Alessandra Fedrigo, Direttore Marketing & Innovation di Namedsport
© Ufficio stampa
© Ufficio stampa
Appassionata di ciclismo e da sempre interessata alla psicologia, Alessandra Fedrigo, Direttore Marketing & Innovation di Namedsport si racconta a Tgcom24
di Carlotta TennerielloPerennemente in viaggio, ha raggiunto grandi obiettivi, ma non smette di raccogliere sfide: Alessandra Fedrigo, Direttore Marketing & Innovation di Namedsport, ci parla di sé e della sua storia.
© Ufficio stampa
© Ufficio stampa
Ciao Alessandra, anche tu in smart working immagino.
Sì, sono in smart working e mi trovo a casa mia in questo momento. Sono friulana di Pordenone e devo ammettere che in Friuli, rispetto ad altre regioni italiane, tutto sommato stiamo abbastanza bene, siamo stati poco colpiti dal coronavirus.
Pordenone è una città a misura d’uomo, mi sembra.
Confermo. A Pordenone si vive bene, siamo circa 50.000 abitanti, quindi davvero pochi se rapportati alle grandi città come Milano, per esempio. Ha avuto una significativa vocazione industriale grazie ai mobilifici, ma ha una sua importanza anche nel terziario e poi anche culturalmente inizia ad avere una sua identità: qui si svolge la Mostra del Cinema Muto, un appuntamento ormai fisso per gli appassionati del genere, e anche PordenoneLegge, un evento letterario molto importante per la città.
Che ne dici di parlarmi un po’ di te?
Sarà banale, ma quando ero piccolina mi sarebbe piaciuto fare la parrucchiera e mi esercitavo tagliando i capelli a tutte le bambole nella speranza che ricrescessero…! Poi, man mano che diventavo grande, ho maturato un interesse sempre più profondo per la psicologia, per cui mi iscrissi al liceo classico; tuttavia, nonostante la psicologia sia rimasta sempre una passione, dopo la maturità decisi di iscrivermi alla facoltà di Scienza e Tecnologia Alimentare, un corso di studi nuovo che mi aveva suscitato interesse e grande curiosità.
Da lì all’inserimento in azienda il passo è stato breve.
Subito dopo l'università fui assunta in una nota azienda alimentare, dove mi occupai di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti; successivamente mi dedicai all’analisi di nuovi mercati per poi approdare al marketing, ma sempre con un occhio al prodotto.
So che hai sempre viaggiato molto per lavoro.
E’ così. Per qualunque azienda io abbia lavorato, ho sempre viaggiato moltissimo, cosa che mi piace e che non mi crea alcun problema a livello di gestione familiare, tenuto conto che non ho figli. Ho anche trascorso un breve periodo a Milano, quando avevo all’incirca trent’anni, ma ammetto che non mi ci sono sentita particolarmente a mio agio. Diverso è stato per Barcellona, una città che adoro, nella quale mi sento come a casa mia e dove senza dubbio mi trasferirei.
Viaggi e legami: cosa mi dici?
Io sono figlia unica, ma i miei genitori mi hanno sempre appoggiato nelle mie scelte, quindi per loro non è un problema il fatto che io sia lontana. Quanto alle amicizie, ho uno zoccolo duro di amici che vedo periodicamente e con una certa frequenza, per il resto tengo i contatti col telefono. Relativamente alle relazioni amorose, sono convinta che l’uomo della mia vita debba ancora arrivare. D’altra parte, ho scelto questo lavoro perché amo sentirmi libera e non si può mai sapere quali incontri si faranno nella vita.
Namedsport è un’azienda leader nel settore dell’integrazione alimentare, non è così?
Nell’integrazione alimentare non ci sono barriere all’entrata, chiunque in fondo può proporsi sul mercato. La differenza la fanno due fattori fondamentali: uno è la strategia, e il nostro fondatore Andrea Rosso è davvero geniale, ha grandi idee e visioni di successo oltre a saper scegliere le persone giuste da mettere nel posto giusto. Il secondo fattore fondamentale è sicuramente la qualità del prodotto a partire dalle materie prime, che debbono essere eccellenti, e dalla sua formulazione. Noi, grazie ad un rapporto di sponsorship con le più importanti squadre di ciclismo e delle gare più significative a livello mondiale, dal Giro d’Italia al Tour de France, alla Vuelta a España, siamo sempre in contatto con allenatori e atleti, in grado di darci feed back fondamentali per il miglioramento del prodotto in base al risultato delle loro prestazioni, che debbono essere sempre di massimo livello.
Dalle tue parole traspare un malcelato orgoglio.
Sono molto contenta di lavorare per questa azienda, nella quale fui chiamata dopo aver maturato una significativa esperienza in un’azienda concorrente. Proprio questo mi ha fatto apprezzare ancor di più la differenza, sia in termini di gestione, sia relativamente ai prodotti che sono senza eguali. In questo momento, inoltre, stiamo espandendo la nostra attività anche oltre confine, così dopo la sede spagnola a Barcellona, abbiamo anche aperto quelle in Francia e in Inghilterra. Mi sentirò soddisfatta quando anche in questi Paesi avremo raggiunto i livelli italiani.
Lavorare in una realtà così vicina allo sport ti favorisce nella pratica sportiva?
Sembra una contraddizione, ma ero assai più sportiva da ragazza. Adesso apprezzo di più lo sport, e il ciclismo in particolare, da dietro le quinte, diciamo così: il ciclismo è sì uno sport individuale dove però c’è un fondamentale spirito di squadra, tattiche che non vedi e che fanno la differenza nel raggiungere la vittoria. D’altra parte, il ciclismo è qualcosa che ho sempre respirato in casa fin da quando ero bambina, perché i miei genitori lo seguivano costantemente con grande interesse.
A parte il ciclismo, che cosa ti appassiona?
Sono una esperta di tarocchi, che ho iniziato a studiare anni fa. Si tratta di uno strumento che consente di conoscere meglio sé stessi e quindi ci spinge a guardarci dentro. Ho seguito corsi con Alejandro Jodorowsky, il maggior esperto del settore, ed è stato utilissimo anche per la mia crescita personale; oltretutto, nei tarocchi si combinano perfettamente psicologia, numerologia e simbologia.
Qualcosa di frivolo?
Amo lo shopping, che con le scarpe diventa perfino compulsivo! Ne ho tantissime, non riesco a resistere: dal tacco 12 alle sneakers, sono pronta per qualsiasi occasione. Devo dire, peraltro, che dato il tipo di attività professionale, anche agli eventi spesso è sufficiente indossare un outfit casual, seppur elegante.
Un suggerimento alle donne che vorrebbero fare carriera?
Ci sono due cose secondo me fondamentali per una donna che si deve muovere all’interno del mondo del lavoro ai giorni nostri: la prima è che non bisogna permettere mai a nessuno di calpestare la propria dignità: è un limite da non superare mai perché poi è difficile tornare indietro, un confine sacro che nessuno dovrebbe valicare in nessun modo né nel mondo del lavoro, né nella vita privata. La seconda è l’ironia, un’arma fondamentale che può salvarci in moltissime situazioni della vita e per questo costituisce una risorsa impagabile. Ritengo inoltre che competenza, preparazione, flessibilità, affidabilità e determinazione siano imprescindibili per poter trovare il proprio spazio in ambito lavorativo e sostenere i propri obiettivi di crescita.
Un tuo pensiero sul Covid-19.
E’ un dramma sia dal punto di vista sociale che economico, ma ha posto l’attenzione su molti aspetti della nostra vita, permettendoci di ridisegnare i nostri spazi e i nostri bisogni. Per esempio, è servito per capire che si può lavorare bene anche da casa, dedicandosi anche ad altro, senza stress e senza l’ansia di arrivare chissà dove. Molte cose sono state ridimensionate col lockdown, che io ho voluto cogliere come momento di riflessione. Quanto al ciclismo… incrocio le dita: l’appuntamento, se tutto va bene, è a settembre con il Tour De France!