Un fenomeno molto comune ma ancora non compreso fino in fondo
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Déjà vu, ovvero già visto: può essere un luogo che ci appare familiare come se, appunto, fossimo già stati lì, oppure il volto di una persona, completamente estranea, che ci riporta a un’esperienza precedente in cui quel viso era lì, esattamente come adesso. È un’esperienza molto comune eppure ancora misteriosa, che suscita ogni volta un certo sconcerto in chi la vive, perché nello stesso tempo si vive la convinzione di “già visto” o “già vissuto” e insieme la certezza che ciò non è possibile. La scienza ne è affascinata fin dall’inizio del ‘900, ma a tutt’oggi non è stata raggiunta una spiegazione completa ed esaustiva del fenomeno.
La sensazione di riconoscere un fatto, un viso o, più spesso una situazione come se l’avessimo già vissuta si accompagna di solito ad un alto coinvolgimento emotivo, tanto che alcuni hanno associato il déjà vu a doti di precognizione o addirittura di profezia. Si tratta di un fenomeno piuttosto diffuso, tanto che in uno studio del 2003 lo psicologo Alan S. Brown della Southern Methodist University, ha stimato che circa il 60% della popolazione, soprattutto i giovani, abbia avuto almeno una volta nella vita un'esperienza di questo genere. La spiegazione oggi più accreditata dalla scienza collega il déjà vu a un’anomalia della memoria, chiamata propriamente “paramnesia”: abbiamo la sensazione di richiamare alla mente un’esperienza già fatta in passato, ma il ricordo che si ripresenta alla mente è un una falsa memoria. Lo dimostrerebbe il fatto che la situazione “già vista” è presente nitidamente, ma se cerchiamo di indagare sui particolari, come luogo e momento in cui si è verificata l’esperienza del passato, otteniamo solo reminiscenze incerte e fievoli. Gli scienziati spiegano che, a parte i casi legati a patologie anche gravi o all’utilizzo di certi farmaci, il déjà vu potrebbe sprigionarsi da una sovrapposizione tra i sistemi neurologici responsabili della memoria a breve termine (quella che ci fa ricordare fatti che si percepiscono come presenti o appena accaduti) e quelli da cui dipende la memoria a lungo termine (che riguarda fatti e cose del lontano passato). Da questo corto circuito della memoria deriverebbe la sensazione di aver già vissuto un determinato momento.
NON CE N’È UN SOLO TIPO – Entrando più nello specifico, il déjà vu può essere di tipi diversi. Il più comune è il “Déjà vécu”, cioè "già vissuto", sensazione generata da una intera situazione che porta con sé la certezza di averla già sperimentata in precedenza. Molto comune è anche il “Déjà visité”, che italiano possiamo tradurre con “Già visitato”: si tratta di una reazione psicologica secondo cui il soggetto ha la sensazione di trovarsi in un luogo nel quale è già stato in passato, anche se non è vero. Qualcuno riferisce anche l'impressione di conoscere già le strade da percorrere in una nuova città o in un nuovo ambiente, sapendo nello stesso tempo, di non essere mai stato lì. Altra esperienza piuttosto diffusa è il “Déjà senti”, ovvero "già sentito", che si tratti di musica, di parole o di intonazione della voce.
NEL CINEMA – Il déjà vu è presente in molte forme d’arte, dalla pittura al cinema. Ne ricordiamo due in particolare: nel film Matrix, diretto nel 1999 dai fratelli Andy e Larry Wachowski, il déjà vu è interpretato come un’imperfezione del sistema virtuale in cui vive l'umanità. Déjà Vu è poi il titolo di un thriller fantascientifico del 2006 diretto da Tony Scott e interpretato da Denzel Washington, in cui un agente riesce, grazie a speciali tecnologie a spostarsi nel tempo per scoprire gli autori di alcuni crimini. La scienza, per il momento, non ci autorizza a tanto, e neppure a ipotizzare punti di contatto tra mondi paralleli. La fantasia, però, non ha limiti e sognare, per fortuna, ci è sempre consentito.