Come Giobbe

Pazienza: come allenare la virtù dei forti

Non siamo più abituati ad aspettare, ma predisporci a questa capacità può migliorare la qualità della vita

18 Giu 2021 - 05:00
 © Istockphoto

© Istockphoto

Quella di Giobbe è proverbiale, ma ne sono campioni anche i certosini; l’esperienza ci insegna che è meglio non abusare di quella altrui, perché molti la perdono facilmente: stiamo parlando della pazienza, la virtù che per tradizione viene attribuita ai forti. Per qualche fortunato è una predisposizione scritta nel carattere, ma tutti gli altri non hanno scampo: occorre allenarla perché senza di lei non si va lontano. Affrontare le situazioni con calma e con un briciolo di sopportazione è anche un buon punto di partenza per una migliore qualità della vita. 

ANATOMIA DELLA PAZIENZA – Il termine deriva dal verbo latino patire, che significa soffrire, ma anche dalla parola greca pathos, che significa passione, anche nella sua accezione positiva. L’idea di pazienza porta però con sé una sfumatura intima di sofferenza, dato che indica la capacità di aspettare con calma che qualcosa di negativo si risolva: non a caso, il malato che si sottopone a una terapia è indicato con il termine “paziente”. Senza sconfinare in ambito medico, il dizionario riporta che la pazienza è la facoltà di rimandare la propria reazione alle avversità, mantenendo un atteggiamento neutro, e l’atteggiamento interiore di chi accetta le difficoltà, le avversità e persino il dolore con animo sereno. La pazienza non va confusa con la calma, uno stato d’animo simile, ma differente: la calma è propriamente, lo stato in cui si trovano il mare e il vento in condizione di bonaccia; per estensione il termine indica uno stato d’animo quieto e tranquillo. In sé però la calma ha una nota di passività, mentre la pazienza implica una un’attesa attiva in preparazione di un momento favorevole che ci si aspetta in futuro. Ad esempio: se ci troviamo imprigionati nel traffico e riusciamo a non farci prendere dal nervosismo, significa che manteniamo la calma. Siamo pazienti, invece, quando sfruttiamo il tempo della coda per organizzarci mentalmente, superando il senso di costrizione e di frustrazione che ci trasmette l’ingorgo nel quale siamo imprigionati. 

LA CAPACITÀ DI SUPERARE LA FRETTA – La vita quotidiana ci impone ritmi serrati: in particolare, in questo periodo di prime riaperture post Covid desideriamo di riappropriarci della nostra vita di prima il più in fretta possibile. Giustamente: i periodi di restrizioni ci hanno costretti a mettere alla prova per molti mesi le nostre capacità di sopportazione. Dalla frenesia di ripartire al volo, però, possono nascere altre frustrazioni: certe attività ancora non riaprono, la mascherina all’aperto nelle giornate calde è particolarmente fastidiosa. Proprio questa fase di transizione, se vissuta con consapevolezza, può essere però uno stimolo per rompere la dipendenza dal volere tutto subito, esaltata anche dalla tecnologia per cui basta un clic per ottenere quello che vogliamo. La pazienza invece può essere allenata, migliorando sensibilmente la qualità della nostra vita.  

DIAMO VALORE AL PRESENTE - L’impazienza da cui siamo spesso afflitti è legata alla consuetudine, ormai quasi inconscia, di proiettare tutte le nostre aspettative sul futuro. Impariamo a concentrarci sul presente, vivendo il momento in cui ci troviamo e traendone tutto quello che di positivo può offrirci. Il presente, tra l’altro, è l’unico tempo che esiste realmente, dato che il passato non c’è più e il futuro non c’è ancora. 

REGALIAMOCI L’ESPERIENZA DI NON FARE NIENTE – Mettiamoci a sedere comodi, possibilmente all’aria aperta e dedichiamoci… a non fare nulla. Niente cellulare, libro, spuntini da smangiucchiare. Solo la quiete, il silenzio mentale e l’ascolto delle voci della realtà che ci circonda, meglio se sono quelle della natura. La sfida è resistere in questo stato di quiete per qualche minuto. Esiste anche un sito Web che lancia questa sfida: Do nothing for two minutes (Non fare nulla per due minuti) Per molti è una bella sfida, ma vale la pena tentare, soprattutto se già sappiamo che dopo trenta secondi cominceremo a innervosirci. Impariamo a resistere e ne trarremo beneficio. 

OBIETTIVO. RALLENTARE – Per combattere la frenesia quotidiana occorre un po’ di autodisciplina: ricordiamo a noi stessi che ogni cosa richiede tempo e che merita la nostra dedizione. Cominciamo con il gesto più semplice, ovvero il mangiare. Prendiamoci il tempo del pasto, mastichiamo lentamente ogni boccone, assaporiamo il gusto di ciò che abbiamo in bocca. Ristabiliamo le nostre priorità ed eliminiamo le attività non necessarie, rimandando quello che non è indispensabile. 

RESPIRIAMO – Quando abbiamo fretta e siamo in preda all’impazienza il cuore accelera i battiti e il fiato si fa corto. Impariamo a respirare correttamente, utilizzando i muscoli del diaframma: le belle inspirazioni profonde sono anche un vero pronto soccorso per i momenti in cui la calma ci abbandona. 

CONTARE FINO A DIECI- Anche se non tutti sono concordi su questa strategia, il fatto di contare mentalmente fino a dieci prima di reagire a una situazione stressante può aiutarci a recuperare la presa di distanza necessaria ad affrontare con lucidità un evento che ci innervosisce. 

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri