Da “Plot twist” a “cliffhanger”: piccola guida alla scoperta dei vocaboli della settima arte per i neofiti e per gli appassionati del settore
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Il cinema sta vivendo uno dei suoi momenti più importanti con la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, una città tanto magica quanto prestigiosa e ancor più scintillante per la kermesse, tra backstage ed eventi mondani. Non occorre certamente essere esperti del settore per poter apprezzare questa forma d'arte, ma può capitare di rimanere spiazzati di fronte a termini specialistici e definizioni oppure di non riuscire a trovare le parole giuste per discutere con gli amici del film che si è appena visto. Ecco dunque alcune semplici indicazioni per dare una svolta al proprio vocabolario, oltre a qualche simpatico aneddoto per fare colpo sugli altri cinefili.
Conoscere il gergo specialistico del cinema non solo permette agli amanti del grande schermo di avvicinarsi a questo mondo con maggiore sicurezza, ma anche di leggere e comprendere a fondo testi critici e recensioni e di conversare con professionisti e altri appassionati.
Un ottimo motivo per il quale gli esperti di Babbel, la piattaforma per l’apprendimento delle lingue su app e live, hanno elaborato una piccola guida linguistica per gli appassionati di quest'arte straordinaria.
CORTO, MEDIO, LUNGO: la lunghezza di un film è determinante per capire se si sta parlando di un cortometraggio (non oltre i 30 minuti), di mediometraggio (tra mezz'ora e un'ora) o di lungometraggio, quando il film supera i 60 minuti. Negli Stati Uniti è poi comune la distinzione tra “feature film” (l’equivalente del nostro lungometraggio) e “featurette” (il nostro mediometraggio). Tuttavia, nessuna di queste definizioni può descrivere appieno il film più lungo mai prodotto, "Modern Times Forever": la pellicola è danese e dura ben 240 ore, cioè 10 giorni precisi. Tra i film italiani, “Novecento” di Bernardo Bertolucci, che con oltre cinque ore si colloca tra i più lunghi di sempre.
ADATTAMENTO, SHOT-FOR-SHOT, REMAKE: se un film è basato su un’opera non cinematografica già esistente, spesso un romanzo o un fumetto, si parla di “adattamento” o “trasposizione”. Si dice invece “shot-for-shot” riferendosi a un’opera cinematografica che riproduce fedelmente, scena per scena, il film originale (talvolta anche un fumetto o una graphic novel), ma con interpreti differenti. Infine, si parla di “remake” quando si tratta di un rifacimento di un’opera anch’essa cinematografica, di cui generalmente si mantiene la storia, cambiando però cast e ambientazione. Una curiosità: “The Magnificent Seven” (2016), con Denzel Washington e Ethan Hawke, è addirittura il remake di un remake, in quanto anche il rinomato western di John Sturges del 1960 rappresenta a sua volta il rifacimento dei “Sette samurai” di Akira Kurosawa (1954).
LIVE ACTION E ANIMAZIONE: quando si parla di “live action” non ci si riferisce a un film d’azione, bensì a un’opera audiovisiva in cui gli attori e gli oggetti di scena sono reali e non animati al computer o generati digitalmente; in particolare, il termine si usa per descrivere, per contrasto, pellicole o serie tv la cui trama si basa su cartoni animati e fumetti, come ad esempio l’iconica “La famiglia Addams” prodotta da David Levy negli anni ‘60 a partire dalle strisce di Charles Addams.
DA "PREMIO OSCAR" A "BULLET TIME", I TERMINI CONIATI DALLE DONNE: forse non tutti sanno che il Premio Oscar, anche se maschile, deve il suo nome a Margaret Herrick, prima bibliotecaria dell’Academy, in seguito divenuta anche direttrice esecutiva della stessa. Secondo la leggenda Herrick, vedendo una delle statuette sulla scrivania di un collega, avrebbe esclamato "è proprio uguale a mio zio Oscar!". Il termine "Final girl” è utilizzato nell’analisi dei film horror per descrivere l'ultimo personaggio femminile sopravvissuto, che spesso affronta e sconfigge l’antagonista nel confronto conclusivo: di norma, è piena di risorse, determinata e diventa l’eroina della storia. Il concetto è stato discusso per la prima volta dalla studiosa statunitense Carol J. Clover nel suo libro "Men, Women, and Chain Saws: Gender in the Modern Horror Film" (1992). "Bullet Time", la tecnica cinematografica permette di creare un effetto di “slow motion” ottenuto mediante l’uso di camere multiple, prende il nome dalla scena del film "Matrix" in cui i proiettili sembrano scivolare in aria, al rallentatore, davanti alla testa di Neo: un termine incluso proprio nella sceneggiatura delle sorelle Lana e Lilly Wachowski.
L'INFLUENZA DI HOLLYWOOD: quanto la lingua inglese influisca sulle tendenze internazionali e sulle tecniche del cinema non è un segreto ed è testimoniato da numerosi inglesismi nel gergo specialistico. Con "cliffhanger", per esempio, si intende descrivere una brusca interruzione della narrazione che lascia lo spettatore col fiato sospeso proprio come se si trovasse sull’orlo di un precipizio. Un espediente narrativo particolarmente amato dai registi dei film d’azione, spesso usato anche nelle serie TV creare suspense e fidelizzare gli spettatori. Quando si parla di "Plot twist" (letteralmente "svolta nella trama") si intende un evento improvviso e inaspettato nella trama di una storia, che cambia la direzione degli eventi e sorprende lo spettatore. In italiano si può tradurre come “colpo di scena” anche se la traduzione letterale sarebbe “svolta della trama”. Infine, con "cameo", che deriva dalla parola italiana “cammeo”, sta a indicare un’apparizione di durata molto ridotta di un attore o di un personaggio famoso, spesso nel ruolo di se stesso, la cui presenza aumenta la visibilità del film. Maestro assoluto dell’arte del “cameo” è stato Alfred Hitchcock, comparso in moltissime delle sue pellicole.
D'AUTORE O D'ESSAI? Appartengono al cinema d’autore quei film che esprimono il gusto, lo stile e la personalità del regista, che spesso svolge anche il ruolo di sceneggiatore. In generale sono pellicole molto apprezzate da un pubblico di nicchia, lo stesso che frequenta i cosiddetti cinema d’essai (dal francese cinéma d’art et d’essai, letteralmente “cinema d’arte e di prova”), sale cinematografiche la cui programmazione include film indipendenti e all’avanguardia.