Vita quotidiana

Overthinking: perché le donne sono le più colpite

Le ragioni di un’abitudine poco sana al quale il sesso femminile è particolarmente esposto

12 Set 2024 - 05:00
 © Istockphoto

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L’overthinkig, ovvero la consuetudine di pensare troppo, rimuginando su problemi, stati d’animo negativi e difficoltà senza riuscire a trovare una via d’uscita, è un problema al quale le donne sono particolarmente esposte. La scienza, negli ultimi anni, si è interrogata su questa maggiore predisposizione, chiedendosi se l’overthinking non abbia una radice neurologica o addirittura genetica.  Gli studi effettuati fino a questo momento non sembrano giungere a questa conclusione, ma sottolineano che la maggior esposizione delle donne ad ansia e ruminazione, ha certamente una radice culturale e sociale.  

CHE COS’È L’OVERTHINKING

 In italiano non esiste una traduzione precisa del termine: si potrebbe dire, semplicemente “pensare troppo” o usare l’espressione “ruminazione mentale”, indicando il tornare incessantemente sugli stessi pensieri, rimuginandoli senza sosta e senza mai intravvedere  una soluzione.  L’overthinking ha alcune caratteristiche molto negative: i pensieri che continuano a ricorrere incessantemente, in un vortice crescente, chiuso in se stesso senza possibilità di uscita, rubano quote considerevoli di energia, alimentano l’ansia e non contribuiscono a individuare una soluzione. Restano invece “bloccati su se stessi” in un crescendo di negatività malsano e del tutto inutile. A questo, prima o poi, finiscono per aggiungersi il senso di colpa per la propria incapacità e per il problema che resta irrisolto, il timore per il futuro e per possibili effetti catastrofici che potrebbero verificarsi nel tempo a venire. In quest’ottica malsana, anche quando accade qualcosa di positivo, non siamo più capaci di goderne, ma il primo pensiero è che non sia merito nostro e che, tutt’al più, abbiamo avuto un colpo di fortuna.

PERCHÉ LE DONNE SONO LE PIÙ COLPITE

 Uno studio, condotto nel 2017su un repertorio di brain imaging, ha confrontato oltre  45.000 scansioni provenienti da nove diversi ospedali, dai quali è emerso che nel cervello delle pazienti donne si registrava, in un numero di casi significativamente più elevato rispetto agli esami condotti sugli uomini, un flusso sanguigno maggiore nella corteccia prefrontale, sede della concentrazione e del controllo degli impulsi, e nelle aree limbiche, coinvolte negli stati dell’umore e nell'ansia, Nelle analisi sulla fatica cognitiva, però, entrambi i sessi mostravano risultati simili. Quindi, allo stato attuale delle conoscenze, non cii sarebbero dati che dimostrino una predisposizione neurologica o genetica all’overthinking.  La nota psicologa Susan Nolen-Hoeksema, autrice del libro "Donne che pensano troppo", impegnata da anni nello studio della salute mentale, ha però rilevato che il sesso femminile ha realmente maggiori probabilità degli uomini di cadere nell'eccesso di pensieri e di rimanervi bloccata. La causa di questa sorta di "predisposizione" avrebbe però origine sociale e culturale. Dello stesso avviso è Catherine M. Pittman, psicologa clinica e co-autrice del libro "Rewire Your Anxious Brain", la quale afferma: "Quanto minore è il controllo che abbiamo su una situazione o sulla vita in generale, tanto maggiore è lo stress che proviamo e la probabilità di pensare troppo". Le donne, in effetti, anche se lavorano fuori casa, sono i soggetti su cui ricade la gran parte delle attività di cura, dal crescere i bambini, all’occuparsi del menage domestico, all’assistenza dei familiari anziani. In pratica, le donne soffrono maggiormente di ansia e di ruminazione mentale perché sono più esposte a fattori emotivi destabilizzanti, tra cui il non avere controllo su molti aspetti della loro vita, avere meno possibilità di prendere decisioni nell'ambiente di lavoro, soffrire di maggiore incertezza economica e finanziaria, ed essere spesso costrette ad anteporre le esigenze degli altri alle proprie. Un altro elemento che predispone le donne all’overthinking è il perfezionismo, una tentazione che spesso si accompagna all’eccesso di pensieri.

COME SCONFIGGERE L’OVERTHINKING

 I pensieri negativi e lo stress, lo sappiamo ormai con certezza, sono nocivi per la salute. Quindi, come possiamo fare per uscirne? Le soluzioni più ovvie sono: interrompere la catena di rovelli, sforzarsi di pensare ad altro, controllare l’ansia e il pessimismo, magari dedicandosi all’attività fisica, a qualche occupazione interessante capace di assorbire l’attenzione e spezzare il vortice mentale. Possiamo però accompagnare queste strategie di “reset” mentale con alcuni accorgimenti ulteriori e più sottili, che possono essere altrettanto utili:
-facciamo ordine intorno a noi: lavorare in uno spazio pulito e ben organizzato aiuta a  sentirsi bene e a pensare con lucidità
-semplifichiamo le routine quotidiane: organizziamo l’armadio con outfit intercambiabili e che ci permettano di scegliere rapidamente che cosa indossare nelle diverse situazioni: eviteremo di passare troppo a tempo a rimuginare su cosa indossare e, nel corso della giornata, a temere di non aver scelto la mise giusta;
-stabiliamo dei limiti temporali in cui svolgere i compiti: cominciamo la nostra giornata affrontando subito le mansioni più sgradevoli, in modo da non pensarci più;
-limitiamo i tempi in cui ci esponiamo allo scrolling sui mezzi di informazioni: l’eccessiva esposizione ai flussi di notizie, soprattutto quelle negative, affatica la mente e alimenta l’ansia;
-condividiamo i pensieri: spesso parlare dei nostri sentimenti e sensazione è utile per oggettivarli e vederli in una luce più realistica. Unica accortezza: non assilliamo eccessivamente gli amici e conoscenti con la nostra ansia. Potremmo diventare una di quelle persone sempre tristi e negative che è bene… tenere alla larga.

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