Michela Uzzeni: da adolescente un po' monella a Project Marketing Manager di U-Power grazie a tanta curiosità ed entusiasmo
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Una storia di successo che parte da un piccolo paesino del novarese e che arriva a fino all'Estremo Oriente: Michela Uzzeni racconta il suo percorso professionale in un U-Power, azienda leader nella produzione di abbigliamento da lavoro.
Michela, buongiorno! Mettersi in contatto con te non è facile: sei in Cina in questo momento…
In effetti, attualmente mi trovo in Estremo Oriente, ma proviamoci comunque: la tecnologia ci viene in soccorso!
Mi racconti un po’ di te?
Mi piace definirmi scherzosamente una ragazza di campagna, in quanto arrivo da un piccolo paese che si chiama Soriso, in provincia di Novara, 700 abitanti in tutto. La cosa curiosa è che anche mio marito, il mio Presidente, arriva dallo stesso paese.
Che adolescente sei stata? Avevi già in mente cosa avresti fatto da grande?
A scuola ero una monella e ho terminato la mia carriera scolastica in terza superiore: avevo troppa voglia di indipendenza. In quegli anni avevamo tante realtà produttive in zona, che purtroppo oggi sono andate pian piano sparendo, quindi entrai a lavorare in produzione facendo appunto scarpe antinfortunistiche in quella che poi è diventata l’azienda di famiglia. Non avevo ben chiaro come sarebbe stato il mio futuro, ma una cosa la so per certo: oggi sono felice di essere la donna che sono con tutti i miei limiti, pregi e difetti.
Come sei arrivata in U-Power? Cosa significa per una donna occuparsi di scarpe da lavoro in un importante ruolo aziendale?
Tutto è successo quando mio marito si è rimesso in gioco dopo aver venduto il suo gruppo ad un fondo di investimento nel 2000. Ero a casa che facevo il ragù, ma la voglia di far qualcosa oltre al ruolo di madre cominciava a farsi sentire sempre più forte. Così abbiamo deciso di creare un settore dedicato all’abbigliamento da lavoro e ho sposato la causa innamorandomi perdutamente di questo progetto. Sono in U-Power da oltre dieci anni.
Quali difficoltà hai incontrato nel percorso professionale?
Diciamo che le difficolta inizialmente sono state tante. Volevamo essere importatori di abbigliamento da lavoro con una nostra decisa personalità e quindi la prima difficolta è stata cercare una stilista che potesse aiutarmi a studiare un abbigliamento più legato al mondo sportivo. Ho conosciuto Maria Teresa Castelli, che disegna capi sportivi per grandi brand, e da subito è nata una bella amicizia. Lei mi ha disegnato interamente la collezione e mi ha aiutata a fare prototipi in Italia per poi passare l’industrializzazione in Cina. Errori ne ho commessi: a volte ho ordinato più del dovuto non avendo trend storici su cui basarmi, ho fatto una collezione molto carina, ma troppo legata, ho scelto per alcuni capi tessuti forse un po’ troppo costosi… Tuttavia, oggi ho raddrizzato il tiro e tutti gli errori mi sono serviti per imparare, anche se a dire il vero ogni giorno imparo qualcosa di nuovo.
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Farsi accettare nel ruolo di Direttore Generale Marketing è stato complicato?
Io sono Project Manager del reparto Wear, adoro seguire le produzioni e seguire le richieste del mercato. Da quest’anno seguo anche le vendite ed entrare a contatto con i miei clienti è entusiasmante. Ritengo che il business sia importante, ma sono fermamente convinta che la differenza la facciano i rapporti umani. La nostra è un’azienda a conduzione famigliare, mi piace mettere il naso un po’ ovunque e trovo che il Marketing sia una parte dell’attività lavorativa molto divertente. Ho imparato tante cose che nella vita mai avrei pensato di apprendere e ho avuto la fortuna di conoscere persone che con molta pazienza mi hanno insegnato come muoversi in questo settore.
Il tuo successo più grande?
Ho tre splendidi figli Gaia, Giada e Nicolò: sono loro senza dubbio il mio miglior successo!
La famiglia: un sostegno, ma anche tanto impegno. Conciliare è la parola d’ordine…
La famiglia: il mio più grande sostegno, la mia forza, il mio nido. Un grande impegno, ma noi donne abbiamo la magia di riuscire a far conciliare tutto. Anche se a volte magari dimentichiamo un figlio al catechismo e arriviamo in ritardo, riusciamo a fare in modo che non sia un dramma, ci si faccia su una risata e non un tragico episodio per cui sentirsi in colpa. Quanto a mio marito… siamo fianco a fianco 24 ore su 24, forse la domanda andrebbe posta a lui: non è facile lavorare assieme, ma per me è un mentore, il mio più grande alleato.
Un invito alle donne che vogliono farsi strada nel mondo del lavoro.
Affrontare ogni sfida con il sorriso, anche quando ci sentiamo inadatte credere in noi stesse, perché siamo forti, siamo valore aggiunto in ogni azienda. Siamo la fonte della vita, mai dimenticarlo…
Se ti dovessi descrivere?
Sono una persona senza dubbio entusiasta della vita e decisamente curiosa e istintiva e inoltre adoro viaggiare. Ma quello che mi manca è riuscire guardare i film: da dieci anni a questa parte non riesco più a farlo perché mio figlio ha il monopolio del telecomando e a casa si vedono solo cartoni animati!