Come si manifesta, come riconoscerlo e combatterlo negli altri, ma anche in noi stessi
© Istockphoto
Sindrome di Aristotele: il nome evoca un’immagine di autorevolezza, dato che fa esplicito riferimento a uno dei più illustri filosofi greci, ma in questo caso, il richiamo non è del tutto positivo: chi è affetto da questa sindrome è convinto di avere sempre ragione e non è disposto a mettere in dubbio le proprie convinzioni, né tanto meno a cambiarle. Si tratta, insomma, di uno di quegli individui insopportabili convinti di avere un’insindacabile competenza su qualsiasi argomento, che in compagnia non lascia spazio alle opinioni altrui e pretende di avere sempre l’ultima parola su tutto. Insomma, trascorrere del tempo in loro compagnia non è piacevole: per questo occorre imparare a “neutralizzarli”, ma anche a riconoscere subito l’Aristotele che potrebbe nascondersi in noi, per non rischiare di compromettere i nostri rapporti sociali.
ARISTOTELE: UN NOME, UNA SINDROME – Aristotele, come tutti sanno, è uno dei più importanti pensatori della cultura antica, la cui influenza è stata determinante per lo sviluppo del pensiero occidentale. L’unico personaggio in grado di reggere il confronto con Aristotele è Platone, il quale fu, tra l’altro, suo maestro. Aristotele, però, ad un certo punto si distaccò dalla dottrina del suo insegnante ed elaborò un proprio sistema di pensiero, fondando anche una propria scuola, il Peripato. Al contrario di Socrate, il quale “sapeva di non sapere”, Aristotele aveva una personalità decisamente più assertiva che, secondo la leggenda, lo portava a volte al limite dell’arroganza e della superbia. Anche se non ci sono evidenze storiche di questa sua presunta alterigia, l’autorevolezza del personaggio e la sua documentata cultura enciclopedica rendono bene l’idea delle caratteristiche della sindrome che porta il suo nome: chi ne soffre, infatti, non è un narcisista o un megalomane, ma una persona che vuole affermare la sua superiorità nel campo della conoscenza e del sapere, e solo in quello.
MALATTIA O TRATTO DI CARATTERE? – La sindrome di Aristotele non è una malattia riconosciuta tra le patologie psichiatriche: si tratta piuttosto di un tratto caratteriale che però può avere implicazioni importanti e complicare le relazioni sociali. Chi vuole avere a che fare con un insopportabile so-io-tutto che finisce per compromettere la conversazione e che, soprattutto non ammetterà mai di avere torto? Per inquadrare meglio il fenomeno e per capire quali sono i meccanismi che scattano quando siamo assolutamente convinti di avere ragione, sono stati effettuati alcuni studi specifici, secondo i quali la certezza di essere nel giusto al di là di ogni ragionevole dubbio si fonda in realtà su un bias cognitivo, ovvero su una distorsione della razionalità nel processo di giudizio che ci porta a creare una nostra realtà soggettiva, non necessariamente corrispondente all'evidenza. Nella sindrome di Aristotele, in particolare entrerebbe in gioco il bias degli “unknown unknowns”, ovvero delle cose che non sappiamo di non sapere. In pratica, tendiamo a formarci un’opinione e a formulare giudizi su un certo argomento, nella convinzione di avere tutte le informazioni necessarie per farci un’opinione, mentre in realtà conosciamo solo una parte di esse. Per comprendere come funzioni questa illusione è stato effettuato un esperimento in cui un gruppo di volontari è stato diviso in tre sezioni: alla prima è stato proposto un articolo in cui si proponeva una certa soluzione per risolvere un determinato problema, alla seconda è stato sottoposto un altro testo nel quale si ipotizzava, per lo stesso caso, una soluzione B, mentre il terzo gruppo ha letto entrambi gli articoli. Al termine, i tre gruppi si sono confrontati: i membri del primo e del secondo gruppo erano pienamente convinti della bontà della soluzione loro proposta, mentre chi aveva letto entrambe le possibilità era diviso quasi a metà. Venendo a conoscenza dell’altra possibile soluzione, solo alcune delle persone dei gruppi A e B hanno cambiato idea e hanno sposato un progetto diverso da quello conosciuto inizialmente, ammettendo di non aver avuto in prima battuta tutte le informazioni necessarie a esprimere un parere davvero informato. Il problema è che, quando siamo chiamati a esprimere la nostra opinione, non sempre sappiamo, o siamo disposti ad ammettere, di non avere tutte le informazioni necessarie.
SINDROME DI ARISTOTELE VS EFFETTO DUNNING - KRUGER – Chi è affetto dalla sindrome di Aristotele non sempre è un compagno di serate a cui è piacevole accompagnarsi o un collega con cui è piacevole lavorare in team. La sua tendenza a essere saccente e voler sempre imporre la sua idea può essere molto irritante e guastare l'atmosfera. È però da sottolineare che i presunti “Aristotele” in molti casi sono davvero persone di cultura e di notevole competenza. Molto peggio di loro sono invece le persone che manifestano un’altra sindrome, quella di Dunning-Kruger, dai nomi degli scienziati che l’hanno studiata e descritta. Questi soggetti vivono una vera e propria distorsione cognitiva per cui sono assolutamente convinti di avere competenze e conoscenze molto superiori a quello che è in realtà: in pratica sopravvalutano se stessi e sottovalutano gli altri. Il disturbo è l’esatto contrario della sindrome dell’impostore, per la quale tendiamo a sottovalutare noi stessi e a non ritenerci degni dell’apprezzamento altrui. Un esempio eclatante di sindrome Dunning-Kruger risale al 1995, quando la polizia arrestò un ladro, il quale aveva rapinato due banche nello stesso giorno senza mascherarsi, pur sapendo di essere ripreso dalle telecamere di sorveglianza. Quando la polizia lo catturò, l’uomo rimase allibito perché, come spiegò egli stesso, si era cosparso di succo di limone e questo avrebbe dovuto renderlo invisibile. L’uomo non era ubriaco né sotto gli effetti di droghe: era semplicemente convinto di essere più bravo e furbo degli altri. Studi successivi hanno dimostrato poi che più una persona è sprovveduta e ignorante, più è convinta della propria competenza.
SINDROME DI ARISTOTELE: COME CORRERE AI RIPARI – La sindrome di Aristotele si manifesta come convinzione incrollabile di sapere tutto, nel desiderio di primeggiare in ogni discussione, mancanza di ascolto attento e tendenza all’aggressività nei confronti degli altri interlocutori, e volontà di veder riconosciuta la propria ragione. Se ci troviamo in presenza di un “Aristotele” a oltranza non resta, per contenerlo, che cercare di evitare lo scontro: possiamo troncare la discussione sul nascere e cambiare argomento di conversazione, oppure lasciargli un po’ di spazio ostentando indifferenza, poi mostrarsi annoiati del soggetto e cercare di passare ad altro, oppure ancora introdurre un diversivo sulla scena, come proporre un gioco, della musica o altro ancora. Se invece riconosciamo in noi stessi questi modi di essere e di comportarci nei confronti degli altri, non ci resta che fare un esame di coscienza e ricordare che nessuno ha simpatia per che è troppo saccente. Anche se riteniamo di essere super competenti su una certa questione, dopo aver detto la nostra, sforziamoci di lasciar spazio agli altri. Cerchiamo anche di non essere irremovibili dalle nostre posizioni, ma impegniamoci nel considerare altri punti di vista e facciamo autocritica: in fondo qualche volta potremmo anche sbagliarci.