
I risultati però sono stati eccezionali.
Lo ammetto, siamo passati da 12 milioni di fatturato nel 2014 ai 20 milioni del 2017, quando ho deciso di tornare in Italia. Un’esperienza bellissima, sia dal punto di vista professionale che umano, anche se molto impegnativa, vuoi per la lontananza dalla mia famiglia, vuoi per le diversità culturali, pure per me che sono mezza spagnola! Gli spagnoli infatti sono simili a noi per molti aspetti, ma per altri sono decisamente molto diversi: vivono tutto con molta più intensità rispetto agli italiani. Per come sono fatta io, sempre molto equilibrata, è stato decisamente pesante e mi ha richiesto molta energia.
 
E’ il motivo per cui sei tornata in Italia?
Era previsto che rientrassi in Italia, a casa, e in una posizione di maggior respiro. In questo momento infatti lavoro come Direttore Marketing e delle Relazioni Pubbliche delle 29 filiali Europee, che devono adottare strategie e PR ad hoc nei propri Paesi. Io sono un po’ il trait-d'union tra la capogruppo e le filiali ed ecco perché viaggio così tanto. Non è un problema, però: mi piace confrontarmi su argomenti simili, ma in realtà diverse, adoro il lavoro in team, mi piacciono le persone, amo delegare e valorizzare le abilità dei miei collaboratori e vederne il loro successo.
 
Sei una persona carica di energia e di voglia di fare, ma qualche frivolezza te la concedi?
Ma certamente! Adoro lo shopping, sono entusiasta e curiosa e attratta da tutto ciò che è bello, dal mercato rionale a quello dei paesi che mi capita di visitare. Mi piace la natura, ma anche l’alta moda. In generale prediligo i colori chiari, mi vesto sempre con abiti luminosi, dal grigio perla al beige chiaro.

Cosa ti rimproverano e cosa apprezzano di te?
Mi rimproverano di avere poco tempo da dedicare alle persone, ma questi sono i limiti del mio stile di vita attuale. Quello che apprezzano di più, è che io tratto tutti esattamente come io stessa vorrei essere trattata, ovvero con gentilezza ed educazione.
 
Per le donne lavoro e famiglia sono complicati da gestire?
Io credo che in Italia non venga favorita la donna che lavora. Non ci sono politiche serie per aiutare le famiglie con figli, dagli orari della scuola alle infinite vacanze estive. Per me è stato molto difficile: ero sola, anche se i miei genitori erano disponibili, non erano certo sostitutivi. Finché la società non darà agevolazioni permarranno le difficoltà e le donne si troveranno ancora a rinunciare alla carriera o alla maternità: una grande sconfitta.
 

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