Linguaggio del corpo

Sorriso: un solo cenno per trasmettere mille messaggi

Per piacere agli altri, per invitare alla relazione, ma anche per esprimere superiorità, orgoglio e persino disprezzo

16 Mar 2021 - 05:00
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© Istockphoto  | Il sorriso è il primo modo in cui ci relazioniamo con gli altri. Un esempio di sorriso "vero", chiamato anche sorriso Duchenne, dal neurologo che lo ha studiato.
© Istockphoto  | Il sorriso è il primo modo in cui ci relazioniamo con gli altri. Un esempio di sorriso "vero", chiamato anche sorriso Duchenne, dal neurologo che lo ha studiato.
© Istockphoto  | Il sorriso è il primo modo in cui ci relazioniamo con gli altri. Un esempio di sorriso "vero", chiamato anche sorriso Duchenne, dal neurologo che lo ha studiato.

© Istockphoto | Il sorriso è il primo modo in cui ci relazioniamo con gli altri. Un esempio di sorriso "vero", chiamato anche sorriso Duchenne, dal neurologo che lo ha studiato.

© Istockphoto | Il sorriso è il primo modo in cui ci relazioniamo con gli altri. Un esempio di sorriso "vero", chiamato anche sorriso Duchenne, dal neurologo che lo ha studiato.

Il sorriso è la prima forma di comunicazione con cui cerchiamo una relazione con gli altri: ciascun genitore porta impresso nella memoria il primo sorriso del proprio bimbo, che intorno ai due mesi sgrana gli occhi davanti al volto della mamma e le sorride con tutta la gioia che si possa esprimere. Sorridere è un gesto relazionale che viene immediatamente compreso, senza bisogno di parole, ed è il modo più immediato con cui manifestiamo la nostra intenzione di stabilire una comunicazione con la persona che ci sta di fronte. C’è però modo e modo di sorridere e ogni volta si possono trasmettere segnali diversi: per questo è importante imparare a decodificarli e comprenderli. 

INNATO O ACQUISITO? - Il sorriso è reso possibile dall'azione dei muscoli facciali e appartiene alla categoria dei gesti primari innati. Ha come unico scopo la comunicazione e, a tutti gli effetti, è spesso il primo tra i gesti del corpo con il quale ci rapportiamo alla persona che ci sta di fronte. Alcuni studiosi ritengono che, davanti al sorriso altrui, il cervello reagisca anche senza alcuna precedente esperienza, replicando il gesto: la capacità di sorridere sarebbe quindi innata. Altri obiettano che l’apprendimento rivesta comunque un ruolo importante: il neonato, al suo primo sorriso, copia in effetti il gesto dalla madre. Questa teoria è difficile da dimostrare: occorrerebbe studiare i comportamenti di un bambino a cui nessuno abbia mai sorriso, ma per fortuna questo caso fino ad ora non si è verificato.

ENTRARE IN RELAZIONE – Sorridere è dunque un modo immediato di stabilire una relazione positiva ed è un preciso segnale sociale. Avere un bel sorriso è anche importante per instaurare un buon rapporto con se stessi, per piacersi e per migliorare la propria autostima, tanto che gli interventi estetici alla bocca e ai denti sono tra i più richiesti. È però interessante notare che anche sorridere con una dentatura imperfetta riesce a trasmettere lo stesso senso di calore e di affetto di una bocca da baciare. Sorridere, dunque, è un gesto che ci è estremamente familiare: proprio questa consuetudine rende più facile costruire un falso sorriso, capace di avvalorare una bugia sui nostri reali sentimenti.  Il ricordo istintivo che ne abbiamo impresso rende facile riprodurlo sul nostro viso anche quando le nostre emozioni non corrispondono all’empatia che sembriamo esprimere. A tradire il nostro reale pensiero possono essere però gli altri gesti del corpo, come l’espressione degli occhi, la postura, i cenni delle mani. 

I TIPI DI SORRISO – Sorridere spesso è considerato un elemento socialmente positivo, che ci rende più attraenti, e ci fa considerare più amichevoli, socievoli, sicuri di noi stessi e quindi perfino più competenti.  Un recente studio, condotto dall’Università di Berkeley in California, ha dimostrato che, a seconda dei muscoli coinvolti di guance, labbra e viso, possiamo produrre diversi tipi di sorriso. È importante quindi imparare a distinguerli.

- Il sorriso genuino: è breve e simmetrico, coinvolge oltre alle labbra i muscoli delle guance e lo sguardo. È chiamato anche sorriso Duchenne, dal nome del neurologo francese Guillaume Duchenne che lo ha studiato e ne ha analizzato la fisiologia. Esprime sentimenti sinceri di amicizia, piacere e gioia. Insomma, è il sorriso per eccellenza. 

- Il sorriso di compiacimento: le labbra sono socchiuse, a volte sono leggermente tirate da un lato il che conferisce una lieve asimmetria al gesto. Fin qui, tutto bene: è un cenno di soddisfazione.

- Il sorriso a bocca chiusa: le labbra sono leggermente tirate, ma restano chiuse, i muscoli del viso sono tutti coinvolti, le guance si sollevano e danno la sensazione che sorridano anche gli occhi. Attenzione però: è un gesto che resta a metà, quindi non esprime soddisfazione piena e potrebbe anche indicare sentimenti diversi, dalla timidezza alla contrarietà. 

- Il sorriso empatico: è breve e appena accentato, ma indica accoglienza, incoraggiamento e ascolto.  

- Il sorriso malizioso: la bocca è un importante strumento di seduzione. Se il sorriso è associato ad altri elementi del linguaggio del corpo, come la dilatazione delle pupille, il gesto di toccarsi i capelli, un orecchio o le labbra stesse, è un segnale di attrazione fisica.

- Il sorriso di circostanza: è un sorriso falso, che non indica il pensiero reale del soggetto, ma spesso nasconde insoddisfazioni represse. Il movimento delle labbra è meccanico e spesso mostra i denti serrati. Se sorge improvvisamente e dura troppo a lungo è meglio stare in guardia. 

- Il sorriso asimmetrico: è quasi una smorfia, che può avere significati diversi e ambigui. Può esprimere senso di senso di superiorità e disprezzo, oppure ironia e sarcasmo, ma anche la paura o l’imbarazzo che prova il soggetto. 

- Il sorriso terapeutico: il sorriso e la risata possono trasformarsi in una vera e propria medicina e in un importante sostegno terapeutico. La risata ha la capacità di stimolare il sistema immunitario, di fungere da antidepressivo e perfino da antidolorifico. Per questo, anche e soprattutto nei momenti difficili, un sorriso può essere il nostro migliore amico.  
 

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