Per la scienza occorre perseverare dai 21 ai 66 giorni, ma le buone pratiche sono importanti e ci semplificano la vita
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Che una buona abitudine possa fare la differenza e migliorare davvero la nostra vita quotidiana è un fatto sul quale siamo tutti d’accordo: il problema sta in quanto tempo e in quanta perseveranza ci siano richiesti perché una buona pratica entri nella nostra routine quotidiana e si trasformi quasi in un automatismo. La scienza, chiamata da esprimersi in proposito, ha dato risposte contrastanti: alcuni studi sostengono che 21 giorni sono sufficienti, mentre altri prevedono intervalli più lunghi che richiedono dai 66 ai 250 giorni e più. Vediamo di fare un po’ di chiarezza.
CHE COS’È UNA BUONA ABITUDINE – Un’abitudine, buona o cattiva che sia, è una forma di automatismo che ci porta a comportarci in un certo modo in una data situazione. Ad esempio, fin da bambini ci hanno insegnato a lavare i denti prima di andare a dormire, tanto che ormai si tratta di un gesto automatico, sul quale non ci fermiamo neppure più a riflettere. Questa consuetudine ha conseguenze importanti sulla nostra salute: salvaguarda la salute dei nostri denti e la bellezza del sorriso, con importanti ricadute sulla vita quotidiana: è quindi una buona abitudine. Una cattiva abitudine, al contrario, rischia di portare danni e dovrebbe quindi essere contraria ai nostri interessi, ma purtroppo, sembra che sia molto più facile da acquisire rispetto alle buone pratiche. Senza scomodare l’abitudine al fumo, al bere o ad altro ancora (in questo caso subentrano fattori di dipendenza che hanno origine e natura diversa), ma limitandoci a piccoli peccati come interrompere chi sta parlando o buttare la carta per terra in strada, scopriamo che spesso molte delle cosiddette “cattive abitudini” sono l’altra faccia della medaglia di una buona consuetudine, che richiede però meno fatica del corrispettivo “virtuoso”. Per questo, trasformare le buone pratiche in meccanismo consolidato è così utile: molta della fatica è annullata proprio dal fatto che ci comportiamo sempre così e che quindi il nostro cervello si è abituato.
QUANTO TEMPO CI VUOLE PER ARRIVARE ALL’ABITUDINE? – La scienza non ha dato una risposta univoca. Il primo a porsi il problema è stato, negli anni ’50, il chirurgo plastico americano Maxwell Maltz il quale osservò che i suoi pazienti impiegavano circa tre settimane ad abituarsi a una modifica nel loro aspetto, ad esempio a un nuovo naso, dopo un intervento chirurgico. Anche se Maltz, in realtà, riteneva che il tempo fosse molto variabile da caso a caso e sosteneva che si trattasse “come minimo” di 21 giorni, cominciò a diffondersi l’idea che il cervello impieghi questo intervallo di tempo per abituarsi alle novità e i 21 giorni per acquisire una nuova abitudine si sono trasformati in una sorta di numero magico, soprattutto tra gli autori di manuali di auto-aiuto. Studi successivi hanno evidenziato che I comportamenti abitudinari sono controllati dal sistema limbico, un’area molto profonda e “antica” del cervello e, purtroppo, molto restia ad accettare cambiamenti. I nostri comportamenti volontari risiedono invece in una parte del cervello completamente diversa e più recente, ossia nella corteccia cerebrale. Per acquisire un’abitudine dobbiamo quindi far penetrare la nuova consuetudine dalla corteccia fino al sistema limbico. Per arrivare a questi risultati occorre un tempo variabile tra i 18 e i 254 giorni, a seconda di quanta resistenza venga opposta alla nuova pratica e quanto questa sia estranea alle consuetudini seguite fino a quel momento. Secondo lo studio occorrono in media per lo più 66 giorni.
COME SI FA AD ACQUISIRE UNA NUOVA BUONA ABITUDINE – Per trasformare una buona pratica in una sorta di seconda pelle occorre seguire un percorso che assomiglia un po’ a quello di un allenamento in palestra. Vediamo come fare, passo per passo.
- Stabilire un obiettivo: perché voglio comportarmi così? Quanto più saremo motivati alla nuova consuetudine, tanto più sarà facile acquisirla.
- Perseveranza e pratica regolare: sottoporsi a ripetizioni frequenti, in modo da assimilare il nuovo comportamento e creare intorno a sé un ambiente che faciliti il più possibile il comportamento abitudinario e che offra spunti per metterlo in pratica.
- Una sola abitudine per volta - Dato che cambiare i propri schemi mentali è un lavoro complesso, meglio focalizzare l’attenzione su una sola abitudine per volta.
- cegliere un’abitudine specifica: ad esempio imponiamoci di andare a correre venti minuti tutti i giorni, anziché genericamente, fare più attività fisica.
- Decidere quando praticare; se inseriamo la nostra nuova abitudine in un momento ben preciso (e sempre lo stesso) della giornata sarà più facile farlo entrare nella routine quotidiana.
E SE SGARRIAMO? – Nel primo periodo di “allenamento” (e almeno per i fatidici 21 giorni) è importante non mollare e conservare a tutti i costi il comportamento che stiamo cercando di trasformare in abitudine. Alcuni studi scientifici, però, ci rassicurano: in seguito, quando l’abitudine sarà stata ben consolidata, se anche le circostanze ci imporranno di trascurarla un po’, non la perderemo: smettere di seguire la nostra routine per qualche breve intervallo non vanifica l’obiettivo a lungo termine.