E’ una forma di gratificazione e di rivalsa che fa bene all’anima e può anche dare una mano all’economia
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Revenge spending: il nome già la dice lunga: si tratta degli acquisti che facciamo per vendetta, o almeno per rivalsa, per ottenere una gratificazione che ci ricompensi di qualcosa, come un torto che ci pare di aver subìto, o una privazione dalla quale dobbiamo ottenere una compensazione. Il lungo periodo di lockdown ci ha sicuramente provocato sofferenze e disagi e ora la necessità di gratificarci ci spinge a fare acquisti. Del resto, lo abbiamo sempre saputo: lo shopping ha un potere terapeutico. Il fenomeno del revenge spending da coronavirus è stato osservato soprattutto in Cina, ma si sta verificando un po’ ovunque, ed è considerato un fatto positivo perché la ripresa dei consumi dà una mano all’economia.
IL FENOIMENO – In Cina, luogo di partenza della pandemia e quindi più avanti dell’Europa sulla strada verso la normalizzazione, il fenomeno è in corso già da qualche settimana: non appena hanno riaperto, si sono formate code davanti ai negozi che vendono beni di lusso, come gioiellerie e maison di moda. Il fenomeno è stato osservato con interesse, anche perché questo bisogno di “vendetta” nei confronti del coronavirus e delle privazioni che ha imposto potrebbe essere un motore per l’economia. Il quotidiano cinese China Daily già a metà marzo riferiva la tendenza dei cinesi a compilare delle vere e proprie “Recovery wish list”, ovvero gli elenchi dei desideri di beni da comprare per consolarsi e riprendersi dalle mortificazioni del periodo di lockdown. Ai primi posti di questi elenchi si sono piazzate attività come andare al ristorante, viaggiare, festeggiare e, appunto, fare shopping.
LO SHOPPING È TERAPEUTICO – Il potere consolatorio degli acquisti è noto da tempo e dimostrato anche da studi scientifici. Qualche tempo fa, ad esempio, una ricerca di un team di psicologi dell'Università del Michigan ha confermato con diversi esperimenti che fare acquisti ha un effetto positivo e immediato sul tono dell'umore, riducendo gli stati di tristezza e di malinconia. Negli USA si parla addirittura di Retail Therapy (che letteralmente significa Terapia al dettaglio), per indicare l'abitudine di gratificarsi con qualche acquisto in caso di stress e di tristezza. Sempre negli Stati Uniti alcuni centri commerciali stanno anche creando spazi appositi con merci accattivanti e poco costose per soddisfare questo impulso all’acquisto senza incorrere nel senso di colpa per aver speso cifre troppo elevate. E’ facile immaginare che, dopo essere stati rinchiusi così a lungo e aver acquistato solo generi di prima necessità o quasi, il desiderio di concederci un abito nuovo, o un paio di scarpe o una vacanza sarà irresistibile. Per lo meno, se le difficoltà economiche che tanti stanno fronteggiando, ci consentiranno di toglierci qualche capriccio.
COME GESTIRE L’IMPULSO AL REVENGE SPENDING – Due sono le cautele che ci devono guidare in questo momento: la prima è la considerazione per le condizioni delle nostre finanze, vista la precarietà del mercato del lavoro. Se ci dobbiamo imporre un po’ di oculatezza possiamo sfruttare gli accorgimenti utili nei casi di shopping compulsivo: fissiamo un budget massimo da destinare a questo tipo di gratificazione e atteniamoci scrupolosamente a quello. La seconda regola riguarda le regole del distanziamento sociale che verranno man mano comunicate dalle autorità. Non dimentichiamo le protezioni individuali e rispettiamo la normativa in merito agli accessi a negozi e mercati. Ricordiamo anche che ogni capo provato dovrà probabilmente essere poi sanificato: evitiamo quindi di provare dieci diverse gonne, quando il nostro solo desiderio è vedere “come mi sta”. Per il resto, questo può essere un buon momento per gratificarci con un acquisto: la ripresa dei consumi è infatti un motore di cui la nostra economia ha bisogno.
LA NOSTRA WISH LIST – Un sondaggio, effettuato in questi giorni da un brand di telefonia sui follower italiani del proprio profilo instagram, ha rilevato che i nostri connazionali durante il lockdown hanno ridotto sensibilmente le spese (85% dei rispondenti), concentrando gli acquisti solo sui beni di prima necessità (82%). Il rimanente 18% ammette di avere acquistato altri beni, tra cui libri ed e-book, per occupare il maggiore tempo libero a disposizione. Il canale preferenziale per fare la spesa è stato il supermercato (54%), per la sua maggiore disponibilità e varietà di prodotti, ma molti hanno riscoperto il piacere di fare la spesa nei negozietti di quartiere (46%). Alla domanda diretta su quale sarà la spesa per celebrare la fine del lockdown, il 66% ha risposto “un’uscita per festeggiare con gli amici”, dimostrando che la cosa che più ci è mancata in questo periodo è stato il contatto sociale e affettivo. Molto sentito è anche il desiderio di tornare a frequentare teatri e cinema (70% delle risposte). Lo shopping ha raggiunto il 34% delle risposte. Nella wish list degli acquisti i rispondenti hanno indicato un bel capo di abbigliamento, scelto dal 70% del campione: Un gioiello o un accessorio prezioso è desiderato invece da circa un terzo dei rispondenti, mentre il 38% desidera cambiare il proprio smartphone. Per quanto riguarda i viaggi, il 45% sta ragionando sulle prossime vacanze, mentre il 55% preferisce aspettare che la situazione si avvicini di più alla normalità prima di fare progetti. Oltre la metà, però, manifesta l’intenzione di restare in Italia (68%).