Annalisa Corbia, General Manager di Laboratoires SVR Italia, racconta la sua storia ai lettori di Tgcom24
di Carlotta Tenneriello© Ufficio stampa
Annalisa, partiamo da te. Che bambina sei stata?
Se chiudo gli occhi e ripenso alla piccola Annalisa, vedo una bambina molto legata alla famiglia, alla voglia di farli sentire orgogliosi di lei. Sensibile, a volte un po' timida, una bimba che ha acquisito piano, piano consapevolezza delle proprie capacità.
Perfezionista, molto curiosa, focalizzata sul risultato e sulla consapevolezza dell’impegno necessario per ottenerlo. Determinazione, perseveranza, curiosità, capacità di lavorare sodo e di collaborare con gli altri hanno caratterizzato la mia infanzia e hanno contribuito a formare la donna che sono oggi. Una donna che nel privato e nel professionale crede fermamente nei valori con i quali è cresciuta, grazie all’insegnamento dei propri genitori: sincerità, onestà, generosità, senso del dovere e rispetto per gli altri. L’avere avuto un ambiente di supporto, fatto da famiglia e amici veri ha incoraggiato Annalisa a perseguire i propri sogni, ed è quello che mi auguro per i miei bambini, Lavinia e Leonardo.
Il desiderio di apprendere e formarti ti ha sempre accompagnata.
Sin da piccola sono stata animata da una curiosità naturale verso l’apprendimento. Tutto ciò che non conoscevo aveva per me un forte potere di attrazione: approfondivo la letteratura, i movimenti artistici, ho preso lezioni di pianoforte e l’ho anche insegnato per qualche tempo, ho frequentato corsi serali di critica cinematografica e di cucito del comune di Milano, e avevo una passione particolare per le lingue straniere. Mi ritrovavo a comprare corsi di arabo, cinese o spagnolo da autodidatta per entrare in sintonia con le culture diverse dalla mia. In questo mi sento appieno di rispecchiare la personalità del mio segno zodiacale, gemelli ascendente acquario: questa combinazione astrologica crea una personalità vivace, con un forte desiderio di libertà personale e di stimolo intellettuale. Questa costante passione verso l’approfondimento di civiltà antiche ha portato naturalmente il mio percorso di studi verso il liceo classico, che mi ha travolto con la ricchezza dei suoi contenuti. Da lì la mia naturale tendenza sarebbe stata quella di proseguire i miei studi con un indirizzo umanitario, psicologia o letteratura, ma ho voluto sfidarmi con la facoltà di economia, lasciando le materie umanistiche come mia passione "a latere".
Dall’università al mondo del lavoro il passo è stato breve.
Si, direi brevissimo. Ho frequentato l’Università Bocconi e ricordo che il sentimento di estrema gratitudine verso i sacrifici che i miei genitori hanno dovuto affrontare per permettermi di intraprendere questo percorso di studi, che mi ha portato a entrare in contatto con il mondo del lavoro mentre ancora studiavo. Ho avuto poi la fortuna, durante l’ultimo anno, di riuscire a ottenere una proposta di stage in una grande multinazionale della cosmetica: ricordo ancora il permesso richiesto per assentarmi per la discussione di laurea, e la mia corsa dai colleghi subito dopo, per comunicare loro il risultato. Dopo poco, il giorno dell’inizio della primavera del 2003, quella stessa multinazionale mi ha aperto le braccia accogliendomi ufficialmente nel mondo del lavoro. Un momento di grandissimo orgoglio per me e per i miei genitori, che commossi, hanno visto coronare il sogno della loro bambina, e hanno visto ripagarsi gli sforzi e sacrifici fatti.
Un percorso professionale in rapida ascesa: mi racconti com’è andata?
Come dicevo, ho iniziato con uno stage nel marketing di una multinazionale nel settore cosmetico mentre ancora studiavo, e da lì non ho mai abbandonato il mondo della cosmetica, mia grande passione. Quella stessa curiosità che animava la piccola Annalisa durante i suoi studi mi ha sempre accompagnato nel mio percorso lavorativo. Mi è sempre stato riconosciuta, infatti, una grande dote di curiosità, creatività, spinta all’innovazione al guardare oltre, uscire dagli schemi e immaginarmi scenari alternativi che era ed è il mio mantra. Ho proseguito nel marketing per circa quindici anni, con una parentesi per me fondamentale di una esperienza all’estero, nel marketing di sviluppo, per poi arrivare alla direzione generale di un'altra importantissima multinazionale del settore. Dopo un’esperienza in questa posizione per circa sette anni era arrivato per me il tempo di mettermi alla prova con una sfida ancora più grande. Da circa due anni sono country manager di una delle marche cosmetiche emergenti più di successo in questo momento, Laboratoires SVR.
Cos’ha di speciale per te il mondo dei cosmetici? Perché non smette di piacere e anzi si rafforza?
Oltre a una innata passione per il prodotto, spinta dalla mia grande curiosità di provare da sempre tutte le novità cosmetiche, e dalla volontà di approfondire la loro parte scientifica, quello che mi piace è la capacità dei cosmetici di contribuire al benessere personale, sia fisico che psicologico di uomini e donne. Ricordo ancora una delle esperienze più forti della mia carriera: in un atelier di maquillage correttivo, dedicato a donne in terapia oncologica, non dimenticherò mai il volto di una donna, che da dimesso, triste e insicuro all’ingresso nell’atelier, si è trasformato alla fine: vedere le sue lacrime di gioia mi ha dato la conferma del potere dei prodotti cosmetici sulla nostra psiche. Il legame poi della cosmesi con le tendenze di moda e gli stili di vita, sottolinea anche il suo aspetto moderno, dinamico, in continua evoluzione. Il fatto che i cosmetici, quindi, possiedano un potere complesso e profondo che influisce su vari aspetti della vita delle persone, dalla percezione di sé e l'autostima alla salute della pelle, passando per l'economia e la cultura, è un aspetto che suscita in me grande interesse e passione.
Sei a capo di SVR: qual è la chiave del vostro successo?
La ragione di un brand di successo, deriva da un gruppo di successo. Un brand può avere ottimi prodotti, una bella storia da raccontare, ma senza la passione e l’entusiasmo e la coesione delle persone che ci lavorano, e che sentono e trattano il brand come fosse loro, non staremmo andando così lontano. A livello di brand, quello che lo rende così interessante è il suo posizionamento, uno dei più innovativi del momento. Mi piace definirlo come il simbolo della “dermatologia non punitiva”. Il consumatore non deve più scegliere tra efficacia e sensorialità: oggi anche chi ha una patologia cutanea può avere un prodotto che associ massima efficacia ed estrema sensorialità. Questo aspetto è molto apprezzato anche dalla classe dermatologica perché aiuta la compliance dei pazienti rispetto ai trattamenti prescritti. SVR, inoltre, è l’unico brand che porta finalmente in farmacia il concetto all’avanguardia di “clean-ical beauty”. Unisce l’aspetto “clean” - che tradotto sui prodotti significa elenco degli ingredienti minimalista ed elevata percentuale di ingredienti di origine naturale in packaging eco-responsabili - all’aspetto “clinical”, cioè prodotti realizzati con board di dermatologi e caratterizzati da un’elevata concentrazione di principi attivi che garantiscono risultati concreti e massima tollerabilità. In più, dal 2017 SVR si impegna a testare i prodotti finiti sui perturbatori endocrini, avvalendosi della collaborazione di un laboratorio esterno specializzato, per garantire l’assenza di effetti avversi sul normale funzionamento del nostro sistema endocrino, particolarmente importante nei primi mille giorni di vita dei bambini. E su questa tematica siamo precursori assoluti nel mondo della cosmesi, e se ne sentirà molto parlare negli anni a venire.
Tintarella e prevenzione: SVR è in prima linea sul tema della salute della pelle.
Come marca dermatologica, SVR ha il dovere di sostenere messaggi di salute pubblica. Il primo prodotto del brand è stato proprio un prodotto solare, formulato dai due farmacisti fondatori, Simon e Robert Veret, a sottolineare l’estrema importanza e attenzione alla salute della pelle. Negli anni, SVR è andata oltre: la protezione è diventata una necessità, SVR l’ha resa finalmente piacevole: l’estrema attenzione allo sviluppo di texture uniche sul mercato, da gel ultra mat, alla tecnologia Blur (levigante effetto ottico: unica al mondo) e che “profumano di estate”, favorisce la loro applicazione e riapplicazione, rendendo la protezione solare finalmente da gesto necessario a vero gesto di piacevole bellezza.
Il prodotto must have a cui non si dovrebbe mai rinunciare.
Lo chiedi a una fanatica, quindi individuarne uno non è semplice. Ma è una domanda alla quale mi trovo spesso a rispondere, soprattutto ad amiche che non sono costanti utilizzatrici. Per me sono fondamentali tre step: detersione, per preparare la pelle ai trattamenti, crema viso (scelta in base alle proprie esigenze: idratante, anti-rughe, anti-imperfezioni...) e garantire equilibrio e benessere, e ovviamente protezione solare. Sono i miei tre “mai più senza”.
Sei al vertice dell’azienda: conciliare lavoro e famiglia non è sempre facile.
Credo che sia una delle sfide sinceramente più difficili, è inutile nasconderlo. Se pensi di far bene nel lavoro hai la sensazione che stai trascurando la famiglia, se ti dedichi alla famiglia hai la sensazione di trascurare il lavoro. Culturalmente, purtroppo, le persone della mia generazione sono cresciute con questi stereotipi, che portano a un ricorrente sensazione di inadeguatezza.
D’altra parte, facendo un grosso lavoro su me stessa, non semplice, sono arrivata alla convinzione che si debba imparare a essere gentili con sé stesse e accettare che non si può essere perfetti in ogni aspetto della vita. Parlare apertamente con il partner, la famiglia e gli amici, o rivolgersi a supporti esterni può aiutare a trovare una prospettiva esterna e trovare supporto che possano aiutare a bilanciare meglio i due ruoli. Oggi ho raggiunto la matura consapevolezza nel mio caso, che fare un lavoro che ti appassiona e che ti piace mi possa rendere una mamma più equilibrata, appagata, e capace di dedicare del tempo di qualità ai propri bambini.
Qualcosa su di te per i nostri lettori.
Non bisogna mai dimenticarsi da dove siamo partiti, le nostre origini e ciò che abbiamo passato. La nostra storia è il più grande insegnamento, che aiuta a mettersi nei panni delle altre persone: l’empatia è una delle doti più necessarie a mio avviso nei manager moderni. E se dovessi dire ciò che per me è importante per chi inizia la sua carriera, basandomi dalla mia esperienza, sarebbe raccomandare di imparare ad avere pazienza e non mollare, avere sempre determinazione con rispetto degli altri, ritrovare un po' di sano spirito di sacrificio, ascoltare e chiedere feedback, avere il coraggio di cambiare idea e infine trovare persone, mentori, con i quali confrontarsi. Da ultimo credo sia una necessità, per svolgere bene il proprio lavoro, ritrovare il piacere di confrontarsi di persona: parlarsi di più, cercare di limitare il più possibile il confronto via mail, chat, sms, ma ritrovare il potere emotivo di connessione generato dalla parola e da un sano scambio guardandosi negli occhi.
Un tuo suggerimento alle ragazze che desiderano fare carriera in ambito marketing.
Credere sempre nei propri sogni, non farsi scoraggiare da momenti difficili, e affrontarli per quello che sono. Noi donne siamo abituate a pensare troppo, a cercare una ragione a tutto, l’”overthinking” è la nostra specialità. Mi sento di dire alle ragazze che entrano nel mondo del lavoro “stop overthinking”, di prendere gli episodi per quello che sono, non per quello che pensiamo che siano, e senza che quello che ci accade ogni giorno sul lavoro abbia un impatto sul nostro benessere psicologico: scindere con razionalità e oggettivare le situazioni senza farsi travolgere personalmente, mettendo noi stesse continuamente in discussione, è uno dei più grandi consigli che posso dare. E poi ci sono i miei mantra: avere coraggio, provare, sbagliare e imparare dai propri errori. Pensare fuori dagli schemi, evitare parola “problema” ma focalizzarsi sulla soluzione. Se qualcosa non è mai stata fatta, ciò non significa che non possa essere fatta, fare uno cambio mentale dal domandarsi “se posso farlo” a “come posso farlo”, ti proietta automaticamente e positivamente al risultato. Ragazze, chiudo dicendo: non utilizzate le vostre energie per preoccuparvi, ma usatele per credere, manifestare gratitudine, fidarvi, creare, crescere e brillare, come ve lo meritate.