E’ un disturbo dei nostri tempi, riconosciuto anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità
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Una volta si parlava di logorio della vita moderna, oggi per definire questo fenomeno usiamo il termine inglese burnout, che significa, alla lettera, “bruciarsi” e per estensione "esaurirsi". E’ in ogni caso una parola che ben descrive lo stato di profondo sfinimento e di logorio fisico ed emotivo che si prova quando si vive per molto tempo in un ambito lavorativo troppo faticoso. Il disturbo è stato riconosciuto anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che lo ha indicato non come una malattia vera e propria, ma come uno stato legato al lavoro che può influire sulla salute delle persone. E’ dunque importante riconoscerlo e fare il possibile per difendersi.
CHE COS’È… – Non si tratta di semplice stanchezza, quella da cui ci si riprende con una vacanza o con un fine settimana di sonno; secondo l’OMS, la sindrome di burnout è un “occupational phenomenon”, ovvero un fenomeno lavorativo che rientra nel campo della salute mentale. Si tratta di una sindrome che si manifesta sul luogo di lavoro e che comporta sentimenti di apatia, la perdita di energia e di interesse verso la propria professione, anche nei confronti dei suoi aspetti più piacevoli e facili. Può colpire tutti i lavoratori, ma sembra particolarmente esposto chi è impegnato nelle “helping professions”, ovvero quelle professioni in cui ci si prende cura degli altri, come medici, infermieri, poliziotti, insegnanti, ma anche chi, pur non lavorando nell'assistenza, si trova di frequente a contatto con persone che vivono stati di sofferenza o di disagio. In generale è esposto al rischio chi è schiacciato tra mille impegni di natura diversa, familiare e professionale, come le donne, strette tra casa e profesiione, e i giovani in condizioni di precariato lavorativo.
I SINTOMI – Il burnout si manifesta con una serie di “sintomi” e di segnali rivelatori, tra cui disturbi dell’umore e il dilagare di sentimenti negativi, come rabbia, insoddisfazione e tristezza, accompagnate da un crollo dell’autostima, dalla crescente tendenza ad isolarsi e perfino ad assentarsi dal lavoro. Il risultato è un senso di esaurimento, incapacità di recuperare e di rilassarsi anche nei momenti liberi, mancanza di energia e curiosità verso i progetti nuovi, perdita del significato del proprio lavoro. In queste condizioni finiamo per assumere un atteggiamento rassegnato e cinico, riducendo al massimo il coinvolgimento in prima persona, con un impatto negativi sulla nostra efficienza professionale. Possono anche comparire sintomi fisici, come mal di testa, insonnia, depressione e disturbi digestivi.
COME DIFENDERSI – Dato che il burnout è un processo subdolo che si instaura lentamente, si primi segnali di disagio occorre reagire e passare alle contromisure. Dato che non possiamo intervenire, se non in misura minima, sulle condizioni oggettive in cui ci troviamo a lavorare, dobbiamo concentrare l’attenzione sui fattori che invece dipendono da noi.
- Prendere consapevolezza del problema - E’ sempre il primo passo verso la soluzione.
- Cambiare rotta - Rivediamole nostre priorità: se ci sentiamo schiacciati dal peso delle responsabilità, ridimensioniamo i nostri obiettivi.
- Staccare la spina – Almeno ogni tanto concediamoci una giornata di riposo completo, facendo quello che ci piace e senza l’assillo di telefono, mail, appuntamenti. Dormiamo a volontà, passeggiamo all’aperto, dedichiamoci a un hobby.
- Piccoli traguardi – Suddividiamo il nostro cammino in una serie di piccoli passi e di obiettivi alla nostra portata; facciamone un elenco e spuntiamo ogni voce man mano che il compito è esaurito: ci conforterà vedere che la lista man mano si esaurisce.
- Fare amicizia – Il contatto con gli altri è la miglior cura. Evitiamo di passare la pausa pranzo da soli dietro al computer, cerchiamo il contatto con un collega e, alla peggio, usciamo dall’ufficio per una passeggiata all’aperto.
- Sì a un hobby, meglio se del tutto diverso dalla nostra attività lavorativa. L’ideale è un’attività fisica e sportiva.
- Lavorare in modo diverso – Chiediamo la possibilità di accedere a smart-working o tele-lavoro: lavorare da casa può essere d’aiuto. Ci troveremo in un ambiente familiare e confortevole, al riparo da colleghi sgradevoli e da superiori assillanti.