A causa delle limitazioni e dei divieti, le relazioni a distanza per i rapporti amorosi sono diventate un vero e proprio fenomeno di massa
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Nel nostro "vocabolario pandemico" si affaccia con prepotenza un nuovo termine: è RAD, acronimo di Relazioni A Distanza. Dopo quasi un anno e mezzo condizionato dal Covid-19, le relazioni nate tra persone che vivono distanti, o molto distanti tra loro, in questo ultimo anno sono aumentate del 65%.
Dal marzo 2020, a cercare e trovare una RAD sono stati in tantissimi, sia single etero che gay, tanto uomini quanto donne, con una equa distribuzione tra coloro che vivono nei piccoli centri (58%) così come nelle città (52%).
Secondo quanto emerge da uno studio realizzato da Osservatorio Single (www.osservatoriosingle.it), che ha analizzato le dinamiche relazionali di oltre 1.500 coppie che si sono formate grazie a quattro diversi siti di dating online in questi ultimi mesi, oltre un terzo degli intervistati (36%) ha cercato e instaurato una relazione a distanza fin dalla prima ondata pandemica nella primavera scorsa, ma un autentico boom, quasi il 40%, si è verificato soprattutto durante la terza ondata, tra febbraio e marzo di quest’anno.
Secondo lo psicologo e psicoterapeuta Luca Mazzucchelli, la pandemia ha travolto e modificato le abitudini di tutti e quando tutto attorno a noi cambia, devono cambiare anche le nostre modalità per portare avanti i comportamenti evolutivi più importanti: socializzare, comunicare, intrecciare relazioni con gli altri.
L'aumento esponenziale di chi ricorre all’online per cercare l’anima gemella è il sintomo di quanto sia difficile restare da soli nei momenti faticosi e di come la ricerca di un partner con cui condividere la nostra esperienza possa alleviare le difficoltà e dare un maggior significato alla nostra quotidianità.
Tra gli aspetti emersi dalla ricerca, è interessante notare come tra coloro che hanno sperimentato la RAD, un intervistato su cinque si sia ritrovato single la scorsa estate, a causa di una relazione irrimediabilmente incrinata dopo il primo periodo di lockdown, che evidentemente ha messo a dura prova la tenuta di molti rapporti.
Il ricorso ai social network e siti di dating online ha costituito per tutti i neo-single l’unica opportunità per intessere una nuova relazione in una situazione generalizzata di mancanza di occasioni di socializzazione.
Molto rapidamente le coppie in RAD hanno fatto pratica con gli strumenti di videochiamata più diffusi: secondo lo studio, una coppia in RAD mediamente si è incontrata in videocall 2,7 volte al giorno, con una punta di appuntamenti serali prima della buonanotte.
Limitandoci agli utenti dei quattro siti di dating analizzati dallo studio, nell’era pre-Covid le relazioni che rimanevano in modalità RAD erano all’incirca una su cinque, mentre da marzo 2020 in poi questo tipo di relazioni è cresciuto fino a diventare quasi la norma sfiorando l’80%, cioè quattro su cinque.
Andando ad analizzare altri due numeri curiosi: la durata media di una RAD nata nel periodo analizzato da marzo 2020 è di 92 giorni, mentre la distanza media tra partner di una coppia in RAD è di circa 260 km, la distanza che intercorre, ad esempio, tra Milano e Padova o tra Firenze e Roma o tra Cosenza e Bari. Va sottolineato che dal mese di novembre molti single hanno cercato partner potenziali all’interno della loro regione per non essere bloccati in caso di colore arancione della regione stessa.
Inoltre, mentre in tempi normali dopo aver creato un contatto attraverso un sito di dating o un social, il periodo di attesa prima di incontrarsi oscillava fra una e tre settimane, in epoca di pandemia la gestazione che precede l’incontro reale oscilla mediamente tra le cinque e le otto settimane: le coppie in RAD, quindi, tendono a rimanere tali molto più a lungo.
La prova del nove delle RAD tuttavia sarà adesso: nell’ultimo mese, a partire da metà aprile, con l’allentamento delle misure di confinamento, quasi due coppie su tre in RAD hanno potuto finalmente intensificare la frequenza dei loro incontri e molte coppie che si sono formate tra febbraio e marzo si sono, di fatto, incontrate per la prima volta.
Tra i comportamenti analizzati dalla ricerca ne emergono alcuni piuttosto curiosi: ben un intervistato su cinque ha chiesto al partner che incontrava per la prima volta il risultato negativo del tampone, mentre uno su dieci ha chiesto di mantenere la distanza di almeno un metro preferendo quindi non avere alcun tipo di contatto fisico.
Funzionerà? Come si dice, se son rose...