La competenza e l’estro creativo della giovane designer sfilano a Parigi e nella vita quotidiana.
di Elena Misericordia© ufficio-stampa
Valentina Cosmai è bella, determinata e travolgente. Nonostante la giovane età, la designer lombarda ha le idee ben chiare e una straordinaria competenza in materia di moda, marketing, materiali e tecniche di lavorazione. Spirito innovativo e temperamento energico accompagnano questa ragazza, vivace e talentuosa, lungo un percorso creativo che coinvolge gli ambiti più disparati, sempre al passo con le nuove tendenze.
Stilista d’alta moda, segue minuziosamente in ogni dettaglio la realizzazione dei propri abiti-gioiello, confezionati da laboratori artigiani d’eccellenza, per garantire il massimo risultato in fatto di lusso e qualità.
La sua mente è una fucina di idee che la trascina ad esplorare nuovi mondi, con curiosità e preparazione.
L’ultimo nato è il progetto Iconstory, che affronta con sottile ironia i temi scottanti della società moderna, attraverso uno degli accessori più diffusi nel quotidiano di oggi: la cover dello smartphone. Realizzata però con ricami unici e preziosi. Ed è subito un successo.
Valentina, quando hai capito che l’arte del design avrebbe scritto le pagine del tuo futuro? Nei tuoi ricordi esiste un episodio particolare che ti abbia indirizzata verso il settore moda?
Mia nonna vive in una vecchia casa di ringhiera a Lissone, in provincia di Monza. Nella stessa corte, proprio davanti alle finestre del suo appartamento, un tempo si ergeva l’edificio storico che ospitava uno degli atelier di moda più rinomati della Brianza. Durante la mia infanzia, attraversando il cortile della nonna, entravo ed uscivo da quel laboratorio e già respiravo il profumo inebriante dei tessuti pregiati, in un’atmosfera magica tra arte e manualità. Da piccola, per via della mia corporatura minuta, i miei abiti venivano confezionati su misura da una sarta, la Signora Agnese, che realizzava modelli identici per me e per mia madre. La moda è sempre stata dentro di me, quasi fosse un gioco, che piano piano seduceva i miei entusiasmi di bambina…
Qual è stato il tuo percorso formativo? Come riassumeresti le tappe principali della tua carriera?
Mi sono diplomata all’Istituto Marangoni di Milano. Durante i miei studi posso dire di aver imparato tutto, dall’ideazione alla modellistica, sino alla creazione finale. Il mio ingresso nel mondo della moda è avvenuto tramite una collaborazione con la stilista Silvia Argüello. Ho lavorato con lei ad un’intera collezione, grazie alla quale siamo arrivate finaliste al Who’s on Next. Abbiamo poi vinto il concorso Coop Fashion Freedom per l’Africa, organizzato dalle Nazioni Unite: avevamo creato per l’occasione una capsule collection di t-shirt in stile, realizzate con i materiali poveri del Continente. Dopo queste brevi ma intense esperienze lavorative nel settore, mi sono trasferita per una manciata di mesi a Parigi, dove ho avuto il privilegio di veder sfilare le mie prime creazioni personali al Museo de L’Homme, al Trocadero, nonché il grandissimo onore di vedere alcuni dei miei capi immortalati dall’obiettivo di La Chapelle.
Quando è nato il marchio che porta il tuo nome? Quali sono gli elementi che caratterizzano le creazioni del brand Cosmai?
I prodotti del mio marchio, neonato nel 2016, derivano dall’esperienza maturata nelle antiche botteghe. I pilastri portanti delle mie creazioni consistono nell’originalità dell’idea creativa, nello spirito artigianale delle lavorazioni, nella qualità senza compromessi dei materiali. Tutti i miei prodotti rientrano nella definizione specifica del design di lusso. Ed è proprio in questo contesto che le materie prime assumono un ruolo di fondamentale importanza. I miei abiti d’alta moda vengono realizzati dalle mani esperte di sapienti artigiani, ciascuno di essi con una propria competenza specifica, frutto di maestria e tradizione. Sono un’amante dei ricami piazzati. Non mi piace il pizzo che, nella interezza di un vestito, si ripete sempre uguale a se stesso. Per evitare questo effetto seriale, sono riuscita a far rimettere in funzione un vecchio telaio del ‘400, grazie al quale i miei disegni vengono tradotti in punto ricamo in tutta la loro altezza. Il pizzo che ne deriva riproduce un’immagine completa, come fosse un’opera d’arte. L’utilizzo dei ricami piazzati richiede grande maestria, sia nel taglio che nel posizionamento, per questo mi avvalgo dell’alta professionalità di laboratori d’eccellenza. La maison Swarovski, inoltre, ha creduto nel mio lavoro, mettendo a mia disposizione per la realizzazione dei miei outfit i suoi magnifici cristalli che, con i loro bagliori di luce, rendono i miei abiti dei capolavori. I miei body vengono ricamati con cristalli di Boemia, paste in vetro sfaccettate e mai rotonde, per garantire la massima lucentezza. Il colore della perlina viene fissato in pasta e pertanto sarà destinato a durare nel tempo, senza sbiadire. L’applicazione è necessariamente manuale perché i buchi di ciascuna pietra sono irregolari e non consentono un’infilatura in serie.
© ufficio-stampa
La tua sconfinata creatività ti porta a realizzare progetti sempre nuovi ed originali. Ad aprile di quest’anno hai lanciato il tuo primo prodotto “social”: Iconstory. Di cosa si tratta?
Il progetto Iconstory consiste in una serie di diciotto cover ricamate per smartphone, in edizione limitata. Piccoli capolavori che compongono un’unica grande opera d’arte, con l’obiettivo di illustrare in chiave satirica i vizi e le virtù della società in cui viviamo. La mission vuole essere quella di rendere omaggio al prodotto dell’anno, la cover, e al ricamo industriale, che negli ultimi tempi si è evoluto in maniera esponenziale. Non esistono più soltanto macchine in grado di ricamare loghi a due, a tre, a quattro colori, ma anche macchinari più complessi capaci di assemblare sino ad una dozzina di tonalità diverse. Vengono utilizzati filati molto sottili, che permettono la resa anche del più piccolo dettaglio e soprattutto un risultato di tendenza…ricami lucidi e non più opachi! Ciascuna delle mie cover patch racconta una mini storia con un preciso significato . Con un leggero tono dissacrante, ogni racconto vuole portare alla luce un tema caldo della società di oggi, dal ruolo centrale e talvolta invasivo dei social network, al riconoscimento delle unioni civili sino alla emancipazione delle donne, che affermano la propria forza nelle battaglie quotidiane. Ogni cover viene venduta in un pack che è il logo stesso del progetto: una mano che regge il prodotto con un gesto scaramantico di buon auspicio. Pensate per tutti e per ciascuno, le cover Iconstory sono applicabili a qualsiasi stile di vita e di pensiero, adatte per ogni età. Possono essere acquistate nei department store più alla moda, ad esempio, a Milano sono distribuite da 10 Corso Como e a Venezia da Coin Excelsior, che ci ha dedicato un’intera vetrina. Una parte del ricavato di ogni vendita andrà devoluta all’associazione Maria Letizia Verga di Monza per lo studio e la cura della leucemia del bambino.
Dove trovi l’ispirazione per tutti i tuoi progetti?
Mi butto sempre a capofitto nel lavoro, mi lascio travolgere e sento quella felicità delirante che s’impadronisce di me… Mi piace osservare e riflettere, non guardare e subire, curiosare e cercare; cogliere nel quotidiano quegli aspetti apparentemente contraddittori per amalgamarli in un nuovo modo di fare moda. Non c’è un posto dove disegno, creo, produco, perché penso che ogni idea prenda forma nei contesti più incredibili e nei momenti più impensati. Ogni laboratorio con la sua storia, i suoi maestri, le sue esperienze sa plasmare e dar vita a forme sempre nuove ed originali.
Una mente vulcanica ed imprevedibile come la tua cosa sogna per il futuro?
Sono e mi sento una designer, una creativa, nella mia essenza più intima e profonda. Come tale, la mia missione è quella di pensare e realizzare nuove idee. In un certo senso, sono un’imprenditrice. Ho già molti progetti nella mia testa, alcuni di questi sono in fase di costruzione…ma lo scopo vero della mia vita è quello di restaurare l’atelier nel cortile di mia nonna, lì dove è cominciato tutto, e costruirvi finalmente uno spazio tutto mio per il mio laboratorio. Vorrei sempre attribuire un risvolto socialmente utile alle mie produzioni, in modo tale da poter tendere la mano e offrire il mio piccolo contributo ai bambini più bisognosi e alle donne vittime di abusi.