Una ricorrenza istituita dall'ONU che, nel ricordo di tre coraggiose sorelle assassinate brutalmente, si schiera al fianco del sesso femminile
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La violenza sulle donne è una triste realtà che accomuna praticamente tutti i Paesi del mondo. Gli stupri, le discriminazioni, l’impossibilità di accedere all’istruzione e, come manifestazione più eclatante, il femminicidio, sono realtà quasi quotidiane anche nei Paesi Occidentali: per questo l’assemblea Generale delle Nazioni Unite ha stabilito che il 25 novembre sia la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e ha invitato i governi di tutto il mondo, ma anche le organizzazioni internazionali e le Ong, a promuovere iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo terribile dramma.
LA DATA - La giornata del 25 novembre è stata scelta per una ragion precisa. In questo giorno del 1960 si è consumato infatti il brutale omicidio delle tre sorelle Mirabal, assassinate a Malcedo, in Repubblica Dominicana, per le loro attività di opposizione al regime di Rafael Leónidas Trujillo, il dittatore che ha tenuto il Paese in uno stato di arretratezza e di caos per oltre 30 anni. Le tre giovani donne, Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa Mirabal, furono fermate sulla strada da un gruppo di agenti del Servizio di informazione militare mentre si recavano a far visita ai loro mariti, trattenuti in prigione per le loro attività contro il regime trujillista. L'auto sulla quale le tre sorelle viaggiavano fu fermata: le passeggere furono costrette a scendere con la forza dal veicolo e trascinate in un luogo appartato, all'interno di una piantagione di canna da zucchero. Qui le tre donne furono torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate; i loro corpi furono quindi ricaricati sull'auto e il veicolo fu fatto precipitare da un dirupo per simulare un incidente. L’omicidio de “Le farfalle” (questo era il nome in codice delle tre sorelle) ha scatenato una dura reazione popolare sfociata, nel 1961, nell’uccisione di Trujillo e quindi alla fine della dittatura.
La prima commemorazione del 25 novembre risale al 1980, in occasione del primo Incontro Internazionale Femminista, a Bogotà, in Colombia. In seguito l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato all'unanimità nel 1998 l’internazionalizzazione della commemorazione di questa data e, successivamente il 17 dicembre 1999 con la risoluzione 54/134, ha istituito la Giornata Internazionale. Progressivamente si sono uniti alla commemorazione molti Paesi in tutto il mondo, scegliendo questo giorno per sensibilizzare l’opinione pubblica e per denunciare le numerose forme di maltrattamento fisico e psicologico di donne e bambine.
LE SCARPE ROSSE – La consuetudine di indossare o esporre le scarpe rosse come manifesto dell’opposizione alla violenza sulle donne risale al progetto d’arte pubblica ideato dall’artista messicana Elina Chauvet. L’installazione, chiamata “Zapatos Rojos”, che significa appunto scarpe rosse, è composta da centinaia di paia di scarpe da donna di quel colore, raccolte per passaparola o attraverso i social media, collocate ordinatamente lungo un percorso urbano, per simboleggiare la marcia silenziosa di donne assenti o nell’impossibilità di esprimere la loro sofferenza. il progetto è scaturito dalla volontà di denunciare l’omertà che avvolge il rapimento, lo stupro e l’assassinio di centinaia di donne a Ciudad Juárez, una città di frontiera nel nord del Messico, tristemente famosa proprio per questa impressionante serie di delitti seriali e per lo strapotere dei gruppi criminali legati al narcotraffico. Si parla di 4.500 donne scomparse e di circa 400 omicidi di giovani donne, per lo più di umile estrazione sociale. Per denunciare la brutalità di questa situazione, l’artista Elina Chauvet ha realizzato la sua installazione, proposta per la prima volta nel 2009 proprio a Ciudad Juárez e poi presentata in tutto il mondo. In Italia è arrivato nel 2012 per opera della curatrice d'arte Francesca Guerisoli ed è stata realizzata a Milano, Genova, Lecce e Torino.
IL FEMMINICIDIO – Ciudad Juárez è anche il luogo in cui è stato coniato il termine “femminicidio”, un neologismo che vuole indicare i casi di omicidio volontario o preterintenzionale in cui una donna viene uccisa per motivi di genere. Tecnicamente il femminicidio è "qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione e di annientare l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte".