Alcuni studi recenti confermano che non si tratta di tempo perso, ma di un’attività antistress, utile per memoria e apprendimento
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Sognare a occhi aperti, dimenticando la realtà: non si tratta di un’attività oziosa, di sciocche fantasticherie fini a loro stesse: è invece un momento utile perché, distaccandosi dalla realtà, il cervello recupera uno spazio solo proprio nel quale rimodellarsi, migliorando la propria plasticità e memoria. Un recente studio scientifico ha confermato quello che i poeti e gli artisti sapevano già: indulgere nel sogno fa bene alla mente, libera dalle tensioni della vita quotidiana, stimola il processo creativo e aiuta a trovare soluzioni inedite a problemi fino a quel momento non risolti.
Sognare a occhi aperti, in inglese daydreaming, è la deviazione e il distacco della mente dal presente, verso una dimensione diversa e del tutto slegata dalla realtà, come accade di notte quando si sogna: tutto questo però accade in pieno giorno, quando si è svegli e a occhi aperti. Non si tratta semplicemente di distrazione o della tendenza a pensare ai fatti propri mentre si è impegnati in un’attività quotidiana, ma di una vera e propria fantasticheria in cui la mente, per così dire, vola via e si trasferisce in un altro mondo. Di solito il sogno a occhi aperti comincia indipendentemente dalla volontà di chi lo compie e, anche se può essere scambiato per poco interesse nell’attività che si sta svolgendo in quel momento, in realtà non è così. Per molto tempo i daydreamers sono stati considerati dagli psicologi come soggetti che si rifugiavano in un mondo a parte per sfuggire alle difficoltà quotidiane: solo nel 1966 lo psicologo Jerome L. Singer ha cominciato a studiare il fenomeno in modo approfondito, scoprendo che non si tratta di una deviazione cognitiva patologica, come si credeva fino a quel momento, ma di un’attività mentale utile, in cui i soggetti riuscivano a stabilire un migliore contatto con il proprio io interiore e persino a trovare soluzioni alternative ed efficaci a molti problemi rimasti fino a quel momento senza risposta.
Qualche mese fa i ricercatori della Harvard Medical School hanno condotto uno studio sull’argomento, pubblicato sulla rivista Nature: in questo caso non si può parlare di sogni veri e propri, dato che la ricerca è stata condotta sulle cavie da laboratorio, ma le conclusioni degli scienziati hanno sottolineato alcune interessanti implicazioni applicabili anche alla specie umana. Agli otto topolini utilizzati per lo studio sono state mostrate ripetutamente alcune immagini a scacchiera bianca e nera, intervallate da fasi di “riposo” in cui veniva mostrato uno sfondo grigio. Monitorando circa 7.000 neuroni della corteccia visiva, gli scienziati hanno notato che, mentre il topo si rilassava durante la pausa, l'attività elettrica dei neuroni era simile, ma non uguale, a quella prodotta dalla visione dell'immagine precedente. Il segnale è stato interpretato come prova del fatto che l'animale stesse rivivendo (in un certo senso sognando) l'esperienza appena vissuta. Ripetendo l'esperimento nel corso della giornata, l'attività neuronale prodotta dalla visione della prima immagine diventava sempre più distinguibile da quella generata dallo schermo grigio, fino a quando ciascuna ha finito per coinvolgere gruppi di neuroni nettamente separati. Inoltre, gli scienziati hanno scoperto che i sogni a occhi aperti vengono prodotti dalla corteccia visiva nello stesso momento in cui i neuroni dell'ippocampo riproducono eventi del passato per memorizzarli, segno di una connessione tra queste due aree del cervello.
Il sogno a occhi aperti offre numerosi benefici. Oltre a permetterci di recuperare una visione di insieme nella quale si manifestano soluzioni inaspettate ai più vari problemi, il daydream ha riconosciuti effetti anti-stress. Per attivare il sogno, e poi per abbandonarsi a esso, occorre distaccarsi dall’incalzare della realtà presente e abbandonarsi a un flusso mentale in cui le connessioni non sono più dettate dalla logica. Tutto questo induce il rilassamento e porta alla calma, abbattendo i livelli di stress. Il fatto di distaccarsi dalla realtà procura inoltre uno stato di contemplazione di quello che ci circonda, portandoci anche a notare cose che normalmente ci sfuggirebbero: un meccanismo di questo genere. Ad esempio, potrebbe aver illuminato il pensatore siracusano Archimede, il quale intuì il principio del galleggiamento (principio di Archimede) mentre si rilassava facendo il bagno. Sognare a occhi aperti è anche un antidoto all’abitudine di rimuginare in modo negativo, la cosiddetta ruminazione, che porta invece ad accumulare ansia e stress. Scollegare la mente significa spezzare il ciclo continuo di concentrazione e tensione, recuperando uno stato più sereno.
C’è un unico caso in cui il sogno a occhi aperti è un segnale davanti al quale ci si deve allarmare (e in questo caso di parla di maladaptive daydreaming, o disturbo da fantasia compulsiva): la fantasticheria in questo caso diventa disturbante e impedisce di vivere una vita normale e di interagire in modo costruttivo con le altre persone e con la realtà della vita quotidiana. L’esperienza di sogno diventa intensa e disfunzionale, e il soggetto finisce per trascorrere nel suo orizzonte di fantasia oltre metà del tempo di veglia, senza più riuscire a svolgere la sua attività sociale e professionale. Anche se non sono state individuate cause specifiche per questo problema, si suppone che sia associato a eventi traumatici che hanno spinto il soggetto a rifugiarsi in un mondo alternativo nel quale si sente protetto e al sicuro. Il maladaptive daydreaming è un vero e proprio disturbo mentale che deve essere affrontato da specialisti. A parte questa situazione estrema e patologica, sognare a occhi aperti regala tanta gioia al sognatore e non fa male a nessuno: possiamo dunque concedercela a volontà, tranne le poche situazioni in cui è indispensabile mantenere i piedi ben piantati per terra, ad esempio quando siamo al volante: sì ai sogni quando siamo fermi nel traffico, assolutamente no in tutte le altre situazioni.