Dalle uova alla Benedict fino alla Caesar Salad: ecco le origini dei dieci nomi dei piatti più ricercati e originali tra l’Italia e l’Europa
© Istockphoto
Estate, tempo di vacanze. Ormai è quasi ora di preparare le valigie e di mettersi nell'ottica di affrontare con gioia nuove esperienze, comprese quelle legate al cibo. Attenzione però, perché certe denominazioni di piatti e pietanze possono trarre in inganno: per esempio, in determinati Paesi hanno nomi propri non strettamente legati agli ingredienti effettivi della pietanza. In altri casi, invece, possono derivare da traduzioni errate o da false attribuzioni, mettendo in luce la complessità e la diversità del patrimonio gastronomico legato alla diversità linguistica.
secondo i dati rilevati da una ricerca commissionata da HelloFresh, servizio di box ricette a domicilio, in Italia il podio delle ricette con maggior trend di crescita per le ricerche online è riservato ai piatti statunitensi. Al primo posto ci sono le fettuccine Alfredo (235%), seguite in seconda e terza posizione dalle uova alla Benedict (83%) e dalla Caesar salad (22%). In Europa si attestano protagonisti delle ricerche online la pasta alla Norma (per il Regno Unito 23%), le uova alla Benedict (“Huevos Benedictinos”) in Spagna (175%) e in Germania (“Eier Benedict”) con una percentuale di crescita del 124%, mentre il filetto alla Wellington (“Bœuf Wellington”) spopola in Francia (124%). A conquistare la curiosità degli italiani, sempre secondo i dati rilevati da HelloFresh, vi sono inoltre i nomi di piatti che rimandano a nomi di luoghi o località geografiche: tra questi, gli hamburger (122%), le french fries (50%) e l’insalata russa (49%). In Spagna cresce l’interesse per la torta Baked Alaska (125%), mentre in Francia suscita maggior attenzione il dolce estivo Eton Mess (89%). Nel Regno Unito, si confermano tra le ricette internazionali più ricercate l’hamburger (400%), e in Germania le French fries (235%).
il nome sarebbe riconducibile a un ristoratore di Roma di inizio Novecento, Alfredo Di Lelio, come spiega la linguista Sofia Zambelli, Curriculum Manager presso di Babbel Live. La leggenda racconta che Di Lelio abbia ideato il piatto con l’obiettivo di aiutare la moglie a rinvigorirsi dopo la gravidanza. Utilizzando tre semplici ingredienti (pasta, burro e parmigiano), il cuoco creò una salsa ricca e cremosa che conquistò immediatamente il cuore della moglie. Il piatto è diventato poi popolare tra i clienti del suo ristorante, il "Ristorante Alfredo", attirando anche celebrità e turisti da tutto il mondo. Nonostante le radici italiane, il piatto ha ottenuto grande fama negli Stati Uniti nel corso del XX secolo, dove è conosciuto come "Fettuccine Alfredo" (questa denominazione è rimasta in italiano anche a livello internazionale).
il nome di questo piatto non ha niente a che vedere con l’ordine dei Benedettini, come si potrebbe supporre. La versione più accreditata attribuisce la creazione a Charles Ranhofer, cuoco del ristorante di New York “Delmonico’s”. Si narra che uno dei clienti abituali, Lemuel Benedict, desideroso di trovare un rimedio al suo mal di testa, ordinò un piatto composto da uova poché, pancetta e muffin inglesi, il tutto condito con salsa olandese. Questo mix di ingredienti fu così gradito da diventare parte del menù del ristorante, con il nome "uova alla Benedict" in onore del suo ideatore.
questa insalata è legata alla figura del ristoratore piemontese Cesare Cardini che la avrebbe creata nel 1924. Durante un giorno particolarmente affollato nel suo ristorante a Tijuana, in Messico, il “Caesar’s Restaurante-Bar”, improvvisò con gli ingredienti disponibili in cucina: lattuga romana, crostini di pane, parmigiano, uova, succo di limone, olio d'oliva, senape, salsa Worcestershire, aglio e acciughe. La popolarità di questo piatto, ancora oggi chiamato così in onore del cuoco italiano, crebbe assai rapidamente tra i clienti del “Caesar’s Restaurante-Bar” al punto da essere diventata una delle insalate più apprezzate in tutto il mondo. La denominazione della ricetta rimane invariata in inglese e italiano, mentre in altre lingue europee viene tradotta letteralmente come, per esempio, in francese “salad César”, in spagnolo “ensalada César”, e in tedesco “Caesar salat”.
l’origine linguistica di questo piatto è comunemente attribuita all’opera lirica "Norma" del compositore catanese Vincenzo Bellini. Tuttavia, ci sono due versioni contrastanti su come questo collegamento musicale sia nato: secondo alcuni, uno chef catanese creò e servì questa pietanza in occasione della Prima dell’opera di Bellini a La Scala (il 26 dicembre 1831). Secondo un’altra popolare teoria, lo scrittore, poeta e sceneggiatore Nino Martoglio l’avrebbe assaggiata ospite da amici a Catania e, particolarmente impressionato dalla sua bontà e dalla bellezza dell'opera di Bellini, avrebbe esclamato: “Questo piatto è una vera Norma”.
il famoso duca inglese di Wellington, Arthur Wellesley, è il personaggio che si nasconde dietro questo piatto, creato proprio per celebrare la vittoria del condottiero nella battaglia di Waterloo contro Napoleone nel giugno del 1815.
deriverebbe dalla città di Amburgo, dove all’inizio del XIX secolo era uso comune servire carne macinata sotto forma di polpette o bistecche. La ricetta fu introdotta negli Stati Uniti a seguito dell’emigrazione tedesca in quello stesso periodo. La parola arriverebbe quindi dal tedesco indicandone la provenienza, in questo caso “di Amburgo”. La pratica di mettere la carne tra due fette di pane prese rapidamente piede oltreoceano nel corso del XIX secolo, dando origine all’ormai conosciutissimo “panino imbottito”.
contrariamente a quanto sembra dal nome del piatto, le “French fries” (letteralmente “patatine francesi”) non provengono dalla Francia, ma dal Belgio. Durante la prima guerra mondiale, i soldati nordamericani di stanza nella regione della Vallonia scoprirono questo spuntino di patate fritte. Dal momento che la lingua dominante nel Belgio meridionale è il francese, questa gustosa pietanza venne soprannominata "French fries". Un’altra teoria suggerisce invece che il termine "French" sia stato utilizzato per indicare lo stile di taglio delle patate “alla francese”, piuttosto che per l'origine geografica. Secondo un’altra versione, infine, il termine “fries” sarebbe da ricondurre alla lingua francese, dove "frire" significa "cuocere in olio bollente".
il nome di questa ricetta potrebbe trarre in inganno, poiché non è strettamente legato alla Russia, almeno non in tutto il mondo! Si ritiene che l'insalata sia stata creata nella seconda metà del XIX secolo dal cuoco belga Lucien Olivier, che gestiva un famoso ristorante a Mosca, l' "Hermitage". La ricetta originale di Olivier includeva ingredienti come patate, carote, piselli, cetrioli sottaceto, uova sode e carne, maionese, olive e prezzemolo come decorazioni. Quella che in Italia è denominata insalata russa, prende i nomi più diversi negli altri Paesi. In Danimarca, Norvegia e Finlandia, per esempio, è conosciuta come “Italiensk salat” (“insalata italiana”), influenzata da una versione piemontese del piatto risalente al XIX secolo e nota come “insalata rusa” (ossia rossa, poichè prevedeva l'uso di barbabietole). In Olanda è “Huzarensalade” (“insalata degli Ussari”) a causa dell’associazione con i cosiddetti "ussari", una tipica unità di cavalleria dell'esercito russo che introdusse l’insalata nei Paesi Bassi in occasione di eventi militari o diplomatici. In Lituania è nota come “Baltasis salotas” (“insalata bianca”) per il suo colore chiaro e la consistenza cremosa, mentre in Croazia, Slovenia e Ungheria è denominata “Francuska salata” (“insalata francese”), termine che si ricollega alla popolarità della cucina francese. In Romania, infine, è chiamata “Insalata boeuf” a causa della sua associazione a un piatto tradizionale rumeno chiamato "Salată de boeuf" a base di manzo bollito e verdure sottaceto e maionese.
l’invenzione di questo dolce è generalmente attribuita allo chef francese Charles Ranhofer del Delmonico's Restaurant di New York City e risale al 1867. Tuttavia, l'origine precisa del nome è incerta. Secondo alcuni, "Baked Alaska" deriverebbe dal fatto che il piatto assomiglia a un paesaggio ghiacciato: in questo caso, il gelato rappresenterebbe l'Alaska e la meringa la neve. Altri suggeriscono che il nome possa essere stato utilizzato per onorare l'acquisto dell'Alaska da parte degli Stati Uniti nel 1867, sebbene questa versione sia meno accreditata. È curioso come questa torta in francese sia chiamata “omelette à la norvégienne” (ovvero “omelette alla norvegese”) per via della sua somiglianza con un altro dolce francese, la "Omelette norvégienne" o "Omelette surprise": entrambi i dessert presentano, infatti, uno strato esterno che ricorda la meringa cotta o bruciata, sebbene ingredienti e metodo di preparazione possano essere diversi.
l’origine di questo goloso dessert, che combina panna, fragole e meringa sbriciolata, deve il nome all’unione di due parole: la parola inglese “mess”, che in inglese significa “disastro” o “pasticcio”, e Eton, tra i più prestigiosi college del Regno Unito. Secondo la teoria più famosa, alla fine del XIX secolo, durante una partita di cricket presso la rinomata scuola, un cane labrador si sarebbe seduto su un cesto da picnic contenente una torta Pavlova con fragole e panna, schiacciandola completamente. Di fronte a questo caos, gli studenti provarono a salvare il dolce, accorgendosi che risultava ancora ottimo!