Francesca Moretti, Presidente di Terra Moretti
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Francesca Moretti, Presidente di Terra Moretti, racconta la sua storia ai lettori di Tgcom24
di Carlotta TennerielloCresciuta in mezzo alla natura, avvolta dai profumi del bosco, Francesca Moretti ha iniziato a essere affascinata dal mondo del vino fin da piccola, arrivando a ricoprire il ruolo di Presidente di Terra Moretti, una delle aziende vitivinicole più importanti in Italia e nel mondo.
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Francesca, ti chiamo dal mio ufficio di Cologno Monzese: so che questa città alle porte di Milano ti è cara.
È vero, proprio a Cologno Monzese ho trascorso parte della mia infanzia ed è un luogo a cui sono legata da bellissimi ricordi. I miei genitori hanno sempre viaggiato molto, per diletto e per lavoro, soprattutto in Francia. Quando andavano via mi affidavano a degli zii, che vivevano appunto a Cologno: per me era una pacchia, perché nutrivano nei miei confronti un sentimento di grandissimo affetto e stare con loro significava essere coccolata e al centro dell’attenzione. Mio zio aveva una piccola attività legata alla lucidatura del ferro e io ero assolutamente affascinata dal suo laboratorio, dalle spazzole che usava; quando poi andava a consegnare a merce, mi caricava sul suo motocarro e mi portava con sé, un vero spasso! Ricordo anche con grande piacere le gite della domenica, magari trascorse andando a pescare: una realtà assolutamente lontana e diversa dalla mia, legata a quell’epoca alla campagna dove vivevo.
Il legame con la natura non si è mai allentato.
Al contrario, fa assolutamente parte di me, ho la terra nel sangue. Ero ancora molto piccola, frequentavo le scuole elementari, quando papà acquistò la collina Bellavista e ci trasferimmo lì a vivere. Era un luogo bellissimo, ma ovviamente non c’era quasi nulla di quello che poteva interessare ad una ragazzina dopo essere tornata a casa da scuola; del resto ancora oggi Erbusco non è certo in grado di offrire tutto quello che si trova in una grande città. Tuttavia, per me quella collina era un luogo magico: appena finito di fare i compiti, mi rifugiavo nel bosco, dove facevo lunghe passeggiate perdendomi tra la bellezza di quella natura e di quegli alberi secolari.
Quando hai iniziato ad avvicinarti al mondo del vino?
È stato un avvicinamento graduale e del tutto inconsapevole. Quando le giornate erano troppo fredde o uggiose, invece che rifugiarmi nel silenzio del bosco, iniziai a scendere nella cantina che mio padre aveva deciso di costruire quasi per gioco sotto alla nostra casa. Adoravo sentire il profumo del vino, mi piaceva intrufolarmi e trascorrere del tempo in mezzo alle bottiglie. Pur di rendermi utile, iniziai a fare di tutto: lavare i pavimenti, incollare le etichette, scrivere gli indirizzi sulle fatture: un modo per passare il tempo, stare in compagnia e respirare quell’atmosfera così affascinante.
La decisione di dedicarti all’attività di vignaiola l’hai maturata fin da ragazzina.
Ho un ricordo molto chiaro di quando è successo. Avevo 14 anni e, terminato l’anno scolastico, papà mi propose di accompagnarlo a Bordeaux in un viaggio di lavoro assieme all’enologo. Ho memoria di un trasferimento quasi infernale: io soffrivo il mal d’auto e fummo costretti a fermarci in più occasioni perché mi sentivo malissimo. Quando alla fine arrivammo a destinazione, mi recai con papà alla fiera del vino e fu un’esperienza veramente fantastica. Proseguimmo poi verso la regione del Cognac e quando ci accingemmo a tornare a casa, mi fu regalato un portachiavi con una piccola bottiglia piena di liquore: prima di rimettermi in auto lo bevvi tutto, col risultato che dormii fino al rientro a casa. In quel momento ebbi l’illuminazione: volevo occuparmi di vino, quella era la mia strada.
Prima però ti sei preparata a dovere…
La mia decisione era così ferma che chiesi a papà se potessi frequentare l’unica scuola che vi era a quel tempo; si trattava però di un collegio maschile e a 14 anni non fu ritenuto adatto a me. Mi iscrissi invece al liceo scientifico e poi all’Università, dove prima mi laureai in agraria per specializzarmi successivamente in enologia.
Hai iniziato subito ad occuparti di progetti importanti.
Nel ‘97, terminati gli studi e con una solida preparazione alle spalle, mi è stato affidato il progetto Petra, un’azienda appena acquisita dalla mia famiglia a Suvereto, sulle colline della Val di Cornia in Toscana, votata alla produzione del vino rosso. È stato un lavoro importante, che ha avuto successo al punto che poi abbiamo pensato di espanderci: un percorso bellissimo, per il quale tra l’altro ho viaggiato davvero tanto andando a visitare vigneti in molte parti del mondo, dalla California al Sud Africa.
Lavoro e famiglia, a volte è complicato.
Ho affiancato all’attività professionale anche quella familiare. Ho un marito e due figli, Alice, tredici anni, e Lorenzo, undici, che adoro. Non nascondo che le difficoltà nel gestire al meglio i due ruoli, quello professionale e quello familiare, ci sono state soprattutto quando ho ricoperto il ruolo di Amministratore Delegato del gruppo Vino di Terra Moretti, perché era un’attività che mi assorbiva totalmente e che mi lasciava pochissimo tempo da dedicare ai miei bambini. Ho preso allora la decisione di cercare un altro AD, che avesse la necessaria competenza sui numeri e che mi consentisse di tornare alla mia passione per il vino e al mio legame con la terra: questo mi consentito di trovare un nuovo equilibrio familiare, decisamente più sereno. Il mio è un lavoro totalizzante, fatto di grande passione: bisogna tuttavia saper ottimizzare per fare bene la mamma e fare bene l’imprenditrice, anche se il dubbio di aver tralasciato qualcosa purtroppo resta.
Donne e vino: difficile?
Il mondo del vino è stato, e in parte tutt’ora è, molto maschile. Al mio corso di laurea eravamo solo tre ragazze, oggi sono molte di più. Quando ho iniziato la mia attività è stato difficile farsi accettare, anche perché non volevo essere riconosciuta come “la figlia di…”. Ho dovuto lottare per essere riconosciuta per la mia preparazione e la mia competenza, sono stata tenace e perseverante e grazie a questo sono arrivata a occupare un posto importante in un’azienda importante.
Parliamo della famiglia Moretti: so che siete tre sorelle.
Oltre a me, ci sono Carmen, la maggiore, e Valentina, la più piccola. Siamo molto diverse e abbiamo interessi diversi, ma a modo nostro siamo unite. La mia famiglia sembra un clan: tra genitori, figli e nipoti ogni volta che ci riuniamo tutti siamo una trentina di persone. Stare insieme è bellissimo e per questo ogni occasione è buona per ritrovarci e festeggiare.
Un suggerimento alle ragazze che vogliano affacciarsi al mondo del vino.
Bisogna essere dedite alla fatica, serve tanta forza perché occorre far capire che si è in quel mondo perché lo si ama: se si è preparate e capaci, si è in grado di dare la propria opinione e farsi valere. Ribadisco che la perseveranza sicuramente premia.
Qualcosa su di te?
Nel tempo libero mi piacciono attività diverse: amo cucire e ricamare, ma anche cucinare e sperimentare tra i fornelli. Adoro correre, un’attività che mi aiuta a svagare la mente e a ritrovare la giusta concentrazione: per questo motivo ho anche partecipato ad una maratona, una disciplina sportiva molto intensa che richiede un allenamento costante, ma anche tanta perseveranza, proprio quella qualità e modo di essere che trovo così fondamentali anche sul lavoro.