Giornata internazionale

La felicità si può imparare (e insegnarla al DNA)

Cinque buone pratiche per perseguire lo stato di appagamento a cui tutti aspiriamo

20 Mar 2025 - 05:00
 © Istockphoto

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La felicità è un obiettivo fondamentale per ogni essere umano, tanto che l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha proclamato, per il 20 marzo di ogni anno, una Giornata Internazionale a essa dedicata. Ciascuno attribuisce un significato proprio a questo stato di grazia, indispensabile nella vita ma altrettanto sfuggente: la scienza la studia da molto tempo, alla ricerca di una ricetta che ci permetta di raggiungerla e, possibilmente, conservarla il più a lungo possibile. Un elemento su cui ormai molti studiosi concordano è che sia possibile almeno in qualche misura impararla e perfino “allenarsi” ad essa.

LA GIORNATA INTERNAZIONALE - Iistituita dall'Assemblea generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite il 28 giugno 2012, alla felicità è dedicata la data del 20 marzo di ogni anno, in base alla risoluzione A/RES/66/281, la quale esprime la consapevolezza di quanto la ricerca della felicità sia uno scopo fondamentale dell'umanità. Allo stesso tempo la Risoluzione riconosce la necessità di un approccio "più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l'eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone". La data, scelta per celebrare la felicità, si avvicina o a seconda degli anni, come accade nel 2025, coincide con quella dell’equinozio di primavera (che quest’anno cade giovedì 20 marzo alle ore 10. 01), momento simbolo di equilibrio e rinnovamento, due concetti molto legati all’idea di benessere e armonia, alla base della felicità.

LA FELICITÀ SI PUÒ IMPARARE - L’uomo insegue da sempre questa condizione di beatitudine e di pienezza, che l’enciclopedia Treccani definisce come “lo stato d'animo di chi è sereno, non turbato da dolori o preoccupazioni e gode di questo suo stato”. Si tratta come ben sappiamo di una condizione difficile da raggiungere e che si solito non dura a lungo: ci sono però alcune strategie che ci permettono di catturarla più facilmente, o per lo meno di avvicinarci a essa: l’ultimo studio in proposito è stato effettuato dal prof. Pier Mauro Biava, esperto di epigenetica e proposto alla candidatura al premio Nobel 2025. L’epigenetica è la disciplina che studia come i geni vengono regolati e portati a esprimersi senza modificare il DNA, per mezzo di alcuni elementi, ad esempio l’esposizione a fattori ambientali di natura fisica o chimica, ma anche attraverso alcune buone pratiche come dieta, attività fisica e atteggiamento mentale. Nel caso della felicità, l’epigenetica può addirittura trasformarsi in Happygenetica, grazie ad alcune buone pratiche che ci permettono di apportare un beneficio immediato al nostro corpo dal punto di vista chimico, alla nostra psiche e al nostro spirito.  Il metodo, illustrato a quattro mani dal prof Biava e dal divulgatore e autore best-seller Richard Romagnoli nel libro “Il gene della felicità il potere curativo del metodo Happygenetica” per le edizioni Sonda, propone un metodo in cui “allenarci” alla felicità.

IL METODO HAPPYGENETICA – Anche senza alterare la sequenza del DNA, e quindi senza dare luogo a vere e proprie mutazioni genetiche, esistono alcune modificazioni ereditabili che portano a variazioni del modo in cui un gene si esprime, ad esempio sviluppando o meno una malattia verso al quale il soggetto è geneticamente predisposto. Queste variazioni sono soggette a cambiamenti adattativi in risposta a stimoli esterni come, appunto, l’ambiente e lo stile di vita e le abitudini, ma anche le nostre emozioni e l’approccio che abbiamo nei confronti del nostro stato di salute e del dolore. Hanno un peso importante la capacità di riconoscere gli ostacoli come opportunità e l’effetto allegria, compresi gli effetti terapeutici della risata. Spiega Richard Romagnoli: “Ciò che contraddistingue il metodo è la fondamentale importanza e l’interazione di cinque pratiche della felicità, tecniche concrete in cui moderni studi scientifici si uniscono alle antiche discipline spirituali, che hanno lo scopo di educare, facilitare e creare un nuovo stile di vita basato su sane abitudini felici”.

1 Il respiro – È il regolatore delle nostre emozioni e veicolo che ci conduce dall’esteriorità all’interiorità attraverso l’ossigeno che, dall’esterno, entra in noi trasformandosi in nutrimento per le nostre cellule. Gli esercizi di Respirazione Consapevole permettono in pochi minuti di cambiare il proprio stato fisiologico e quello mentale: a ogni espirazione i muscoli del corpo si rilassano sempre di più, facendo distendere ogni singola parte del corpo e  “veicolando” la propria attenzione su ciascuna.

2 La risata yogica e terapeutica – È quella sonorizzazione che produciamo attraverso il movimento del diaframma, identica alla risata spontanea e che ci permette di attivarne tutti i benefici.  “Ridere apporta benefici al corpo, alla mente, allo spirito ma anche alla nostra energia pranica” spiega Romagnoli.  La meditazione della risata non è solo lo scoppio di risa di quelli che potremmo farci in buona compagnia: ridere in modo continuativo per almeno dieci minuti ci permette di attivare la chimica corporea della felicità, liberando dopamina, ossitocina, serotonina ed endorfine, oltre a gaba e noradrenalina.

3 Il rilassamento – È lo stato che si ottiene in conseguenza di espirazione consapevole e risata yogica. È uno stato che ci permette di raggiungere un benessere olistico che impatta a livello epigenetico e che permette di rendere maggiormente duraturo nel tempo ciò che il nostro corpo ha prodotto. Per arrivare al rilassamento possono essere utili esercizi di visualizzazione e di meditazione guidata.

4 Gratitudine e perdono – Concepire queste due pratiche come un’abitudine quotidiana, al pari della meditazione, è un concetto rivoluzionario nella nostra vita, ma che ci regala energia e appagamento verso noi stessi, ei una sensazione di pace interiore e di armonia verso tutto ciò che ci accade e nelle nostre relazioni con gli altri. Gratitudine e perdono come abitudini felici che si contrappongono alle abitudini depotenzianti e a tutte quelle azioni che ci promettono qualche tipo di gratificazione o soddisfazione ma che, in realtà, sono contrarie al nostro benessere.

5 Recitazione dei mantra – La recitazione di suoni emessi pronunciando antiche parole in sanscrito genera una potente vibrazione che si genera attraverso la ripetizione, verbale o mentale, Questa  vibrazione, in base al tipo di mantra, agisce a livello energetico ma anche a livello chimico producendo gli ormoni della felicità.

LA FELICITÀ HA UN ORARIO E UN’ETÀ – Infine, due notizie curiose a proposito di felicità. Esiste, al di là delle preferenze di ciascuno, un momento della giornata in cui ci sentiamo più felici. Secondo uno studio realizzato dalla University College of London e pubblicato su "BMJ Journals Medical Health", realizzato analizzando le risposte di circa 50.000 persone, il momento in cui siamo più felici durante la giornata è la mattina presto. Non si tratta solo dello stato di benessere che proviamo dopo una notte di buon sonno, ma anche, secondo il nostro ritmo circadiano, del momento in cui nel nostro organismo si verifica il picco della concentrazione dell’ormone cortisolo, che è massima appena prima del risveglio. Il cortisolo è noto come ormone dello stress, ma la sua azione è anche positiva: ci fa sentire pieni di energia e ha un ruolo importante nella regolazione dell’umore. Allo stesso modo, non tutte le stagioni della vita ci regalano uguale felicità: un’indagine del 2023 i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista "Psychological Bulletin" rivela che i settantenni vivono un vero momento di grazia: la conclusione della vita professionale, l'allentamento delle ansie della vita e la consapevolezza che viene dalla maturità regalano una fase particolarmente serena e felce. I meno felici in assoluto sono gli adolescenti tra i 13 e i 18 anni, assillati da turbolenze emotive, cambiamenti ormonali e ansie legate alla scoperta di sé e alla pressione sociale. Altri studi collocano l'età più felice intorno ai 35 anni, quando le persone hanno ormai una vita stabile, una situazione di lavoro assestata e relazioni sociali intense.

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