Soffre di “bikini blues” il 43% dei nostri connazionali, soprattutto donne, ma il problema si può superare
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La prova costume è ormai dietro l’angolo, anzi, per qualcuno è già cominciata: anche se ce l’abbiamo messa tutta con diete, massaggi, allenamenti in palestra, lo specchio ci rimanda un’immagine di noi che non ci lascia soddisfatti. Che fare? Escludendo l’ipotesi di non presentarci per nulla in riva al mare, non ci resta che fare buon viso a cattivo gioco e affrontare la prova. Il fenomeno è così diffuso che si parla addirittura di “bikini blues” per descrivere lo stato di frustrazione, angoscia e apprensione che colpisce addirittura quasi un italiano su due.
“BIKINI BLUES”: LA DEPRESSIONE DA COSTUME DA BAGNO – Il mix di depressione, ansia e frustrazione che proviamo al momento di indossare il costume da bagno e non siamo soddisfatti delle nostre condizioni fisiche è un fenomeno comunissimo, che riguarda il 43% degli italiani, un dato che sale al 60% se si considera la platea femminile. Lo rivela un’indagine condotta dalla piattaforma “Il mio dottore”, secondo la quale, man mano che le temperature si fanno più estive, quasi un italiano su tre non vede l’ora di correre in spiaggia sfoggiando il proprio costume da bagno preferito. A questo gruppo di entusiasti, però, si contrappone una consistente quota di connazionali (43%) che al solo pensiero di mostrarsi svestito prova l’impulso di darsi alla fuga. Peggio ancora va tra le donne, da sempre più attente alla propria immagine ma anche più esposte ai cliché imposti dalla moda. Il timore da “prova costume” si scatena su due fronti: da un lato c’è l’insoddisfazione che ci spinge a essere ipercritici nei confronti di noi stessi, dall’altro il timore del giudizio altrui. Tra le ragioni di ansia che gli intervistati indicano davanti alla prova costume ci sono la frustrazione per non aver raggiunto la forma fisica desiderata (45%), il fatto di sentirsi sempre insicuri e insoddisfatti del proprio corpo (23%), l'impossibilità di reggere il confronto tra il proprio aspetto esteriore e quello imposto dagli standard estetici predominanti nella società (23%). In questo clima di generale insicurezza, crea problemi anche la forma smagliante (o almeno così a noi pare) dei vicini d’ombrellone (18%).
CHE COSA CI IMBARAZZA DI PIÙ - Analizzando poi le diverse parti del corpo, gli intervistati hanno dichiarato di sentirsi particolarmente in imbarazzo a causa dei rotolini di grasso accumulati sulla zona addominale (62%) e per le gambe, mai abbastanza toniche e snelle soprattutto per il sesso femminile (il 45% delle donne le indica come una “zona critica”, contro il 10% degli uomini). Che fare, allora? Per nascondere le parti del corpo considerate, a torto o a ragione, come "punti problematici" il 39% non si separa mai da un pareo o da una camicia con cui coprirsi (39%), mentre il 17% si impegna per mantenere continuamente una postura eretta, nello sforzo di valorizzare al massimo la silhouette.
SHOPPING E FOTO - Per oltre 1 italiano su 3 (35%) le ansie da prova costume cominciano addirittura prima di arrivare in spiaggia, ma già al momento di dedicarsi allo shopping estivo, alla ricerca del costume da bagno che possa valorizzare le forme, o almeno nascondere i principali difetti: la pensa così il 20% degli intervistati, mentre il 15% si deprime a causa delle luci dei camerini che mettono impietosamente in risalto ogni imperfezione. Che dire poi delle foto in spiaggia? La pattuglia degli entusiasti che le adorano si ferma al 18%; gli altri si ingegnano tra pose "tattiche" che non includono le parti del corpo considerate meno presentabili (18%): c’è poi chi limita gli scatti a circostanze particolari e si concede all'obiettivo solo in gruppo (24%). Non manca chi proprio non ne vuole sapere (29%), specie se si tratta di condividere gli scatti sui social (a meno di non averli accuratamente modificati prima di pubblicarli).
COME SUPERARE L’ANSIA DA PROVA COSTUME - La dottoressa Claudia Campisi, psicologa che collabora con la piattaforma “TherapyChat”, suggerisce alcune strategie per superare la prova costume con la mente, affrontando da un lato la propria insicurezza, e dall’altro i modelli imposti dalla società.
• Ascolto introspettivo: parlare a se stessi con rispetto dedicandosi tempo e attenzioni per migliorare la propria autostima e riconquistare la fiducia nelle risorse e qualità che fanno di noi un individuo unico.
• Lontano dagli occhi, lontano dal corpo: le immagini sui social network sono oggetto di valutazione, reazioni e commenti, e contribuiscono ad amplificare i meccanismi di confronto sociale. Meglio ridurre il tempo trascorso su queste piattaforme per non esporsi costantemente a stimoli stressanti.
• Prendersi cura di sé: costruire un rapporto positivo con il corpo significa anche rendersi conto delle sue potenzialità e del suo significato intrinseco, a prescindere dal suo aspetto esteriore. Praticando uno sport, o un’arte performativa, abbiamo le possibilità di esprimere le nostre capacità e migliorare la connessione tra corpo e mente, e favorire reazioni biochimiche positive, come la liberazione delle endorfine.